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Vedrete, ci saranno delle sorprese. Lo aveva promesso il sindaco Roberto Gualtieri. E sorpresa è stata. La candidatura di Roma all’Expo 2030 non ha racimolato che 17 voti. Mo’ non può certo essere un caso. L’Italia, anzi Roma, aveva messo in campo il meglio che c’aveva da offrire. Da Jannik Sinner fino al mitologico Favino, nella sua ultima e non proprio memorabile presentazione. Hanno scarrozzato Bebe Vio e Sabrina Impacciatore. Chi più ne ha, più ne metta. Riyad, ossia l’Arabia Saudita, ha fatto man bassa di consensi con 119 voti. Persino la derelitta, dai pronostici, Busan ha fatto meglio di Roma. Ventinove voti che salvano la faccia, quella che la Capitale, rigorosamente con la Maiuscola da Ufficio Stampa Istituzionale, ha irrimediabilmente perso.
Ora prenderà la chitarra in mano?
Ora avrà di che frignare, il sindaco fantasma Roberto Gualtieri. Imbraccerà la chitarra e suonerà canzoni di denuncia. Non si può lasciare che siano i soldi a decidere dove si fanno gli eventi, aveva spiegato. Già. Eppure, nonostante le tante prese di coscienza pensose et civili, la Romanella de’ noantri, all’esame del mondo, si sgonfia. Al fascino della Città Eterna (aridaje con le maiuscole) ormai ci credono solo i turisti americani e i gonzi giapponesi che spenniamo e noialtri italiani, se non altro per evitare di specchiarci in ciò che è la tremenda realtà di Roma. Una città bucata e bacata. Senza servizi, senza strade, senza niente. Una periferia della periferia. Senza speranza. In compenso, però, ci sono tanti cinghiali e molta monnezza. Oltre a tanta, tantissima boria trasteverina. La gated community dei Parioli, solcato il cancello, non conta il resto di niente.
Roberto Gualtieri, sindaco fantasma, ha avuto diciassette voti. Diciassette. Un numero che di per sé è la migliore analisi dell’operato, finora, della giunta capitolina: una disgrazia.
Certo che il confronto con Roma, Olimpiade 1960, per non andar più indietro, è impietoso.
Premesso che non credo all’utilità di certe kermesse, non me la prenderei con il Sindaco Gualtieri; i fallimenti di Roma sono stati ‘”incubati” negli ultimi 50 anni con i complici silenzi di una certa stampa.
Anzi sarebbe ira di finirla con altre inutilità tipo capitali della cultura e compagnia cantando.
Il nostro, non da oggi,è un paese fallito