Nella bella Conversano un sabato di aprile. Il sole è un amico. Qui il castello aragonese ha le porte aperte, oltre le quali vi sono tigri, serpenti e sogni dipinti di animali. Sono le scene di un mondo che ritorna più che mai simbolico. Che porta con sé il nome di Antonio Licabue. La sua pittura rimane come uno sguardo perennemente aperto sulle terre del Po, dove i boschi erano selvaggi e il fiume faceva paura; proprio quel fiume che oggi sta scomparendo.
Scopriamo sessanta tele del “pittore matto” mentre una sensazione ci raggiunge; e la vogliamo dire pensando ad Alfredo Cattabiani, cioè: il leopardo, il gallo, i cavalli di Licabue sono essenze che comunicano. Gli occhi dei predatori o i ruggiti – che quasi ci penetrano – animano le opere più significative del pittore. Ideata e prodotta da Arthemisia, a cura di Francesca Villanti, l’esposizione concentra tutte le articolazioni tematiche di Licabue. E si apre con uno spazio in cui gli animali sono interattivi, vivono digitalmente. Continua con tele che dialogano alla presenza di animali impagliati. Così il percorso espone, con completezza critica, la vicenda biografica dell’artista sventurato.
Provano invece a liberarsi dai colori i volti di una ritrattistica tutta primitiva, l’icona di un disagio esistenziale. Nell’animo del visitatore, la mostra lascia gli sguardi degli Autoritratti dell’uomo folle che visse a Gualtieri. Da sempre conosciamo i volti di “Toni al matt”. Il grande naso e la barba incolta. Ma con le sue facce, in mezzo ai campi, in fondo torna l’innocenza, che molte volte è disarmonica; ricordiamolo. Un’innocenza sofferente, muta. L’innocenza di Antonio.
Antonio Licabue – Conversano (Bari)
Polo Museale Castello, dal 25 marzo al 8 ottobre 2023
Info sito WWW. ARTHEMISIA.IT