Il braccio violento della legge, L’esorcista, Vivere e morire a Los Angeles sono film che, anche a chi non va al cinema, impongono il ricordo di William Friedkin (1935), morto ieri a Los Angeles, un mese prima che il suo nuovo film, L’ammutinamento del Caine, sia presentato alla Mostra di Venezia.
Festa di compleanno per l’amico Harold (1971), uno dei primi film di Hollywood con personaggi unicamente omosessuali, significò una rottura degli schemi anche per la “New Hollywood” di allora. Ma con Cruising – nel 1980, epoca pre-Aids – Friedkin raccontava l’altra faccia della gayezza, venendo boicottato dalla stessa lobby alla quale, nove anni prima, era parso friendly.
Ebreo, Friedkin sapeva raccontare con L’esorcista – occultato dietro l’episodio di possessione diabolica – il dramma di due sacerdoti cattolici, che incarnano l’uno la Chiesa del dubbio, l’altro la Chiesa della fede. Il tutto sullo sfondo del quartiere di Georgetown, il più antico di Washington, ovvero del cuore dell’impero protestante-ebraico. Nessun regista cattolico ci ha provato. mentre Friedkin, oltre che bravo nel fare spettacolo, riusciva a mantenere l’imparzialità: si confronti L’esorcista col Codice Da Vinci e con Angeli e demoni di Ron Howard, ambientati in San Pietro e dintorni, cuore del cattolicesimo, che da questi ultimi due film esce malissimo.