Louis-Ferdinand Céline è tornato. Con tre romanzi inediti, un racconto e stesure differenti di romanzi già pubblicati. Fino alla fine dei suoi giorni, nel luglio del 1961, a 67 anni di età, continuava a denunciare il furto di tre manoscritti, di tre romanzi quasi pronti e di racconti, appunti, stesure varie dall’appartamento di rue Girardon 4, a Montmartre. Appartamento abbandonato in tutta fretta con la moglie Lucette Almanzor e il gatto Bébert per fuggire in Germania prima e Danimarca poi. Quei manoscritti, trovati nei mesi scorsi, sono in corso di stampa da Gallimard in Francia, da Adelphi in Italia.
Come è andata la scomparsa e il ritrovamento? Era giugno del 1944, c’era stato lo sbarco in Normandia, gli Alleati puntavano sulla capitale francese e la Resistenza aveva definito Céline collaborazionista, condannandolo a morte. C’era poco da attendere: lo scrittore abbandonò sul ripiano superiore di un armadio migliaia di pagine manoscritte, in gran parte inedite. I componenti della Resistenza, dopo il 25 agosto, quando il generale De Gaulle dichiarò la liberazione della capitale francese, fece irruzione nelle case dei cosiddetti collaborazionisti facendo giustizia sommaria. Nella casa di Céline non trovarono nessuno ma di certo il metro cubo di carte sull’armadio fu fatto sparire.
Nel 2019, a 107 anni, muore la vedova di Céline, Lucette Almanzor. Dopo pochi mesi un giornalista del quotidiano “Libération”, Jean-Pierre Thibaudat, dichiara di possedere migliaia di pagine scritte da Céline da molti anni, affidategli da un esponente della Resistenza del quale non fa il nome. L’uomo vincolò la consegna all’impegno di non far sapere nulla a nessuno finché non sarebbe morta la vedova di Céline perché non voleva farla arricchire con la pubblicazione dei manoscritti. Così, dopo 15 anni di occultamento degli scritti e 75 dopo il furto, ecco ora una miniera letteraria. Infatti ci sono migliaia di fogli scritti da Céline con Casse-pipe, romanzo ora completo. Un manoscritto parziale di Morte a credito, romanzo pubblicato nel 1936. Oltre 250 pagine scritte a mano per Guerra e un altro manoscritto incompleto di Guignol’s band, pubblicato nel 1944; un racconto lungo, La vecchia disgustosa. E due inediti completi: Londres e La volonté du roi Krogold, circa mille pagine.
In Italia è uscito Guerra per Adelphi, che pubblicherà questi inediti. Si tratta di pagine ambientate nella temperie della guerra, coeve alle scene che aprono il capolavoro dello scrittore, Viaggio al termine della notte fra assalti, esplosioni, obici che vomitavano fuoco, shrapnel che decimavano i soldati francesi. L’immagine che ci offre lo scrittore è di un Ferdinand ventenne che dopo una pioggia di fuoco e schegge d’acciaio sente un rumore continuo nella testa finché non perde conoscenza. Quando riprende i sensi, con il volto nel fango, il giovane non pensa che a mettersi in salvo. Si guarda intorno e vede un paesaggio lunare: cavalli squartati, cadaveri di soldati sventrati e riversi in pozze di sangue e sente rimbombi lontani di cannoni. Ha un avambraccio fratturato da uno shrapnel, una ferita alla testa e un ronzio all’orecchio. E’ il 1914, a Ypres, il giovane Céline capisce che è l’unico rimasto vivo della sua pattuglia. Cerca di allontanarsi ma è disorientato, sofferente, finché un soldato inglese lo soccorre e lo aiuta a raggiungere un ospedale. Viene ricoverato e operato. Mentre è ricoverato per la convalescenza gli viene concessa una croce di guerra per il coraggio dimostrato sul campo di battaglia di Poelkapelle (Fiandre occidentali) ottenendo anche una pagina dell’”Illustré National” per aver portato gli ordini del Comando a un gruppo distaccato di militari francesi sotto la pioggia di pesanti bombardamenti.
Guerra è il racconto della convalescenza di Céline fino al momento in cui parte per Londra. Il racconto della permanenza in ospedale è in puro stile céliniano: si trova in una corsia dove ci sono masnadieri, soldati feriti, personaggi senza scrupoli e viene affidato alle cure dell’infermiera L’Espinasse, che ai cambi di catetere dispensava carezze sensuali, e al medico Méconille. Céline non si perde d’animo e intreccia una storia a sfondo sessuale con l’infermiera. Non solo: fa amicizia con Bébert, malavitoso parigino, e con sua moglie Angèle che batte il marciapiedi. Nella narrazione si susseguono episodi esilaranti, grotteschi, raccapriccianti. Céline inventa situazioni paradossali, al limite del contraddittorio, accelerando sul registro della sessualità sfrenata. Il libro si chiude con la decisione dello scrittore di partire per Londra.
Guerra è evidentemente una prima stesura non rivista, come faceva Céline, ma c’è tutto Céline e la narrazione, a metà fra invenzione e fatti reali, restituisce la dinamica della petite musique, la tecnica di scrittura dell’autore. Céline in Guerra dice – in merito alla ferita al capo e al ronzio incessante che accompagnava il forte mal di testa – “Mi sono beccato la guerra nella testa. Ce l’ho chiusa nella testa”. Era contrario alla guerra per la devastazione che portava e per la carneficina di uomini che compiva. Ma il suo dovere lo faceva da uomo coraggioso, tanto che gli fu assegnata un’alta decorazione per l’eroismo in battaglia.
*Louis-Ferdinand Céline, Guerra, Adelphi ed., pagg. 156, euro 18,00 (premessa di François Gibault, nota di Pascal Fouché)