L’Argentina cambia rotta. La netta affermazione dell’ultraliberista Javier Milei al ballottaggio (55,6% contro il 44,3% di Sergio Massa) cancella l’esperienza neoperonista e proietta alla Casa Rosada un uomo che fino a due anni fa era uno sconosciuto outsider che imperversava nei talk show televisivi. Le proporzioni del successo di Milei sono andate al di là delle aspettative, dato che tutti gli istituti di sondaggi prevedevano un testa a testa fino alla fine. Tanto che lo stesso Massa è apparso in televisione per ammettere la sconfitta un’ora prima che il risultato diventasse ufficiale.
Le ragioni dell’ascesa trionfale del candidato “libertario” sono molteplici, a cominciare dal fallimento della politica economica del governo uscente, schiacciato sotto il peso di un’inflazione che ha raggiunto il 140% annuo. E Massa, che dell’esecutivo neoperonista è stato ministro dell’Economia, ha pagato il disastro in prima persona. Ma dal punto di vista tattico il vero motivo della vittoria di La Libertad Avanza, la coalizione di Milei, è stato l’apparentamento al ballottaggio con Juntos por el Cambio, la formazione di centrodestra dell’ex presidente Mauricio Macri che ha spostato l’ago della bilancia rispetto al primo turno delle presidenziali, nel quale Massa aveva ottenuto con il 7% in più di Milei. L’appoggio di Macri e Patricia Bullrich, candidata presidenziale sconfitta un mese fa, è stato determinante un po’ dovunque, tanto che il peronismo è rimasto il primo partito soltanto nei suoi “fortini” storici: la provincia di Buenos Aires e alcune province del nord. Altrove Milei è stato travolgente.
Se sia stato un accordo soltanto tattico e non invece una specie di “commissariamento” di Milei da parte della destra più tradizionale, lo si scoprirà presto, non appena il neopresidente annuncerà la compagine di governo e soprattutto il nome del futuro ministro dell’Economia: già circolano nomi dell’entourage di Macri. In ogni caso appare evidente che Macri e Juntos por el Cambio hanno avanzato un’Opa sulla presidenza Milei: nella fase finale della campagna elettorale il candidato libertario ha abbassato i toni e attenuato gli aspetti più dirompenti del proprio programma politico, che, ricordiamo, si nutriva di slogan dinamitardi come «adottiamo il dollaro come moneta nazionale», «diamo fuoco alla Banca Centrale», «libertà totale al possesso di armi», «legalizziamo il commercio di organi», «aboliamo l’istruzione pubblica» e altre amenità di questo genere.
Ora il programma elettorale di Javier Milei, diventato iconico per le foto in cui impugnava una motosega come nei film horror americani, non potrà che annacquarsi. La Libertad Avanza non dispone di una classe dirigente in grado di affrontare la sfida di governare un Paese come l’Argentina e lo stesso Milei, nei confronti televisivi con Massa, al di là degli slogan è apparso incerto e impreparato. Molti analisti ipotizzano una sorta di diarchia con Macri e il suo partito e si interrogano se tale soluzione possa funzionare al governo. Il libertario si insedierà alla Casa Rosada il prossimo 10 dicembre, ma sia lui che Massa hanno chiesto al presidente uscente Alberto Fernandez di accelerare la transizione per evitare di lasciare il Paese allo sbando.
La sconfitta di ieri segna un punto di non ritorno anche per i peronisti, costretti a reinventarsi per l’ennesima volta. Di certo l’esito delle presidenziali rappresenta il declino irreversibile del “kirchnerismo”, cioè il modello di peronismo di sinistra incarnato per decenni da Cristina Fernandez Kirchner, in passato due volte presidente e ancor oggi vice presidente nel governo uscente. Sapendo di esser diventata ingombrante, durante la campagna elettorale Cristina è rimasta dietro le quinte ma neppure la scelta di Massa, un peronista moderato e centrista ma poco carismatico, è stata sufficiente a risalire la china.
@barbadilloit
Da far cascare le braccia (e tutto il resto). Il pessimo peronismo di sinistra sarà forse finito, ma quel che succederà ora con l’inatteso successo di Milei e sorella – che se non son psicopatici poco ci manca – è tutto da vedere. Se, anche solo parzialmente, egli vorrà mantenere fede agli slogan estremisti della campagna la vedo dura per un suo governo. Non ci scommetterei un bajocco che sia ancora in vita tra un anno. Se si lascerà commissariare da Macri e della destra tradizionale (il cui supporto gli è indispensabile in Parlamento) forse durerà, ma annacquando assai le ‘follie’ antipolitiche (distruzione del Banco Central, dolarización e rottura delle relazioni con tutti i Paesi socialisti, a partire da Cina e Brasile!) che gli hanno fatto guadagnare molti consensi, tra il disparato e lo strampalato…. Ieri sera mi son visto in diretta ore di dichiarazioni e commenti su CNN e CRONICAS TV. Preferisco non scrivere null’altro a caldo, essendomi sbagliato clamorosamente, come la gran maggioranza degli osservatori. Ho un po’ la sensazione di vedere un ospedale demenziale dove il chirurgo è pessimo da almeno una cinquantina d’anni e che, per svoltare una volta per tutte, nettamente, il consiglio direttivo dello stesso abbia dato le chiavi della sala operatoria al giardiniere dell’ospedale, che non sa nulla di chirurgia e mdicina, ma che dice di possedere tutte le ricette miracolose e gli interventi giusti! Milei non ha una classe politica dietro di sé (solo show televisivi peggio di Zelensky e cani mastini) , l’Argentina è un Paese molto, molto complicato. L’equazione pare impossibile da risolvere…
Ai primi supermercati saccheggiati come nel tramonto di De la Rua, nel 2001, vedremo la consistenza del motto da stadio tanto amato da Milei: ¡Viva la Libertad, carajo!
Contento per Milei, mi auguro non annacqui il suo anarco-capitalismo, mi piace anche che abbia detto che Bergoglio “è il maligno”. Un vero reazionario. (Ma il compito di rimettere in carreggiata l’Argentina è improbo).
L’anarco-capitalismo è una formula surreale che non può avere alcuna incarnazione politica. Milei non è un reazionario, ma un cialtrone.
Capitalista ed anarchico son termini del tutto antitetici e contrari….