È il veloce tracciato semipermanente di Albert Park, in quel di Melbourne, a ospitare il Gran Premio d’Australia, terzo evento del Campionato di Formula 1 2023.
Il tracciato, ridisegnato in occasione dell’edizione 2022 – nel 2020 e 2021 non si era corso a causa della pandemia – si caratterizza per le elevate punte velocistiche e per un asfalto non molto abrasivo.
In materia di mescole, la Pirelli conferma le scelte dell’Arabia Saudita, portando in Australia la gamma mediana degli pneumatici: nello specifico, le squadre hanno avuto a disposizione le C4 (Soft), le C3 (Medium) e le C2 (Hard).
Le prove libere
I tre giorni in terra australiana si aprono con le FP1, primeggiate da Verstappen, in 1’18”790 (Soft).
Nelle FP2 è Alonso a far segnare il miglior tempo, in 1’18”887 (Soft), siglato prima che arrivasse la pioggia a scompaginare i piani delle scuderie; di Verstappen, è anche il primato nelle FP3 del sabato mattina, con un tempo di 1’17”565 (Soft).
Le qualifiche
Le prove ufficiali si tengono sotto un cielo plumbeo e su un asfalto piuttosto freddo: il primo importante episodio riguarda Sergio Perez che in Q1 s’insabbia alla curva 3, dovendo abbandonare le qualifiche senza nessun tempo valido.
L’altra Red Bull, quella di Max Verstappen, si prende invece tutte le manche: la Q1, in 1’17”384 (Soft), la Q2, in 1’17”056.
Infine, nella conclusiva e decisiva Q3 – impostata sulla base dei tre run finalizzati sempre alla ricerca della prestazione assoluta – l’olandese nel terzo e ultimo tentativo stacca l’1’16”732 (Soft) che gli garantisce la pole position; alle sue spalle, le Mercedes di Russell e Hamilton, con Alonso quarto, poi Sainz, Stroll, Leclerc (rallentato il monegasco da una incomprensione con il muretto che gli aveva annunciato uno scroscio di pioggia come ormai imminente, scroscio in realtà mai avvenuto) e Albon.
La gara
A Melbourne, il giorno della gara, sull’Albert Park splende il sole.
Allo spegnimento delle luci Verstappen fa pattinare gli pneumatici e si lascia sopravanzare subito da Russell all’interno della prima staccata, poi da Hamilton nella successiva (all’interno della terza curva, una delle più lente della pista).
Leclerc si tocca con Stroll nel tentativo di sopravanzarlo in curva 3 e finisce fuori: deve entrare la Safety Car che resta in pista fino al termine del giro 3.
La vettura di sicurezza sarà nuovamente protagonista in seguito all’incidente di Albon (tornata 7), una neutralizzazione che al giro 8 si trasforma – ufficialmente per consentire la pulizia del tracciato – in bandiera rossa, sfruttata dai piloti che ancora non lo avevano fatto per montare le Hard.
Si ricomincia con una partenza dalla griglia: al nuovo spegnimento delle luci, Hamilton, Verstappen, Alonso non perdono posizioni, con Russell in risalita.
L’inglese della Mercedes – scivolato settimo per la sosta effettuata prima della bandiera rossa, come del resto Sainz – sopravanza Hulkenberg e Stroll, issandosi quinto.
Verstappen, intanto, si mette subito alla caccia del primato di Hamilton, sorpassandolo al giro 12 in curva 9, grazie alla scia e al DRS.
Russell non si ferma e al giro 13 passa Gasly ed è quarto, come del resto a muoversi poco dietro è Sainz, che sopravanza Tsunoda, Hulkenberg, Stroll.
Contestualmente termina il Gran Premio di George Russell (giro 18), costretto a parcheggiare la vettura all’uscita dei box per la rottura del motopropulsore; neutralizzazione virtuale di un paio di passaggi e bandiera verde sventolata nuovamente al diciannovesimo passaggio.
La ripresa delle ostilità legittima il recupero di Perez (partito dalla pit lane insieme a Bottas), autore di numerosi affondi e in zona punti dalla tornata 22, grazie al sorpasso su Piastri in curva 9, replicato al giro dopo – nello stesso punto – su Tsunoda.
Sainz non è da meno: al giro 25 l’iberico rompe gli indugi su Gasly, finta all’esterno e si getta all’interno dell’Alpine, prendendosi la quarta piazza del francese alla terza curva.
Dopodiché, andandosi le gomme Hard a degradare, il Gran Premio sembrerebbe delinearsi verso un finale piuttosto lineare, non fosse per gli attacchi finalizzati da Perez su Norris e Hulkenberg, fino a guadagnare la settima piazza.
A sconvolgere la gara, però, ci pensa Magnussen che causa involontariamente un’ennesima Safety Car (giro 55).
Il danese è costretto a parcheggiare la propria Haas in una via di fuga tra la curva 3 e la 4, dopo aver toccato il muro all’esterno della seconda curva con la posteriore destra e aver divelto la sospensione.
Tanti detriti e dunque la neutralizzazione si trasforma presto in bandiera rossa, per una mini-gara finale – una volta effettuato un giro di formazione – della durata di due giri, con i protagonisti a giocarsela sulle gomme Soft.
Tutto questo, nonostante il Gran Premio sia stato praticamente ultimato, con le posizioni definite.
Al nuovo via, Verstappen e Hamilton si confermano nelle prime due posizioni, ma alle loro spalle si scatena la confusione più assoluta.
Sainz tocca Alonso, spedendolo in testacoda e beccandosi in seguito cinque secondi di penalità.
Stroll ne approfitterebbe per ergersi in terza posizione, ma arriva lungo per resistere in pista allo spagnolo della Ferrari alla curva 3; alla prima frenata, inoltre, contatti c’erano stati tra le due Alpine e tra Sargeant e De Vries, tutti ritirati.
Come se non bastasse, oltre all’ennesima bandiera rossa, la Direzione Gara alla fine decide di far ripartire i piloti ‘superstiti’, secondo l’ordine antecedente alla disastrosa ultima ripartenza, per concludere in ‘parata’ il Gran Premio, sulla base dei piazzamenti validi al momento della bandiera rossa, meno i piloti costretti al ritiro.
La bandiera a scacchi saluta la vittoria di Verstappen, davanti a Hamilton e Alonso; Sainz, nonostante la ripartenza finale di fatto non considerata, alla fine si vede lo stesso penalizzato, scalando dalla quarta alla dodicesima posizione.
Ancora più grave la situazione in casa Alpine, nella misura in cui il caos conseguente alla terza partenza di giornata – oltre ai danni per due prototipi gravemente incidentati – ha estromesso i suoi due piloti dalla zona punti: una zona punti, nella quale Gasly aveva corso, nelle posizioni immediatamente successive a quelle da podio, per l’intera gara e nella quale Ocon era tornato a suon di duelli.
Nelle altre posizioni a punti, Stroll, poi Perez, Norris, Hulkenberg, Piastri (ai primi punti in carriera, nella gara di casa), Zhou e Tsunoda; undicesimo Bottas, in una classifica che ha visto sole dodici vetture arrivare fisicamente al traguardo.
McLaren e AlphaTauri hanno così cancellato lo zero dalla classifica dei costruttori e già alla terza gara, tutte le scuderie hanno siglato – con almeno un pilota – un arrivo tra i primi dieci.
Il giro più veloce, con annesso punto bonus, è appannaggio di Perez, siglato in 1’20”235 alla tornata 53.
Per la Formula 1 ci saranno ora tre settimane di pausa, prima di ritrovarsi a Baku per il Gran Premio dell’Azerbaigian.