Caro Direttore,
quando ti ho chiesto di poter interrompere un certo silenzio mi hai risposto che su Barbadillo, spazio di libertà, con garbo, si può scrivere tutto.
Ho apprezzato quella non scontata sottolineatura del garbo, cioè dell’intelligenza e della maturità, perché è esattamente ciò che mi crucciava. Possibile che la nostra destra, quella da cui veniamo, quella critica ed eterodossa, certo minoritaria, ma ricca di spunti e personalità, non avesse proprio nulla di serio, di intelligente, da dire sulla Destra al governo?
Il silenzio di questi mesi stava, a mio giudizio, diventando grottesco. Provo qui, dunque, con garbo, sperando di risultare anche intelligente e maturo, a buttare giù qualche punto, per tutti noi, partendo da una certa esigenza di autonomia.
Ecco, mi viene in mente la vecchia autonomia socialista del Psi, costruita su di un sano equilibrio di pragmatismo e di valori. La sensazione è che il gruppo dirigente di FdI, Premier in testa, abbia ben chiaro il piano valoriale di appartenenza: quello della libertà, della persona, della tradizione dell’uomo europeo ed occidentale. Nella sfida alla costruzione dello Stato Globale, la Destra italiana ha deciso con chiarezza di opporsi a modelli autocratici orientali. Il che, osservando alcuni schemi totalitari di controllo tecnico in via di adattamento, non può che rivelarsi scelta doverosa, di buon senso e per molti di noi culturalmente affine.
Tuttavia si potrebbe obiettare sulla scelta pragmatica dell’applicazione dello stesso piano valoriale: vi sono alcuni aspetti che, se osservati senza la lente ideologica del “liberismo come unico modello possibile”, rivelano un Occidente a guida anglosassone pericolosamente orientato al medesimo schematismo autoritario.
E non mi voglio riferire al nodo militare, in questi anni ed in questi giorni sempre più inquietante; la Nato era presente in Europa e nel nostro paese ben prima che si parlasse, in modo un po’ sgangherato, di sovranismo e globalismo. I rapporti di forza, infatti, non sono mai cambiati grazie ad un editoriale, ad un programma elettorale, e nemmeno con il realismo governativo più raffinato.
Mi riferisco in primis alla distinzione e correlazione fra pubblico e privato: forse il perno delle civiltà classiche prima e compiutamente democratiche poi. Il modello occidentale è, nei fatti, arrivato a confondere definitivamente i due piani, laddove gli Enti a carattere giuridico pubblico, in concreto, vengono controllati e diretti, da statuto o meno, in nome e per conto degli interessi del mercato. Non voglio qui fare un lungo elenco di distorsioni; ma risulta evidente come l’onda ideologica liberista iniziata negli anni ’80, che ha portato alla follia popperiana della “indipendenza dalla politica” di ogni componente regolatrice dell’economia e della vita pubblica, oggi stia degenerando in una prevaricatrice fase reazionaria.
Cito, per cocciutaggine, per affinità coi nostri lettori, come esempio massimo, solo il caso della moneta fiat a vincolo esterno: L’Occidente oggi determina il proprio circolante e i propri tassi di interesse e le proprie aste di debito pubblico, attraverso un sistema monetario de facto privato, e validato da agenzie di rating a loro volta di proprietà privata. Questo modello, che, per estensione ideologica, vale per la Consob, l’Aifa, l’Aid (difesa), ossia per tutti quegli enti pubblici che, con o senza diretto board privato, operano per interesse pubblico in leva di mercato, sta innegabilmente degenerando in una prassi oligarchica che nulla ha a che fare con un sano equilibrio dei poteri.
Ecco, dunque, la domanda legittima: la Destra, finalmente al governo, è cosciente della deriva reazionaria, e in un certo senso, totalitaria del campo valoriale scelto? Può, in questo contesto, sviluppare forme di autonomia all’interno di quel perimetro, con l’intento di ricostruire un sano rapporto fra Pubblico e privato? Non lo chiede il sottoscritto per puro spirito di contraddizione, ma lo chiedono i salari italiani fermi al 1992, un livello di Pil nazionale formalmente uguale a quello prodotto nei primi anni 2000, l’idea della piattaforma turistica (risorsa a scarso valore aggiunto, tipico dei paesi sottosviluppati) come unica prospettiva a “bilancio zero”.
Ce lo domandiamo, con garbo, appunto, consci della sfida epocale a cui una classe dirigente nata con le sue sole forze ha avuto il coraggio di fare fronte: perché se una certa parte di mondo si dice pronta a tirare su un nuovo muro, a combattere per la de-dollarizzazione e la crescita interna, siamo noi davvero pronti a garantire a Londra e Washington un lungo periodo di “adattamento ciclico”, di “decrescita controllata” come è stato il primo trentennale della globalizzazione?
Risposta non scontata che, più volgarmente, racconta di una declinazione non democratica della vita pubblica degli ultimi anni; le bolle elettorali dei più recenti cicli elettorali, il costante calo della partecipazione al voto, testimoniano una sensibilità assai più profonda del popolo italiano rispetto alla degenerazione oligarchica del sistema: un’intelligenza di fondo che, fino ad oggi, ha pienamente accettato le dinamiche di marketing elettorale come compromesso dialettico fra cambiamento auspicato e realismo politico. E’ una linea sottile che, forse, merita appunto uno spazio di autonomia e di discussione nuovamente radicato all’interno dei Partiti stessi, e non più come sola espressione giornalistica da talk show.
Perché, in un certo qual modo, se questa forma di dubbio sulla Destra ed il Mondo, risulterà ai più, degna di nota, da qualche parte si dovrà pur ricominciare.
Buon approccio. Col 29,5 % delle intenzioni di voto di FdI, e poi alleati talvolta infidi come Lega e FI, non puoi fare miracoli e con tutti i condizionamenti dell’Ue, NATO ecc. Specialmente in tempo di guerra… Lasciamo pure perdere il presidenzialismo o semipresidenzialismo che non scalda i cuori di nessuno e cerchiamo di offrire una buona e seria azione di governo. Sapendo che contro le corbellerie politically correct e liberal non c’è molto da fare, purtroppo. Abbiamo, ahimè, un debito enorme addosso, un Paese sempre più deindustrializzato, una popolazione prevalentemente molle e ‘vuota’ di ventenni-trentanni-quarantenni… che si preoccupa di qualche orso del Trentino prima di altre priorità…Io che mi sento descepolo di de Maistre e pessimista circa l’essere umano…. Rileggetevi, chi ancora non l’ha fatto, Il Grande Inquisitore, parte dei Fratelli Karamazov di Dostojevsi… Facciamoci una buona riflessione…