Diciamolo con franchezza: l’intervento del presidente argentino Javier Milei al Forum di Davos è stato un oltraggio all’evidenza scientifica della storia ed è stato costellato di ideologia e pregiudizi. Nonostante abbia affermato che quanto ha detto era una conseguenza di «evidenza empirica indiscutibile», la verità è che ha fatto dichiarazioni fuori dal giusto contesto storico e senza giustificazioni di alcun tipo. Alcune delle sue affermazioni devono aver fatto arrossire i presenti, come quando ha detto che nel 1860 l’Argentina adottò «il modello della libertà» e divenne «la prima potenza mondiale» in appena 35 anni. Poi ha aggiunto che, a partire dal 1800 e grazie all’iniziativa privata della libera impresa, si è verificata un’esplosione di ricchezza che ha fatto uscire dalla povertà il 90% della popolazione mondiale.Tralasciando l’avventatezza di ridurre «la popolazione mondiale» a quella che in realtà si riferisce all’Europa, e che buona parte di quella crescita è stata ottenuta grazie a nuove forme di sfruttamento e di schiavitù, la verità è che all’inizio della rivoluzione industriale e dell’espansione globale del capitalismo c’è un attore che finanzia, difende ed espande questo modello capitalista: il moderno Stato-nazione. E questo è facile da provare: le grandi potenze e la loro azione statale sono stati gli attori fondamentali nell’espansione del capitalismo grazie agli ingenti investimenti che l’iniziativa privata non poteva effettuare; per la protezione che i principali Stati fecero delle loro industrie attraverso tasse e tariffe doganali, e per la mobilitazione della potenza militare usata per garantire lo sfruttamento e la distribuzione delle risorse e dei beni.
Milei ha inoltre affermato che «grazie al capitalismo della libera impresa oggi il mondo è nel suo momento migliore» e ha aggiunto che in virtù di questo sistema «il mondo oggi è più libero, più ricco e più pacifico». Diciamo qualcosa su questo mondo apparentemente pacifico: anche in questo caso l’evidenza empirica mostra proprio il contrario. È sufficiente rivedere qualsiasi statistica sulla storia delle guerre per verificare che, con l’avanzare del capitalismo, la concorrenza per le risorse tra gli attori aumenta necessariamente e ciò spinge a far crescere gli investimenti per la sicurezza. E la prova qui è incontrovertibile: più competizione per le risorse (come è tipico del capitalismo) più guerre. Ciò avviene perché si genera una dinamica strutturale nella quale un attore cerca sempre di avere più potere degli altri; e poiché il potere è sempre dinamico, tutti cercano di essere al vertice della piramide internazionale in ogni segmento della competizione, compresa l’economia: la ricerca di appropriazione delle risorse genera più conflitti.
Ma il presidente argentino ha fatto anche affermazioni che potrebbero suonare innocenti: «il mercato è un meccanismo di cooperazione sociale in cui lo scambio è volontario. Pertanto, data questa definizione, il fallimento del mercato è un ossimoro. Il mercato non può sbagliare». Sembra che per lui non esistano dumping, né monopoli, né oligopoli e nessun’altra possibile stortura nei rapporti tra domanda e offerta. Potremmo essere maliziosi e ricordare a Milei che il principale attore dell’attuale capitalismo è la Cina, cioè uno Stato socialista, cosa che lui non si è preoccupato di analizzare perché nel suo pensiero manicheo ciò sarebbe impossibile.
Altra cosa: per Milei non condividere le sue idee significa essere collettivista. O qualcosa del genere, visto che senza fornire troppi dettagli ha messo tutti nello stesso sacco (cioè tutti coloro che non sono libertari come lui): «comunisti, socialisti, socialdemocratici, democristiani, neokeynesiani, progressisti, populisti, nazionalisti e globalisti». A suo dire tutti cospirano per aumentare la povertà e attentare alla libertà individuale. Per lui non c’è ombra di dubbio che il mondo si sta dirigendo verso il collettivismo: «So che a molti può sembrare ridicolo ipotizzare che l’Occidente si stia rivolgendo versi il socialismo». Non avrebbe neppure dovuto sottolinearlo, in effetti sembra molto ridicolo. Al termine del suo discorso, per aiutarci a uscire da questo mondo pericoloso che va verso il comunismo, ha fatto un’affermazione quasi patetica: «Voi siete degli eroi», ha detto agli imprenditori presenti. «E che nessuno vi venga a dire che la vostra ambizione è immorale», ha concluso. E poi si è dichiarato un loro «incrollabile alleato».
L’immagine che Javier Milei ha lasciato al Forum è stata imbarazzante. Sembrava un politico del Terzo Mondo che cerca avidamente l’approvazione dei ricchi del pianeta dicendo loro esattamente quello che pensa che loro vogliano sentirsi dire. Non sembra però aver avuto molto successo: al termine del suo intervento c’è stato un silenzio imbarazzato e ha raccolto solo qualche applauso di cortesia. Ma soprattutto non c’è stato uno solo degli imprenditori presenti che abbia mostrato interesse ad investire nel nostro Paese. Forse Milei ha ragione, anche i capitalisti di Davos sono diventati socialisti. (traduzione di Giorgio Ballario)
* politologo e animatore del centro studi Nomos di Buenos Aires
Non è così, ha mostrato di essere un nazionalista argentino!!! Ha già chiesto le Malvinas !
Milei sbaglia le date. E pure alcuni passaggi fondamentali della storia argentina, Informal Colony del Regno Unito…Ma sullo statalismo che assume connotazioni di volta in volta comuniste, fasciste, naziste (e pure keynesiane o laburiste) ha fondamentalmente ragione. Ovviamente dal punto di vista argentino, dove il sinistrume peronista e marxista (la matrice di destra del primo peronista sfumò rapidamente gia negli anni ’50, quando Perón entro in conflitto con l’Esercito e con la potente Chiesa di allora…) è responsabile di una corruzione gigantesca, di un disordine amministrativo unico, di una enorme carenza di un’accettabile giustizia sociale. La società in effetti è generalmente povera (pur essendo il teritorio argentino ricchissimo), corrotta, i sindacati mafiosi e venduti. Del resto lo sapevamo anche prima di Nolte che fascismo e nazismo sono ideologicamente figli della Rivoluzione d’Ottobre…
Ha ragione Milei. Il libero mercato ha portato il benessere ed ha fatto uscire dalla miseria nazioni che sembravano destinate a perire. Il socialismo ha fallito ovunque ed è portatore di una visione dell’uomo ipocrita (in realtà egoista, perché lascia in eredità alle generazioni future un debito enorme). Occorre diminuire il peso dello Stato, che strangola la persona. La destra, anche radicale, non può che essere libertaria, prefigurando un uomo coraggioso che intraprende e non chiede le elemosina allo Stato stesso. Le tematiche identitarie non sono incompatibili con il libero mercato, anzi.
I padroni devono proprio essere proprio alla frutta se ormai sono costretti a ricorrere ad un “cetto la qualunque” qualsiasi per riproporre di nuovo la solita fuffa liberale 😀
Nel 1921, i figli della rivoluzione d’ottobre, in Italia, hanno fondato il PCd’I senza ostacolo alcuno. Forse qualcuno non vuole ricordare che fu poi messo fuori legge dal fascismo. Le “forzature” ideologiche non cambiano la storia vissuta, con buona pace di Nolte.
Qui in Italia si ha una concezione della destra purtroppo statalista ed assistenzialista, per lo più.
Ha ragione MILEI….comunismo e socialismo sono la fogna dell’occidente e la bandiera dei Democrats e di Biden …guarda caso!!!