Makoto Shinkai (Your Name, Weathering with You), classe 1973, ha ormai in Italia un pubblico giovane, immemore della tradizione realista del cinema giapponese, Kitano incuso. Di essa nei film di Makoto Shinkai restano le ambientazioni urbane opprimenti, alle quali si sovrappone un senso del magico che attinge alle tradizioni insulari, inserendovi eventi disastrosi come ricordi e come prospettive incombenti. Più che la memoria delle stragi americane di Hiroshima e Nagasaki, tipico del cinema di fantascienza locale degli anni ’50 e ’60, è l’ossessione di sismi più recenti e l’angoscia per quelli che stanno per scatenarsi.
A fermare il Male in Suzume sono chiamati due adolescenti, a cominciare dalla suddetta, a lungo inconsapevole protagonista. Gli adulti restano sullo sfondo come nei film precedenti di Makoto Shinkai. Gli amori sbocciano – è l’età ed è una convenzione cinematografica – ma senza fiorire ed è questo il vero ancoraggio alla realtà del film I sentimenti restano puri proprio perché sospesi, affidati al destino per avere un domani (se lo avranno).
La vicenda di Suzume – il titolo nipponico è Suzume delle porte (che nel doppiaggio diventano portali) – è quella di una diciassettenne, rimasta orfana tredici anni prima per un maremoto. Liceale, adottata dalla zia, incontra un ragazzo incaricato di vigilare su porte, che sono tali a tutti gli effetti di una casa qualsiasi, salvo permettere alle forze infere di salire in superficie…
La dimensione essenziale del film è però la solitudine dei giovani di provincia in un Paese altamente concorrenziale, nel quale il futuro se lo contendono ben altri giovani.
L’ampiezza del seguito di Shinkai in Italia si spiega con un’identificazione degli adolescenti, tale da renderli immuni dal fastidio suscitato del doppiaggio (i sottotitoli restano un tabù in Italia) di stampo romanesco.
*Suzume di Makoto Shinkai, film di animazione, 122′. Nelle sale da giovedì 27 aprile