- Il momento più bello?… Quel pomeriggio che mi svegliai in un letto d’ospedale…
Guardai Ionica con aria interrogativa. I suoi occhi d’un verde intenso luccicavano tra i capelli rosso ramati tirati all’indietro e il rossetto cremisi delle labbra. Le sue gambe nude e ben tornite risalivano fino alle natiche che un esile slip lasciava affatto scoperte. Nel campo abbandonato muretti a secco sbrecciati, cespugli di rovi, ulivi incolti, stoppie e rifiuti inerti ai bordi della strada sterrata. Una leggera brezza portava l’odore del mare che attenuava la calura. Sapeva d’anguria.
- Avevo varcato la porta dell’ospedale quando persi i sensi. Mi ritrovai in quel letto e prima ancora di aprire gli occhi allungai la mano verso la mia pancia… La voce del medico subito mi rassicurò: “la bambina c’è, non preoccuparti”, sorrisi felice, sì, avevo capito che dovevo tenermela e dopo qualche mese nacque mia figlia…
Per Ionica quello fu il momento decisivo. Viveva in una roulotte in un campo alla periferia di Foggia. Era venuta in Italia dalla Romania con il suo compagno, che dopo aver saputo che era incinta si era dileguato. E i piccoli lavori saltuari ormai non bastavano per vivere.
- E cosa hai fatto allora?
- Sono tornata a casa ed ho lasciato la bambina ai miei parenti. Poi sono venuta qui ed ho cominciato questo mestiere. Ma non ho protettori e divido un locale con un’amica.
- E non hai paura?
- Sì, certo. Per questo lavoro solo di mattina. Mi è capitato pure di essere malmenata. Una volta dovetti andare in ospedale per le botte che presi. Che posso farci? Cerco di stare attenta. Ho imparato a fidarmi di pochissime persone e soltanto di due o tre clienti.
Ionica è un fiume in piena. Mi parla della sua infanzia, del suo carattere battagliero, della sua famiglia contadina. E poi. Della morte prima del padre e poi della madre, e di quella tragica, per una delusione d’amore, del suo amato fratello, che spesso torna nei suoi sogni a rassicurarla. Ha un solo grande desiderio, accumulare un gruzzolo per comprare casa nel suo paese, dove le case costano molto meno che da noi, e viverci con la figlia che ora sta per compiere sedici anni. La vede una sola volta l’anno, quando torna al paese. Nei suoi occhi verdi intravedo le distese verdi e gli ulivi della sua terra. La sua tenace fiducia in un avvenire migliore.
- Nel tuo paese era difficile trovare lavoro?
- Una volta avevo trovato un buon lavoro, andavo a servizio presso una famiglia benestante. La signora all’inizio mi aveva pure messo alla prova, aveva lasciato per caso sul letto dei gioielli, che subito le consegnai, le dissi che in cassaforte erano più al sicuro.
- Si era stabilito tra voi un rapporto di fiducia.
- Sì, e ormai durava da tre anni. Purtroppo, un giorno che dovevo pulire dei tappeti, chiamai mia sorella piccola per farmi aiutare. Le raccomandai di non toccare nulla, era una famiglia perbene. Quando tornammo a casa, lei mi mostrò degli orecchini che aveva trovato in bagno e sottratto. Il giorno dopo la signora mi disse che le dispiaceva, ma non potevo più restare a servizio da lei.
- Peccato, davvero peccato.
Ionica non recrimina, non accusa, accetta con coraggio quel che le riserva il destino. Ha meno di quarant’anni. Non posso fare a meno di guardare il suo bel seno abbronzato che le fuoriesce dalla canotta fucsia e le unghie lunghe smaltate di rosa scuro.
- Sono i tuoi artigli!
- Con queste mi difendo dai malintenzionati.
Ionica sorride e fa con la mano in avanti il gesto del gatto che tira fuori gli artigli. Poi rovista nella borsa capiente in cerca di qualcosa.
- È passata quasi un’ora, mi piace parlare con te. Sono proprio una chiacchierona.
- Ti ascolto volentieri.
- Sai, non succede con tutti che parlo di me.
Tornando in auto, getto uno sguardo distratto al giornale. Nel taglio basso la notizia di Chiara Ferragni col suo panfilo al largo della Sicilia, mentre i boschi dell’isola bruciano. Accendo la radio. Trasmettono una delle tante belle intramontabili canzoni di Battisti. E penso che è vero, che la fossa del leone è ancora realtà, uscirne è impossibile per noi, è uno slogan, falsità.