Sono abbastanza persuaso che avesse ragione Junger, immaginando, ne “Al Muro del Tempo”, che la fine della nostra epoca avrebbe coinciso con l’inizio del ritorno dell’Età dell’Oro, laddove sarebbe stato nuovamente difficile distinguere Uomini e Dei, Tecnica e Magia. Ci è infatti dato aspirare a comprendere ritmi e messaggi, simboli e stagioni, persino cogliere la Verità della Via, non certo il dispiegarsi preciso di essa. In fondo non sarebbe così assurdo, fra migliaia di anni, rivivere le guerre stellari della Bhagavadgītā, mentre il Dio istruisce nuovamente Arjuna fra armi nucleari e propulsioni intergalattiche. Ciò che non sapremo, per ragioni di tempo, è se l’intuizione quantistica rappresenti davvero la connessione fra materia e idea platonica.
Per questo motivo ciò che servirebbe, hic et nunc, è una filosofia nuovamente totale; non pezzi di strada. Non singole motivazioni. Il conservatorismo oggi trionfante, quello dalla tradizione giudaico-cristiana, per dirla con Roger Scruton, che rimette l’Uomo al centro del creato, è un pezzetto di intuizione ormai priva di forza.
Quale uomo? Quali gradazioni di uomo? Quali gerarchie qualitative questo Uomo proprietario del creato starebbe creando per meritarsi il suo vasto possedimento senza distruggerlo, impoverirlo, annichilirlo? Avendo egli come prassi di sé, come riflesso desertico di sé, solo il libero mercato. Molto più potenti e profonde, le parole del Alain de Benoist sacerdote pagano, mettevano sin dagli anni novanta in guardia contro l’incoerenza ontologica fra capitale e valori, fra mercato e sapienza. L’uomo del nulla non si salva mettendosi al centro del nulla.
Per contro, le stesse accelerazioni titaniche, che in modo vitalistico e brillante, riaccendono il fuoco vulcanico di Locchi e Faye, vedono un pezzo, speculare a quello conservatore, di certo più utile e fascinoso; ma pur sempre un pezzo. Senza l’Ercole iniziatico, senza la sua fatica perenne ordinata secondo il volere del Dio, senza la sua determinazione virile e romana nel distruggere il femminile materiale e fecondare il proprio femmineo, la Tecnica continuerà ad essere la condanna del vaso di Pandora di Epimeteo.
Necessitiamo al ritorno di una sapienza completa, come auspicava Guido De Giorgio, per tornare a vedere oltre il materiale; la fine del Kali-Yuga, è quindi, la fine di uno stato alchemico dell’anima, ed il passaggio ad uno successivo. L’Intelligenza Artificiale potrebbe essere un nuovo elemento chimico nel processo di solve et coagula solo se l’Uomo tornerà non al centro di un fantomatico giardino di proprietà, ma Sacerdote e ponte fra Mondi.
L’AI ed i suoi immani investimenti non faranno parte di un tutto.
Molto probabilmente saranno il tutto a cui l uomo massa dovrà soggiacere accontentandosi di redditi di cittadinanza
Incolmabile il gap tra l’ uomo monade senza nessuna ancora ideale ( accademia distinguere il giudaico cristianesimo dal paganesimo ) e la immanente dittatura tecno finanziaria che vorrà rientrare degli investimenti dedicati allo sviluppo della AI
Impossibile anche perché abbiamo rinunciato all’ esercizio della più nobile delle arti: la politica
2 esempi di casa nostra dell’ ultimo mese difficilmente possono essere letti diversamente
La retromarcia del Governo sulla tassazione degli extra profitti finanziari e sul tetto alle tariffe aeree gestite da un algoritmo
Banche e Rayanair hanno messo subito a cuccia la politica
Il resto è esercizio intellettuale senza grosso futuro
Bisogna cavalcare la tigre, lamentarsi non serve a nulla.