L’isola di Gary. Paesaggi di guerra e di pace (edizioni Opera Indomita) a cura di Maria Pia Latorre, prefazione di Sandro Marano
In quest’antologia sono presenti, ciascuno con tre liriche e brevi note biobibliografiche, trentatré poeti, alcuni dei quali già comparsi nel precedente volume “L’isola di Gary”: Annalisa Mercurio, Antonio Rotondo, Cosimo Lamanna, Cosimo Rodia, Daniela Pinassi, David Lamantia, Elisabetta Stragapede, Ezia Di Monte, Federico Preziosi, Gianni Antonio Palumbo, Gianpaolo Mastropasqua, Giuseppe Zilli, Letizia Cobaltini, Loredana Lorusso, Lucia Diomede, Luigi Lafranceschina, Mara Venuto, Maria Curatolo, Maria Pia Latorre, Mariateresa Bari, Maura Picinich, Mauro De Pasquale, Monica Messa, Nicola De Matteo, Onofrio Arpino, Pasqua Sannelli, Paolo Polvani, Raffaello Volpe, Rosa Collella, Rosa Costantino, Vito Davoli, Vittorino Curci, Zaccaria Gallo. Tutti hanno declinato con accenti e modi assai differenti i temi ambientali con particolare riguardo alle devastazioni ambientali che oggi comporta un conflitto bellico.
Dalla Prefazione di Sandro Marano riportiamo l’incipit:
«Gennaio 1991. Prima guerra del Golfo. Cadono bombe su Baghdad, una quantità impressionante, più di quante ne furono lanciate durante la seconda guerra mondiale. Bruciano i pozzi di petrolio, le vittime si contano a decine di migliaia, tra cui donne e bambini, i danni all’ambiente sono incalcolabili. L’Iraq dopo quaranta giorni di bombardamenti è un paese irriconoscibile. L’operazione “Desert storm”, preceduta da un’accorta martellante campagna d’opinione dei comandi militari della NATO, contribuì non solo a gettare le basi delle guerre successive (dalla Serbia all’Iraq), ma ha soprattutto rappresentato uno spartiacque nelle guerre del Novecento, perché data da essa la spettacolarizzazione della guerra: milioni di persone poterono seguire in tv, comodamente sedute, i bombardamenti compiuti dalla coalizione internazionale sotto l’egida degli USA, come se fossero video giochi o fuochi d’artificio, ignorando il dolore e le sofferenze delle vittime e le devastazioni ambientali.
Contro questa barbarie si levò con forza, tra le altre, la voce di un poeta americano, di un ecologista e di un agricoltore, Wendell Berry:
«L’anno inizia in guerra.
Le nostre bombe cadono notte e giorno,
ora dopo ora, con la morte
all’estero placano l’ira,
la follia e l’avidità in patria.
In cima alla nostra vertiginosa torre
cerchiamo di dominare il mondo.
Il nostro odio scende ad ammazzare
Gente che non vediamo,
perché abbiamo ceduto
i nostri occhi a chi è al potere
e alle macchine e ora
siamo ciechi al mondo.
Questo è un paese dove
niente di bello dura.
Calpestiamo, sventriamo e schiantiamo;
la gente abbandona la terra;
la terra scende al mare.
Donne e uomini in gamba muoiono,
case belle e vecchie crollano,
vecchi alberi belli cadono […]»
Versi purtroppo drammaticamente attuali. Ancora una guerra sconvolge la nostra Europa. Ma i poeti non alzano bandiera bianca. Si interrogano, gridano il loro sdegno, cercano di risvegliare le coscienze, piangono sulle sorti dell’uomo del nostro tempo «avido di distruggere, avaro di carità» (Ezra Pound), vogliono, disperatamente vogliono, costruire ponti di pace tra gli uomini e tra gli uomini e la natura».
1991 prima guerra del golfo? No fu la seconda visto che la prima,1980-1988, vide scannarsi Iraq ed Iran con l’Iraq di Saddam armato ed appoggiato dell’occidente per contrastare la dilagante rivoluzione khomeinista. Avendone la coscienza sporca, l’occidente ha occultato quella guerra volutamente per l’atteggiamento vergognoso avuto!