In una introvabile intervista su you tube Totò rimpiangeva un tempo perduto in cui educazione, rispetto e bon ton informavano i rapporti interpersonali e fra i sessi. Un tempo in cui sorrisi, strette di mano e cortesia erano la regola. Calato il sipario su quelle preziose memorie, ecco l’oggi:
A proposito del termine cat calling www.merriam-webster.com/dictionary riporta:
“L’atto di gridare commenti molesti e spesso sessualmente allusivi, minacciosi o derisori a qualcuno, pubblicamente. Anche se raramente assisto a fischi o molestie verbali, sono arrivato a capire quanto possa essere avvilente e gravoso per le donne, specialmente quando le parole usate sono rozze, violente o degradanti”( Conor Friedersdorf)
“Coloro che sono favorevoli a rendere illegale il catcalling negli Stati Uniti sostengono che le molestie sessuali dovrebbero essere vietate per strada, così come sono (idealmente) vietate nei luoghi di lavoro e nelle scuole americane.”
Claire Zillman
“L’atto o istanza di esprimere ad alta voce o raucamente disapprovazione (come in un evento sportivo)…non saranno tollerati e nemmeno strilli da parte di giocatori di cricket o operatori sportivi in Australia. E non ci possono essere fischi e commenti taglienti dal campo…”
Peter Roebuck
Dal sito www.studiobassanmichelon.it/
Il fenomeno è conosciuto in italiano col nome di “pappagallismo”, da poco assurto agli onori della cronaca grazie all’intervento di una influencer: Aurora Ramazzotti. Tramite una serie di post su Instagram, Ramazzotti, per prima, ha sollevato un problema che in Italia attende una posizione legislativa, ma che in altri paesi come il Perù, la Francia e molti stati degli Stati Uniti già costituisce reato.”
Per la serie: se ti guardi allo specchio e ti riconosci burino, cafone e rozzo hai alte probabilità che il tuo atteggiamento trascenda nel catcalling.
www.dirittoconsenso.it il 26 maggio 2021 annota: Il termine catcalling si è imposto nella società globale e multimediale negli ultimi anni, identificando un fenomeno radicato nella società da tempo immemore, cioè le molestie sessuali perpetrate verbalmente in strada. Tuttavia, il vocabolo anglofono esiste dal 1660 nella forma cat-call, intendendo il verso che i gatti fanno di notte. Il verbo (to) catcall si attesta invece nel 1735, dove veniva usato per indicare i fischi di disappunto emessi a teatro avverso gli artisti.
La forma catcalling si afferma infine intorno al 1780 con il significato di “lamentoso”. Soltanto nel 2006 l’Oxford English Dictionary aggiunge tra i significati del verbo quello di “commento sfacciato volto a esprimere attrazione sessuale o apprezzamento, fatto tipicamente da un uomo a una passante donna”. Da noi il termine si afferma tra il 2013/2014, ostracizzando il nostrano “pappagallismo”. Infatti, la nostra lessicografia conosceva già una parola per indicare tale condotta. Con pappagallismo si intende: “Comportamento da “pappagalli della strada”, proprio cioè di chi, in modo insistente e grossolano, importuna le donne per la via»; oppure “Comportamento insistentemente impertinente o scorretto verso passanti di sesso femminile”… La crescente rilevanza assunta dal fenomeno del catcalling ha inevitabilmente travolto anche il mondo del diritto. Si discute, infatti, della rilevanza penale del comportamento perpetrato dai cc.dd. catcaller (molestatori), posto che altre Nazioni hanno già provveduto in tal senso. È il caso della Francia, che nell’agosto del 2018 ha approvato il disegno di legge contro le “violenze sessiste e sessuali”, con il quale si è previsto anche una multa fino a 750 euro per le molestie in strada. In Italia, non c’è una norma specifica, tuttavia il codice penale prevede, all’articolo 660 c.p., il reato di “Molestia o disturbo della persona”, il quale recita: “Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a euro 516”.…Una regolamentazione specifica potrà sicuramente essere d’aiuto, ma non potrà di certo cancellare il fenomeno. La vera rivoluzione deve essere di tipo culturale. La società patriarcale tende a sminuire le molestie in strada, definendole complimenti o forme di corteggiamento, ma in realtà in molte circostanze esse diventano dei casi di umiliazione pubblica…Questa circostanza è stata confermata dall’associazione Hollaback! la quale ha realizzato insieme alla Cornwell University un’indagine su scala internazionale. In Italia risulta che il 79% delle donne ha subito una molestia di strada prima dei 17 anni, e il 69% ha confessato di essere stata seguita da uno o più uomini almeno una volta. Molte hanno dichiarato di aver dovuto cambiare spesso percorso e persino modo di vestire. Tutte hanno affermato di percepire ansia e paura. In questo contesto si acuisce il fenomeno della vittimizzazione secondaria, dove è la vittima a sentirsi in errore e non il colpevole”.
Su TGCOM 24 del 9 dicembre leggi: Gran Bretagna, le molestie sessuali in strada diventeranno reato con pene fino a due anni di carcere. ”Ogni donna deve potersi sentire al sicuro”, ha affermato Suella Braverman. Lo ha reso noto il governo in una nota. Come riporta l’emittente televisiva BBC. Il ministro dell’interno ha dichiarato che sosterrà le proposte di modifica della legge sull’ordine pubblico del 1986 per creare un nuovo reato di “molestie sessuali pubbliche”, nella speranza di incoraggiare più persone a denunciare tali episodi alla polizia. “Stiamo mettendo le esigenze delle vittime al centro della nostra decisione, il che significa che i criminali che commettono questi atti dovranno affrontare le conseguenze che meritano. Ogni donna dovrebbe sentirsi al sicuro a camminare per le nostre strade”, ha affermato miss Suella”.
Finiamo con una frase del grande Totò che pare fatta al caso: “Dove l’ignoranza urla l’intelligenza tace, è una questione di stile. Signori si nasce …str..zi pure!” E i Britannici si illudono di educare tutti i maleducati del loro paese sbattendoli per due anni in galera.
Gli Stati che criminalizzano chi per strada fa un complimento a una bella figliola (magari quando è già passata, perché la prospettiva è più interessante) sono gli stessi che hanno autorizzato e spesso finanziato un’immigrazione incontrollata, da Paesi in cui le molestie sessuali, gli approcci non verbali ma fisici, in certi casi le violenze verso le donne sono una consuetudine. Si rischia di doversi pagare un avvocato per aver fatto un complimento a una ragazza mentre le violenze di Capodanno a Colonia, a Milano o in altre città rimangono pressoché impunite. Le femministe più intelligenti (ce ne sono, nonostante quanto pensasse Montanelli, che a un certo punto metteva una didascalia ai suoi controcorrente per spiegarli alle femministe che riteneva carenti di senso dell’humor) lo hanno capito da più di vent’anni: vedi la Fallaci. Le altre no. E in più ci tocca subire persino nel linguaggio giuridico l’ingresso del solito anglicismo, che sostituisce il nostro autarchico “pappagallismo”. Intano la giuridicizzazione di ogni comportamento, come la medicalizzazione di ogni piccolo disturbo, fa ulteriori passi avanti, a spese dei legulei e degli psicologi.
p.s. un brutto vizio degli umani è spesso di lamentarsi di tutto e del suo contrario. Se certe femministe (magari appartenenti a gruppi lesbici) hanno denunciato qualche approccio ricevuto all’ultimo raduno degliAlpini (ma le loro denunce sono state archiviate, perché inconsistenti), ci sono molte “tardone” che si lamentano di essere diventate “invisibili” perché non ricevono complimenti (conosco over60 che rimpiangono i pizzicotti che ricevevano nei bus affollati quando andavano a scuola come Pasolini rimpiangeva le lucciole). Agli uomini non accade lo stesso non perché siano più rassegnati, ma perché sono abituati fin da ragazzi a dover prendere loro l’iniziativa. Una bella fatica e oggi, a quanto pare, un bel rischio (nonché un guadagno per i siti web d’incontri, che prosperano sulla crisi dei rapporti interpersonali).