Si erano lasciati l’anno scorso “senza paura” rispetto a un Paese traumatizzato dallo spread. Si ritrovano quest’anno pronti a combattere la “terza guerra” che ha investito l’Europa: quella tra i popoli e la finanza. Un anno dopo ne sono accadute di cose all’interno del mondo occidentale e della destra italiana in particolare. La sovranità, in Italia come altrove, è sempre più messa in discussione: e lo stesso conflitto siriano rilancia il tema drammatico dell’autodeterminazione. Non c’è più, poi, il partito unico di centrodestra: anzi, sotto questo “cielo” la confusione è tanta. Ma rispetto a una situazione così intricata Atreju – con la tutta sua carica simbolica – c’è. «Una delle poche cose rimasta indenne di quel mondo che proviene da Alleanza nazionale», ha spiegato non a caso Giorgia Meloni che ha presentato oggi il programma della sedicesima edizione della festa che nasce come happening della destra giovanile ma che ha saputo diventare il momento che apre di fatto la stagione politica. Un appuntamento che – come ha rilanciato Marco Perissa, responsabile dell’evento – rappresenta un «punto di riferimento certo» per tutto un ambiente scosso da un anno complicato per tutta la destra italiana, ma anche la dimostrazione che «c’è una generazione pronta a sostenere i popoli contro lo strapotere della finanza».
Atreju 2013, insomma, nasce con le ambizioni proporzionate alla grande necessità di politica che si riaffaccia. E se, come tema portante, vi è quello del conflitto tutto post-moderno tra i mercati autoreferenziali e le democrazie, è altrettanto chiaro come i temi della politica europea ed interna entreranno prepotentemente nella cinque giorni romana che partirà mercoledì 11 per concludersi domenica mattina con un’assemblea su quella “cosa vera” (ricalibrando un’infelice semplificazione giornalistica sul nuovo soggetto della destra italiana) che si candida a rappresentare «una fase ulteriore del nostro progetto politico», come ha preannunciato Meloni stessa.
Sia sotto forma di dibattito che come dei veri e propri “processi” ad Atreju si parlerà di Europa, finanza, famiglia, del caso dei marò e – come abbiamo detto – del futuro del centrodestra. Tra gli ospiti internazionali ci sarà Marine Le Pen che “testimonierà”, appunto, al processo contro l’Europa burocratica. Il leader del Front National francese – che ha saputo integrare alle tematiche “classiche” su immigrazione e sicurezza, elementi innovativi come la critica alle politiche antisociali di Hollande e l’attenzione a un’Europa che guardi più a Est – siederà a confronto con Marcello Veneziani, Giulio Tremonti e Joseph Daul (presidente del gruppo Ppe al parlamento europeo). Pirotecnico si candida a essere il confronto tra Marco Travaglio e Filippo Facci sul tema della giustizia (dove è invitato anche l’ex premier Silvio Berlusconi). Così come si preannuncia vivace l’incontro sulla finanza, che vedrà come “difensore” Oscar Giannino. Stesso discorso anche per l’incontro sulla famiglia, con l’intervento dei rappresentanti italiani di “La manif pour tous”, la campagna nata in Francia contro la legge Taubira.
Tra gli appuntamenti, vi sarà quello tematico sull’economia (prevista la presenza del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni) e quello sulle riforme istituzionali. Molto atteso, poi, è l’arrivo di Flavio Tosi, sindaco di Verona, che ha lanciato la propria candidatura alle primarie del centrodestra. Un elemento di dinamicità che a destra viene salutato con favore da parte della stessa Meloni che ha voluto quest’incontro proprio per testimoniare come il tema della selezione della classe dirigente e il ricambio generazionale rappresentino gli ingredienti con i quali, da Atreju, si vuole ridisegnare il perimetro del nuovo centrodestra.
Evento nell’evento sarà l’incontro serale con Giovanni Lindo Ferretti, l’ex leader dei Cccp e icona inquieta della cultura italiana indipendente. Si fa sentire, invece, un’assenza: quella di Cécile Kyenge. Il ministro per l’Integrazione – all’ultimo momento – ha declinato l’invito di Atreju per presenziare a un evento dell’Onu. Motivazione che non convince gli organizzatori. E che segna, di certo, un punto a sfavore da parte di un ministro che non si confronterà con una platea da sempre attenta, di certo critica con le uscite radicali del ministro ma sempre educata con gli ospiti: «Non discuto la buona fede del ministro – ha spiegato il capogruppo di Fratelli d’Italia – ma non vorrei temesse il confronto sul tema della cittadinanza e dell’immigrazione». Sarebbe stato di certo un dibattito vivace, magari utile per lo stesso ministro. Ma, per fortuna, non era candidato a essere l’unico.