Un lungo viaggio tra storia, letteratura e politica internazionale: “Patria senza mare”, l’ultimo saggio di Marco Valle, è uno strumento prezioso per analizzare il nostro tempo e comprendere quali possano essere le prospettive per realizzare la vocazione internazionale dell’Italia, oltre i legacci dell’Ue e delle relazioni occidentali. Lo sguardo va, secondo l’analista giuliano, volto dunque al Mediterraneo, “mare di mezzo” o “oceano di mezzo”, ma soprattutto luogo nel quale Roma può affermare la sua vocazione universale, culturale ed economica.
Valle, con un lavoro di ricerca storica e sui documenti portentoso, ricostruisce da Omero ai nostri giorni dettagli e eventi storici, personalità e trattati, accordi e guerre. Con una scrittura coinvolgente e citazioni puntuali coglie il filo rosso della connessione tra potere, commercio, identità dinamiche e spazio marino. Non a caso questa prospettiva è presente in decine di riferimenti letterari, perché il mito mediterraneo è connesso con una visione inclusiva dell’italianità.
Per decifrare gli attuali scenari internazionali, “Patria senza mare” presenta tracce da esplorare sia nel rapporto tra l’Italia e il Nord Africa, che non la sponda turca del Mediterraneo: non a caso proprio in Libia si incrociano in un contesto da “gioco delle ombre” gli interlocutori più spinosi, dall’Egitto alla Francia, dalla Russia alla Turchia, passando per la Francia e gli Stati Uniti. E non va dimenticata o sottovalutata la minaccia di diventare il varco (da Tripoli alla Sicilia e per tutto lo Ionio) per una “distruzione identitaria” con le leve di una immigrazione senza regole.
Dai galeoni alle corazzate: il potere nel mare si afferma anche con la cura e il rinnovamento (o potenziamento) della propria flotta. E l’Italia su questo fronte ha eccellenze industriale che potrebbero tornare fiore all’occhiello con l’acciaio prodotto a Taranto e Genova, rilanciando i cantieri navali e un indotto che si fonda su tante eccellenze italiane.
Non si può guardare il Mediterraneo con una postura passiva, ma nemmeno si può cercare di professare una centralità italiana senza investimenti culturali, economici e politici: è questo l’invito che ha come destinatario proprio il nuovo governo e Palazzo Chigi. Il patriottismo italiano, pur in un contesto globale complesso e dalle variabili imprevedibili, si rilancia prendendo le distanze dalla retorica, e affermando una presenza in chiave universale nel Mediterraneo, nuovo centro nevralgico delle rotte energetiche e dei flussi demografici. Conoscere cosa succede ad Algeri, Rabat, Ankara o Beirut – magari dopo aver studiato con le tracce le suggestioni mediterranee presenti nel saggio di Valle – è altrettanto essenziale quanto l’approfondire i dispacci diplomatici che arrivano da Washington o Londra. Solo così si vince la condanna a rimanere colonia o “patria senza mare”.
*”Patria senza mare” di Marco Valle, pp. 542, euro 25, SignsBooks
Per non essere colonia occore diventare una potenza nucleare, non avere più barchette… Qualcosa totalmente impensabile. Gli italiani d’oggi sono rimasti quelli del ‘500: Franza o Spagna pur che se magna… Ed oggi ci illudiamo di mangiare servendo nelle cucine della NATO…Purtroppo è così, inutile prenderci per i fondelli…
La presidente Signora Meloni,ha appena cominciato (alla grande) Diamogli tempo.Non bisogna atteggiarsi dimenticando quale sia la realtà Italiana.
La Svizzera,per esempio,non è una potenza nucleare però è fortissima,non solo perché è armata benissimo ma soprattutto ha formato col tempo gli Svizzeri..Potrei continuare con gli esempi..
Gli svizzeri erano già grandi e valorosi soldati, incorruttibili mercenari, quando gli italiani del tempo (5-6-700) per lo più sapevan solo scappare… Eccezioni poche. Qualche grande capitano come Montecuccoli, Farnese, Eugenio di Savoria (poco di italiano), l’assedio di Torino del 1706 (battaglia vinta soprattutto grazie ai soldati imperiali austriaci e tedeschi), l’Assietta e ben poco altro. Quando Napoleone volle occupare Roma e portare con sé il Papa nessun romano mosse un dito.. E così è fino ad oggi, inutile sognare. La Resistenza è stata tutto un bluff ecc.