Proseguendo con la iniziativa lanciata da Barbadillo.it in occasione del Giorno del Ricordo lo scorso 10 febbraio, È tempo che l’Italia abbia un Senatore a vita per gli esuli istriano-dalmati e fiumani, abbiamo interpellato il cavalier Renzo Codarin, presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
Presidente Codarin, ci descrive l’Associazione da lei presieduta?
“L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia è la più antica sigla associativa nel panorama della diaspora adriatica. Sorta subito dopo la Seconda Guerra Mondiale come Associazione Nazionale Venezia Giulia e Zara, svolse prima di tutto opera di assistenza alledecine di migliaia di istriani, fiumani e dalmati sparpagliati negli oltre 100 Centri Raccolta Profughisorti in tutta Italia, isole comprese. Si trattava di una divisione caotica e legata alle contingenze del momento, che spezzava legami famigliari e di amicizie, quindi l’associazione nacque non solo per fornire assistenza legale e fungere da interlocutore per le istituzioni, ma anche per mantenere coesa una comunità, raccogliere la testimonianza delle tragedie vissute in prima persona e tramandare alle nuove generazioni tradizioni e abitudini dell’italianità adriatica. Il giornale Difesa Adriaticarappresentò non solo la voce dell’associazione, ma costituì anche una testata che raccontava la cronaca dei vari campi profughi e le tappe della nascita dei borghi giuliano-dalmati: uno spaccato significativo dell’Italia negli anni della ricostruzione”.
È tempo che l’Italia abbia un Senatore a vita per gli esuli istriano-dalmati e fiumani?
“L’Anvgd stessa e attraverso l’adesione alla Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati ha buoni rapporti istituzionali ed ha potuto interfacciarsi con il Quirinale anche al di là delle cerimonie istituzionali del Giorno del Ricordo. Abbiamo riscontrato sensibilità nei confronti delle problematiche ancora irrisolte che ci riguardano, perciò riteniamo che ci possa essere attenzione pure di fronte ad una richiesta di questo genere. Attraverso i nostri canali di comunicazione e con il reticolo delle nostre rappresentanze territoriali (oltre 40 comitati provinciali ed una decina di delegazioni) potremo veicolare una campagna informativa adeguata a supporto del nostro dialogo con il Presidente della Repubblica”.
Secondo lei, si frapporranno degli ostacoli alla presente iniziativa e, nel caso, di che natura?
“Siamo consapevoli che nell’opinione pubblica è un’idea che sta già circolando da tempo ed il livello di conoscenza delle vicende del confine orientale italiano è aumentato, per cui l’eventuale nomina non costituirebbe una scelta politica o di parte, potendo essere facilmente contestualizzata nel pieno inserimento delle tragedie delle foibe e dell’esodo nella storia nazionale. All’epoca,la legge 92 del 30 marzo 2004 istitutiva del Giorno del Ricordo fu approvata in maniera bipartisan, ma purtroppo non all’unanimità e ancora oggi in occasione delle manifestazioni del 10 Febbraio c’è qualche voce polemica che potrebbe avere qualcosa da ridire anche in tale circostanza partendo da posizioni ideologiche e pretestuose. L’autorevolezza del Capo dello Stato nel compiere una nomina così fortemente simbolica dovrebbe tuttavia essere garanzia di una serena accettazione da parte di tutto l’arco parlamentare”.
Fermo restando il coinvolgimento delle Associazioni degli esuli, a suo parere in che modo dovrebbe essere individuata una rosa di nomi, o indicato anche un solo nome da portare all’attenzione del Capo dello Stato?
“FederEsuli è organo rappresentativo e di coordinamento fra le nostre sigle, nonché interlocutore istituzionale e quindi riunendo il consiglio federale potrà poi scaturire una proposta concreta ed unitaria da formalizzare agli uffici della Presidenza della Repubblica. Io personalmente guarderei con favore al Prof. Avv. Giuseppe de Vergottini, attuale Presidente di FederEsuli nonché insigne costituzionalista, oppure a Diana Bracco, imprenditrice di successo legata alle radici istriane della sua famiglia. Alcune forze politiche hanno più volte sollevato la richiesta di un Senatore a vita rappresentativo del popolo dell’Esodo e le ringraziamo per l’attenzione che hanno dimostrato, ma non è opportuno dare l’impressione di voler forzare la mano al Presidente della Repubblica in una scelta che è di sua esclusiva competenza”.
Il prossimo 10 febbraio, Giorno del Ricordo, si spera dunque che l’Italia abbia finalmente un senatore a vita espressione degli esuli istriano-dalmati e fiumani?
“Il prossimo 10 Febbraio cadrà nell’anno in cui ricorrerà il ventennale dell’istituzione del Giorno del Ricordo e sarebbe significativa se ci fosse la designazione di un Senatore a vita rappresentativo del nostro ambiente, ma sapremo attendere il momento in cui ci saranno i presupposti formali e procedurali affinché il Capo dello Stato possa procedere in tal senso”.
I Senatori vitalizi vanno ( o almeno, andrebbero) proposti non come rappresentanti di esuli, professioni, fedi ecc., ma in quanto persone di vasta e nota traiettoria, nonchè impeccabile etica. Se non si fanno nomi (anzi, un unico nome) risulta solo un inutile menar il can per l’aja….