
«E lavorano nella noia.
Nulla manca loro
fuorché il nodo divino.
E tutto manca.»
Questi semplici folgoranti versi di Antoine de Saint-Exupery, l’autore del “Piccolo Principe”, documentano come meglio non si potrebbe la situazione dell’uomo d’oggi.
Legati fra loro da un lavoro forsennato e da una infinita catena di bisogni spesso superflui, che le nuove tecnologie anziché ridurre favoriscono, gli uomini finiscono col perdere se stessi.
Si vive per produrre e consumare merci. Si vive di fretta. Tutto sembra risolversi nel breve giro dei nostri desideri spesso convertiti surrettiziamente in diritti. Nessun dovere, nessun limite, nessun Dio.
Sembra che abbiamo tutto, ma in realtà qualcosa ci sfugge. Ed è l’essenziale. La noia, l’insoddisfazione, la vacuità accompagnano allora, per un contrappasso, la fretta demente, la cupidigia torturatrice e il possesso affannoso.
C’è una via d’uscita? Sì, certo. Fermarsi. Fermarsi e magari guardare il blu del mare e del cielo, o respirare l’odore dei giardini e dei campi dopo la pioggia. E lasciare che giungano ancora una volta a noi le incisive parole pronunciate da Gesù sotto il cielo di Galilea, mentre camminava con i discepoli tra i campi dorati di grano accarezzati dalla brezza: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!».
Quei versi sono il simbolo della nostra condizione oggi. Si è smarrito il senso del divino per cui tutto è concesso,solo diritti,niente limiti. Siamo messi male
Da frequentatore del ‘700, dell’Illuminismo e dei libertini ho qualche dubbio che il senso del divino si sia smarrito oggi e non tre secoli fa… Certo le masse, ma anche l’ignoranza e le manipolazioni. Le élites , tranne eccezioni, han smesso di credere da allora…
E quando non si crede più in una cosa (religione, monarchia ecc.) non c’è mai marcia indietro.