Torna sul grande schermo Capitan Harlock con le sue avventure nello Spazio. Il film, a oltre 35 anni dal debutto del manga di Leiji Matsumoto e dell’anime, sarà in 3d e si intitolerà “Harlock: Space pirate”. Il regista è Aramaki Shinji, e l’opera è stata realizzata con le tecniche di avanguardia nell’animazione.
Il Pirata dello Spazio è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia fuori concorso, e gli appassionati potranno vederlo nelle sale italiane dal primo gennaio.
«Harlock nasce dalle storie sulla 2/a guerra Mondiale di mio padre, ma anche dalla voglia di raccontare un pirata, personaggio che mi affascinava. Invece dei sette mari lui naviga nello spazio, mi ha permesso di parlare dei cambiamenti del mondo – spiega Leiji Matsumoto -. È un uomo alla difesa di un pianeta che è invecchiato più del dovuto e rischia la distruzione perché l’uomo ne ha sfruttato le risorse. Quel teschio sulla bandiera di Harlock, per cui oggi inizia un nuovo viaggio, resta un simbolo di libertà. Per questo ho detto sì a film, è una storia che anche le nuove generazioni devono conoscere ».
Nel film Harlock, nel 2977, a bordo, con la sua ciurma, che comprende la misteriosa aliena Mimay, sulla leggendaria Arcadia, nave stellare a forma di gigantesco veliero e con un enorme teschio sulla prua, si presenterà come il nemico più pericoloso della Coalizione Gaia. La Terra, invece, dopo una sanguinaria guerra è diventata un inaccessibile santuario, sul quale nessuno può e deve tornare. Per cercare di fermare il pirata, diretto al pianeta, si infiltra sulla sua nave Logan fratello minore del capo della flotta di Gaia, Ezra. Il ragazzo però presto finisce per fare suoi gli ideali di Harlock. «Il mondo sta affrontando problemi enormi, come la ristagnazione dell’economia, e la forbice tra ricchezza e libertà che si sta allargando. Harlock l’ho immaginato come un simbolo di speranza» dice il regista.
Il creatore del pirata, Matsumoto, ha un messaggio per i più giovani: «con la tecnologia ci avviciniamo sempre di più ai sogni e io ne ho tanti ancora da raccontare. E voglio dire ai più giovani che non c’è niente di cui vergognarsi nel versare lacrime. La cosa di cui vergognarsi è arrendersi».
Scrive Ilaria Simonini, sulla rivista “Storie e Futuro”: Sembra doveroso, parlando di anime e della Seconda guerra mondiale, scorrere l’occhio anche su quanto sia trasformato, in conseguenza ai fatti storici, il concetto di “eroe” delle nuove trame. Se è vero che cambia il concetto del nemico di ogni protagonista d’avventura e riecheggia atteggiamenti militari del Terzo Reich, reiventando il “nemico pubblico”, lo stesso eroe necessariamente si trasforma. Non più un supereroe in stile americano, tutto d’un pezzo, diventa sempre più umano e complesso, tanto da mettere spesso in dubbio la sua integra positività”. La studiosa aggiunge su Harlock: “L’opera di Matsumoto presenta un antieroe che, da qui in poi, sarà sempre più presente nell’animazione giapponese: non solo la tipologia piace perché romanticamente controcorrente, ma perché indica un senso nuovo per combattere, nel rispetto di una nuova moralità, e contro un nuovo nemico, più subdolo perché nascosto e organizzato agli alti vertici della politica mondiale”.
Di Capitan Harlock, molto amato dalla gioventù non conformista e dai ragazzi della destra italiana, ne scrisse Gianfranco de Turris su Il Settimanale, poi anche il periodico Linea, ma la genesi del protagonista è possibile conoscerla dal film del 1982 L’Arcadia della mia giovinezza: come ha spiegato Miska Ruggieri su Libero Capitan Harlock è un discendente di un eroe dell’aviazione tedesca degli anni quaranta e non a casa una delle serie dedicate all’eroe con l’occhio bardato, Harlock Saga, seguiva la traccia delle opere di Richard Wagner.
*Per ulteriori approfondimenti l’articolo di Giovanni Tarantino sul blog L’eminente dignità del provvisorio