Le recenti elezioni comunali a Berlino sono state descritte come un grande successo della CDU, che ha visto aumentare i propri voti del 10,2 %, a fronte della sconfitta di tutti gli altri partiti, con l’FDP (- 2,5 %) addirittura sotto la soglia del 5% e quindi fuori dal parlamento cittadino.
Dieter Stein, capo redattore di Junge Freiheit, ha analizzato con lucidità il nuovo quadro politico creatosi nella capitale tedesca.
Questi rileva innanzitutto come nel complesso l’alleanza di sinistra composta da SPD, Verdi e Linke se la sia cavata con danni limitati nelle elezioni ripetute a Berlino: una perdita complessiva di 5,4 punti percentuali, in gran parte a spese dei socialdemocratici. Certo, la vicenda assumerebbe toni farseschi se, nonostante il peggior risultato elettorale mai conseguito, l’SPD entrasse di nuovo a far parte della prossima maggioranza di governo della città.
Ci siamo trovati di fronte al classico “swing”, come lo chiamano i ricercatori elettorali, che ha portato la CDU a guadagnare dieci punti percentuali. Negli ultimi giorni della campagna elettorale, molti elettori hanno evidentemente cambiato scelta abbandonando l’FDP, che si è trovato in una situazione di difficoltà tanto da passare sotto la soglia del 5%, per passare ai cristiano-democratici, che pur si presentavano con un candidato leader decisamente incolore.
Perché tutto questo?
Il disappunto dei berlinesi per le condizioni di degrado della loro città è leggendario quanto la loro disinvoltura nell’accettarle. Ma l’elezione a livello di Terzo Mondo del 2021 aveva evidentemente lasciato il segno. La campagna elettorale ha però subìto un ulteriore colpo di scena e un brusco cambio dei temi di discussione a causa dei disordini di Capodanno, quando una folla violenta dominata da giovani immigrati si è fatta beffe sia della polizia che addirittura dei soccorritori.
La possibilità di governare conta
E così, in una campagna elettorale prevalentemente difensiva, sono bastate occasioni anche minime perché la CDU potesse accentuare il suo profilo di protesta in materia di sicurezza interna e migrazione: la domanda isterica da sinistra sui nomi di battesimo degli autori dei disordini di Capodanno alla Camera dei Deputati e il dibattito sulle dichiarazioni del presidente della CDU Friedrich Merz che ha definito “piccoli pascià” i figli degli immigrati che hanno partecipato ai disordini a Berlino.
A causa di ciò il flusso principale di elettori insoddisfatti si è diretto verso la CDU, e solo in piccola parte verso l’AfD, che, con il 9,1%, è rimasto al di sotto dei valori dell’ultimo sondaggio. Uno dei fattori è che molti elettori vogliono vedere una possibilità di cambio di governo legata al loro voto, che al momento non esiste con l’AfD. Sembra di rivivere in Germania una situazione simile a quella da noi vissuta nella prima repubblica con la retorica del voto utile e del “voto in frigorifero” di andreottiana memoria, la conventio ad excludedum di una forza politica pur legittimata dal voto popolare.
La Cdu farà concessioni alla sinistra
Le elezioni di Berlino sono un buon esempio di come una CDU, libera da responsabilità di governo sia a livello federale che nei rispettivi Länder possa di nuovo attrarre con facilità i voti di protesta “da destra”. Ma la delusione cui andrà incontro questa fascia di elettorale sarà inevitabile, direi quasi programmata.
Le uniche opzioni di coalizione realistiche per i cristiano-democratici sono attualmente con Verdi e la SPD. Quindi, alla fine, il partito continuerà a fare concessioni permanenti alla sinistra, finché si ostinerà a negare un’opzione di centro-destra. La misura in cui si stanno bruciando ulteriori ponti è dimostrata dalla decisione dell’esecutivo della CDU di lunedì di avviare l’espulsione dal partito di Hans-Georg Maaßen, nonostante le molte proteste al suo interno, con accuse di antisemitismo e complottismo, così pretestuose da suscitare solo imbarazzo.
La mancanza di rappresentanza politica del mondo conservatore resta pertanto inalterata, l’AfD dovrebbe solo avanzare e consolidarsi in modo intelligente.
Sull’immigrazione e sul degrado ad essa connesso, nulla o quasi cambierebbe in caso di un governo di destra, locale, regionale o nazionale che sia. Finché le ONG continuano imperterrite, impunite, a sbarcare centinaia di migliaia di immigrati sulle coste del confine sud dell’Europa, senza contare le altre rotte via terra, l’Europa tutta sarà inondata di allogeni clandestini, più di quanto non lo sia già. In Italia, dalla prospettiva di un blocco navale si è passati in un batter d’occhio alla “battaglia” per la ripartizione dei migranti tra i vari paesi UE. Le ONG che trasbordano migranti vanno dichiarate fuorilegge ed i confini esterni sigillati. Tutto il resto è propaganda spicciola, semplice palliativo o peggio ancora collaborazionismo da parte di chi, a parole, sostiene di difendere l’Europa, i suoi popoli, la sua storia e la sua cultura.
Sì, non c’è differenza su questo punto tra il Governo Draghi (e precedenti) ed il Governo Meloni. Del resto col 31% delle intenzioni di voto, urne sempre più deserte, alleati infidi, che cosa puoi fare?