Per molto tempo si è creduto che l’origine del Mito era nella poesia e nella fiaba ma il filologo Christian Gottlob Heyne (1729-1812), maestro dei fratelli Schlegel, mise in dubbio questa lettura perché affermava che proprio l’approccio poetico aveva finito per snaturarne il senso e la realtà. Per lui la definizione, secondo ideali precisi, era il lessico utilizzato da uomini in grado di stupirsi davanti alle forme del cosmo. Magari ricorrendo a immagini. Non mancavano correnti che sostenevano che gli Dei sono reali, viventi e sono fra noi (Schelling). Un filologo importante, Walter Friedrich Otto (1874-1958) sosteneva che gli Dei facessero parte del quotidiano ed erano eterni, non invecchiavano e facevano parte della Terra.
Due anni prima di morire, nel 1956, Otto, da filologo e filosofo del paganesimo, dette alle stampe un libro molto particolare, di grande interesse: Teofania (edito da Adelphi) che significa “manifestazione di un dio”. Ma Teofania è da intendersi anche come l’espressione della divinità, l’atto di manifestarsi, come se accadesse, durante una festa quale, a esempio, era la festa di Apollo a Delfi durante la quale si commemorava la nascita di un dio. Otto spiega nel libro che non era stata necessaria una rivelazione come per il Cristianesimo e l’Illuminismo con tutto l’andabaran dell’Enciclopedia e il battage sui diritti dell’uomo. Ma piuttosto come se si trattasse di una cosmogonia (la nascita del mondo), Otto in Teofania parla degli Dei con il senso di un incantamento, perché “si rivelano in quel che si agita nell’intimo degli uomini”. Insomma, se Celso, Proclo e Salustio scrissero varii catechismi e trattati pagani e perciò profondamente religiosi, ciò che in tutto questo risplende è soprattutto il Mito. Il Mito che è al centro della religione, del divino, della narrazione della nascita del mondo. Del resto, come spiegava Mircea Eliade, per definire il Mito, “il mito narra una storia sacra; riferisce un avvenimento che ha avuto luogo nel tempo primordiale, il tempo favoloso delle ‘origini’. In altre parole, il mito narra come, grazie alle gesta degli esseri soprannaturali, una realtà è venuta ad esistenza, sia che si tratti della realtà totale, il cosmo, sia di un solo frammento di realtà: un’isola, una specie vegetale, un comportamento umano, un’istituzione. Il mito quindi è sempre la narrazione di una ‘creazione’: riferisce come una cosa è stata prodotta, come ha cominciato a essere. Il mito parla solo di ciò che è accaduto realmente, di ciò che si è manifestato pienamente. I personaggi dei miti sono Esseri soprannaturali, essi sono conosciuti soprattutto per ciò che hanno fatto nel tempo prestigioso delle ‘origini’. I miti rivelano quindi la loro attività creatrice e svelano la sacralità (o semplicemente la ‘soprannaturalità’) delle loro opere. Insomma, i miti descrivono le diverse , e talvolta drammatiche, irruzioni del sacro (o del ‘soprannaturale’) nel mondo. E’ questa irruzione del sacro che fonda realmente il mondo e che lo fa come è oggi. Anzi, in seguito agli interventi degli Esseri soprannaturali l’uomo si presenta qual è oggi: un essere mortale, sessuato e culturale”. (Eliade, Mito e realtà, pag. 10 – 11, Rusconi ed., 1974).
La pubblicazione di Teofania, che è il lascito di Otto, è un’ottima opportunità per vivere ciò che il filologo indica, affermando che “Gli Dei non sono frutto di invenzioni, elucubrazioni o rappresentazioni, ma possono soltanto essere sperimentati”.
*Walter F. Otto, Teofania, Adelphi ed., pagg. 184, euro 15.00 (a cura di Giampiero Moretti)