Uno scrittore porta sempre la morte in tasca. Ne parla, ci pensa, ne scrive. Può usare l’ironia o meno, filosofeggiare o romanzare, ma se non la tiene con sé non è un granché come scrittore. In queste ore sui giornali e in tivù, lo scrittore russo, Zakhar Prilepin, sembra essersi cercato la morte per eccesso di propaganda. Un gruppo di ucraini ha fatto saltare in aria la sua auto, dalla quale era scesa sua figlia cento metri prima, e ucciso l’uomo che era con lui, Alexander Shubin (27 anni). A me di Prilepin ha sempre colpito il coraggio, poi non condivido molto delle sue idee, ma leggo i suoi libri da anni, e gli riconosco stima, interesse, ispirazione. Alcune sue pagine fischiano, e questo mi basta.
Vite parallele
Potrei scriverci un romanzo su due ragazzi che nascono a pochi mesi di distanza in due parti differenti, diventano scrittori, ma uno racconta lo sport e lo segue e l’altro la guerra e la fa. Uno gioca a calcio e l’altro spara. Uno adesso sta dentro una festa assurda a Napoli e l’altro è stato fatto saltare in area a Pionerskoye, nella regione di Nizhny Novgorod. Ovviamente lui è più convinto di me, ha più sicurezze di me, io sono un disertore e spero che si rimetta e possa abbracciare i suoi 4 figli. E magari guardandoli possa anche pensare che è tempo di andare in Argentina a una partita di calcio e non di cercare vendetta. Ma sto entrando in una mente che non è la mia, sto giudicando, sto facendo l’occidentale che vuole tutto come ha immaginato, come gli raccontano quelli che si sentono giusti. E io non mi sento giusto per niente. Ma dall’altra parte del mondo, parte amplissima, ci sono altre ragioni e arrivo anche a capire chi vuole renderle confine, possedimento, muro. Altra geografia. Non mi appartengono, ma li capisco. Non mi piacciono, ma li comprendo.
Visioni del mondo
«Per favore, mi dica che prima o poi finirà tutto bene».«Benvenuto sulla Terra, giovanotto», gli ho risposto io. «Qui fa un caldo boia d’estate e un freddo cane d’inverno. È un pianeta rotondo, umido e affollato. Bene che vada, Joe, tu hai un centinaio di anni da vivere da queste parti. E di regola io ne conosco una sola: Cazzo, Joe, bisogna essere buoni!».
Bell’Articolo.
Se la smettessimo con la favoletta della povera Ucraina…un parassita internazionale che abbatte tutti i missili russi! (e piazza le bombe agli intellettuali russi en passant)…
Basta col buonismo falso e ipocrita. Il mondo è cattivo, l’umano è generalmente cattivo. Chiedete a de Maistre, Hobbes, Machiavelli…