
Il 20 marzo 2023 si è tenuto a Mosca un vertice fra Federazione russa e Repubblica popolare cinese. Il dato emerso, al termine dell’incontro, è stato di particolare rilievo: l’impegno condiviso dalle due potenze eurasiatiche di ridisegnare, insieme, l’ordine globale dando luogo a cambiamenti in cui il potere statunitense dovrebbe perdere l’influenza che finora ha avuto in politica estera. L’incontro ha sancito il passaggio dei rapporti fra i due imperi da un semplice partenariato ad alleanza vera e propria.
L’ultimo numero di “Eurasia” (3/2023. L’asse che non vacilla; Edizioni all’Insegna del Veltro, pagg. 207; euro 20), affronta questo tema con analisi approfondite della politica estera della Cina di questi ultimi anni. Il direttore Claudio Mutti, nell’editoriale, offre una disanima puntuale sulla situazione dal punto di vista storico e culturale e pubblica un passo molto indicativo del generale austriaco Heinrich Jordis von Lohausen (1907- 2002), politologo ed esperto di geopolitica: “Fra tutti i subcontinenti dell’Eurasia la Cina occupa la posizione strategica più forte: la triplice copertura delle montagne e dei deserti dell’Asia interiore, la corona delle isole periferiche e la barriera insormontabile della razza, della lingua e della scrittura che si erge contro ogni guerra psicologica delle nazioni bianche(…) la natura l’ha posta vicino all’oceano, le ha dato una posizione decisiva fra l’India e il Giappone, fra la Siberia e il Pacifico, la Cina si persenta come il baricentro naturale, il centro fisso da sempre. Tutte le questioni relative all’equilibrio mondiale trovano risposta a Pechino”.
Secondo questa analisi, sostiene Mutti, la Cina sembra in procinto di riacquisire il ruolo assiale (data la forza e l’equilibrio, appunto da “asse che non vacilla”), centrale, data la posizione geografica e un’esperienza storica di 5mila anni. Tutto rappresenta una minaccia per gli Usa anche alla luce degli ottimi rapporti della Cina con la Russia e con l’Iran. Attraverso i pareri di politologi ed esperti di geopolitica Mutti analizza la tesi Usa della “coprosperità”, condizione di benessere che sarebbe passata dal Giappone alla Cina che, in prospettiva, potrebbe divenire una minaccia per gli Usa una volta fagocitati nella propria area d’influenza economica i paesi del Sud Est asiatico, Giappone e Australia compresi.
Il fascicolo ha un dossario interessante sulla Cina sulle posizioni di Xi Jinping e Putin contro gli Usa, l’analisi della nuova via della Seta, la questione di Taiwan, i rapporti fra Cina e Iran, l’alleanza fra Cina e Turchia e la sfida in Africa fra Cina e Usa, l’intesa fra Cina e America latina, la tecnologia cinese e la nuova diplomazia culturale cinese. Nei “Documenti” sono pubblicati saggi di Lelio Basso e Jean Thiriart. Chiudono il fascicolo le consuete rubriche di interviste e recensioni.
*“Eurasia” 3/2023. L’asse che non vacilla; Edizioni all’Insegna del Veltro, pagg. 207; euro 20