Racconto d’estate. Quei bagni notturni dall’esito sempre fascinosamente imprevedibile
Vito trova sempre il modo di non perdere il buonumore. Il suo motteggio, condito di citazioni poetiche e di proverbi, non ha eguali nella comitiva. Perfino le battute più spinte e triviali in bocca a lui diventano amene
– Che afa! Ci fosse almeno un po’ di brezza! – sbottò Tiziana tutta infastidita.
– Già. Non si muove foglia che Vito non voglia – esclamò in tono canzonatorio Vito.
Capelli neri, riccioluti e corti, fronte bassa, occhi castani, baffi folti, Vito è un padovano dal temperamento gaio e irrequieto. Nonostante le contrarietà quotidiane, nonostante “la grande sera” che sembra sovrastare i giovani d’oggi, Vito trova sempre il modo di non perdere il buonumore. Il suo motteggio, condito di citazioni poetiche e di proverbi, non ha eguali nella comitiva. Perfino le battute più spinte e triviali in bocca a lui diventano amene.
– Perché non si va in spiaggia a fare il bagno? Tra un’ora è mezzanotte. – disse Tiziana.
– Chiare, fresche e dolci acque ove pose le bella membra… – soggiunse allusivo il padovano.
Nel frattempo sulla piazzetta gruppi di giovani si davano convegno, sostavano, sciamavano in lungo e largo,formavano capannelli. Nicola, il barista, dietro il banco aveva un gran da fare, sembrava un diavolo infernale tuttofare: ora serviva un gelato, ora una bibita alcolica, ora prendeva il denaro, ora strizzava gli occhi a due brunette con l’aria da faraone.
La vita ferveva. Tutti chiacchieravano, sghignazzavano, si annoiavano. Parlavano del surf, delle ultime conquiste, di costumi da bagno.
– L’altra sera – prese a raccontare con sussiego Vito – stavo con alcuni amici. Dapprima si va a mangiare un’anguria sul molo. Poi si sale in auto e via a zonzo. Dietro siedo con una ragazza di Milano appena conosciuta. Ebbene, non ci credereste, la accarezzo sulle cosce, la sbaciucchio…
– E poi? – chiese incuriosito Damiano.
– Beh, si sa, il naufragar m’è dolce in questo porto – rispose nient’affatto impacciato il padovano, dissacrando il poeta di Recanati.
– Che banalità! – osservò stizzito Giovanni. E indicando la gente sulla piazzetta continuò: – Ma che cosa hanno da dirsi? Blaterano, blaterano senza dirsi nulla. Si amoreggia per noia, per gioco… io credo…
– Ma perché te la prendi? Rassegnati – lo interruppe Damiano, il quale rivolgendosi a noi altri, aggiunse: – Daniela non ne vuole sapere di lui, se ne va con altri e lui subito fa il moralista del piffero.
Giovanni si sentì punto sul vivo e imprecò.
– Su via! – intervenne conciliante Vito. – Avete ragione e torto entrambi. D’accordo, il sesso è il motore del mondo. Ma l’amore, chi sa dirmi cos’è l’amore?
– Andiamo in spiaggia? – chiese per l’ennesima volta Tiziana.
In cinque o sei ci muovemmo. La luna piena inondava con i suoi raggi la spiaggia. Si discernevano abbastanza bene figure e cose.
– Sai? – mi confidò Giovanni – ho avuto una storia con Daniela. Me ne ero innamorato profondamente. Tutto sembrava che andasse per il meglio. Poi, improvvisamente, inaspettatamente, lei ha voluto troncare. Senza un vero perché. Io penso che l’amore sia un sogno, una chimera, solo il deserto è vero…
Tiziana nel frattempo si staccò dal gruppo. D’un tratto si spogliò, raggiunse tutta nuda la battigia e pian piano si calò in mare. Era provocante con i suoi seni ben disegnati il dorso e le natiche che vibravano d’argento ai raggi lunari.
– Diamine! – esclamò Damiano. – Ora mi ci butto pure io.
E di corsa, svestitosi,si tuffò in acqua. Noi altri guardavamo strabiliati quella scena così sottilmente eccitante.
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