La vittoria di Carlos Sainz nell’ultimo Gran Premio di Singapore ha riacceso, in Ferrari come tra gli appassionati, entusiasmi che da troppo tempo sembravano sopiti.
Con il Gran Premio del Giappone alle porte, tanti dibattiti che avrebbero avuto dignità di essere dialetticamente approfonditi, non avranno invece il tempo che meriterebbero; fortunatamente, la stessa dinamica si verificherà anche per le speculazioni e le illazioni che sempre più spesso ruotano intorno al ‘mondo Ferrari’.
A questo punto, è fondamentale rendere merito al primo successo del Cavallino in Formula 1 dopo più di un anno.
Renderne merito significa, innanzitutto, riconoscere l’abilità, la bravura e la freddezza di Sainz ma pure ridefinire il quadro all’interno del quale l’iberico si è messo in luce.
Singapore, una pista particolare
Il percorso cittadino di Singapore (la versione modificata e più veloce del 2023 non è un’eccezione) è un circuito piuttosto tortuoso, stretto, con alcuni allunghi inframmezzati da curve strette, lente e da chicane.
In generale, per essere competitive, le vetture devono avere una ottima direzionalità, un anteriore preciso che dia ai piloti un’efficace guidabilità nei cambi di direzione e una grande trazione in uscita dalle curve.
Ecco, a Marina Bay, Leclerc ha spesso sofferto di sottosterzo; in gara, a causa di una prima sosta lunga, il numero 16 si è ritrovato tagliato fuori dalla lotta per il podio.
Non così Sainz che – già autore della pole position – ha potuto librarsi, giro dopo giro, arrivando al successo in volata, davanti a Lando Norris e Lewis Hamilton.
Un finale da brividi
Sainz – sia sulle medie, che sulle Hard del secondo stint – è stato abile ad amministrare le gomme, tenendosi in tasca circa un secondo sul passo e girando senza mai strafare.
Ciononostante, la seconda sosta delle Mercedes durante la Virtual Safety Car ha rischiato di riscrivere il Gran Premio: George Russell e Lewis Hamilton – su gomma media nuova dalla fine del giro 44 – hanno recuperato sino a riportarsi sui battistrada Sainz e Norris.
Le tornate conclusive sono state davvero al limite: con Norris, Russell e Hamilton nello scarico, Sainz ha sfruttato al meglio la poca voglia di rischiare del pilota della McLaren.
Come ammesso da lui stesso nel dopo gara, il classe 1999 non aveva alcuna intenzione di gettare alle ortiche il podio, preferendo proteggere la seconda posizione piuttosto che attaccare la Ferrari.
Il ‘gioiello’, Sainz lo ha cesellato nel mantenere la McLaren sotto al secondo di distacco – in una sorta di elastico – cosicché Norris potesse aprire il DRS e tutelarsi a sua volta dagli affondi delle Mercedes.
Un perfetto alleato, quindi, che ha contribuito indirettamente alla sua vittoria.
Lo spagnolo ha impersonificato il ruolo dell’autore dell’impresa titanica, quasi arrivato allo stremo nella guida di un mezzo che non era certamente il migliore in pista.
La Ferrari è sempre molto discussa
È un concetto, quello riassumibile – non senza una certa retorica – nell’assunto del “vincere stringendo i denti e soffrendo fino alla fine” che nella Formula 1 contemporanea, ipertecnologica, contingentata e tattica, trova sempre meno spazio.
Dopodiché, si è discusso, più che legittimamente, sulla scelta di “usare” Charles Leclerc a mo’ di stopper, facendolo partire sulla mescola più morbida e impostando la sua gara in funzione della difesa di Sainz.
Da mesi, ormai, si parla di presunti favoritismi o complotti, ora verso Sainz, ora verso Leclerc; non si contano, poi, i fiumi d’inchiostro stesi (e spesi) per spiegarci dell’egoismo di Sainz, dell’ingegno della prima guida Leclerc o che forse, a conti fatti, prima di tutto ci deve essere la Ferrari.
Anche queste dissertazioni, però, sono il frutto di conversazioni piuttosto futili: tra Sainz e Leclerc – in termini di talento puro e velocità assoluta – non c’è quasi paragone.
Il monegasco – e i risultati in qualifica, sul giro secco, stanno lì a dimostrarlo – è davvero fortissimo.
Non saranno certo i singoli episodi o i singoli Gran Premi, financo né le stagioni in sé a riscrivere la storia o a ridefinire dei valori in campo che pendono indiscutibilmente a favore del monegasco
Tuttavia, a proposito del singolo evento – e lo si vede al cospetto di macchine nervose più difficili da guidare e settare – l’intelligenza tattica e la sopraffina capacità nella messa a punto possono dare certamente una mano allo spagnolo.
La SF-23, vettura nata male, nonostante un motore di primo livello (probabilmente il migliore del lotto) e i tantissimi aggiornamenti portati in pista, continua ad avere una infinità di problemi; su tutti, l’incapacità cronica di far lavorare gli pneumatici nella corretta finestra di esercizio.
Una pecca che si traduce in un consumo elevato e nel loro degrado repentino.
Nella misura in cui queste siano le condizioni di base, Sainz è riuscito in alcune gare – da passista qual è e attraverso la sua intelligenza tattica – a trarre il massimo profitto dalla macchina, alle volte accontentandosi di un piazzamento.
Anche nel suo caso, però, non sono mancati gli svarioni: grave, in questo senso, lo speronamento nei confronti di Fernando Alonso a Melbourne che è costato al Ferrarista un quarto posto.
La stagione 2023, salvo pochi acuti (Leclerc a Baku e a Spielberg, essenzialmente e Monza), è stata fin qui piuttosto insoddisfacente per la Ferrari, quindi è anche normale che fin tanto che a Maranello non si giocheranno il Mondiale, i due piloti potrebbero competere quasi alla pari.
Se non altro, eventuali precedenze (anche nelle strategie) verrebbero pure accordate, ma solo in base ai risultati e alle simulazioni delle prove e ai tempi delle qualifiche.
Insomma, è inutile continuare a ricamare di fronte alle evidenze della pista.
Scenari possibili e auspicabili
Ciò che però è auspicabile – almeno finché la Ferrari non tornerà stabilmente ai vertici della Formula 1 – è che ogni singolo successo venga preso per quello che è, senza trionfalismi e sensazionalismi, né riduzionismi, che alla fine offuscano l’importanza di una Gran Premio primeggiato.
Vincere – e vincere riuscendo ad emozionare è ancora più complesso – è il migliore modo per supportare l’ennesima ricostruzione pianificata in Ferrari, con l’auspicio che il Cavallino torni al più presto dove gli compete.
Intanto, però, primeggiare dando al successo il giusto valore, nella sua unicità, incastonandolo nella memoria degli appassionati – senza appesantirlo di altri significati o supposizioni – è ancora più bello.
Ecco, il Gran Premio di Singapore 2023 è già entrato di diritto nella storia recente della Formula 1: questo basta e avanza per celebrarlo e ricordarlo negli anni a venire.