Thorsten Hinz ha recensito il libro scritto a quattro mani da Ulrike Guérot e Hauke Ritz sulla crisi in Ucraina. Il titolo Ultima partita per l’Europa. Perché è fallito il progetto politico europea e perché così possiamo tornare a sognare”.
Ulrike Guérot, politologa, insegna all’Università di Berlino, E’ stata portavoce della CDU per gli affari esteri, collaboratrice di ministro Schäuble, del presidente della Commissione europea Delors, e membro di molti think-tank europeisti, fondatrice dell’European Democracy Lab.
Il libro è un’interessante testimonianza delle posizioni di quelle forze europeiste che intendono, o perlomeno sperano, di poter sfruttare la crisi nata in Ucraina per far accelerare ancor di più il progetto unificatore dell’Unione Europea, obiettivo il superamento dei singoli Stati nazionali. Forze queste vicine alla CDU tedesca e che ben ci illuminano sul volto del Partiti popolari europei. (Antonio Chimisso)
I politologi Ulrike Guérot e Hauke Ritz denunciano la forte influenza degli Stati Uniti nell’Europa orientale che ha dato l’impulso decisivo per lo scoppio della guerra in Ucraina. Washington non è più un valido custode dei “valori occidentali”. Gli Stati Uniti sono “trasandati nell’attenzione al sociale e sterili culturalmente”.
La politologa Ulrike Guérot ha osato fare quello che era contrario alla logica dominante. e così, come prevedibile, è finita sulla pubblica gogna, insieme a Hauke Ritz, filosofo e profondo conoscitore della Russia, oggetto della sua tesi di dottorato. Hanno infatti scritto un libro che si scontra con la comune vulgata sulla guerra in Ucraina. Riconoscono oggi un’atmosfera simile a quella del 1914: “Ovunque si guardi, vediamo partigianeria eccitata a favore dell’Ucraina, completa demonizzazione del nemico, riduzione di questo ad una persona (Putin), mancanza di contestualizzazione, chiara divisione in bene e male, difesa indignata di responsabilità condivise, categorie morali invece di geostrategia”.
Guérot e Ritz hanno individuato alla base di ciò due elementi tra loro collegati: da una parte la consapevolezza “che l’UE ha fallito come progetto politico, dall’altra l’immagine della Russia, in Occidente è sbagliata o perlomeno inadeguata” Entrambi sono dialetticamente interconnessi: il suo fallimento rende infatti l’UE incapace di adottare una posizione indipend
ente nella guerra in Ucraina e di esercitare un’influenza pacificatrice sul conflitto. Il protrarsi del conflitto rende a sua volta perfetto il fallimento europeo. Il conflitto geopolitico diventa così un gioco senza fine per l’Europa con la prospettiva di degradarsi definitivamente a strumento e massa a disposizione degli USA. E può così essere ignorata l’obiezione che Europa ed Unione Europea non sono la stessa cosa.
Una guerra Usa “per procura”
Quella che i media chiamano costantemente “guerra di aggressione di Putin” è, per Guérot e Ritz, “una guerra americana per procura preparata da tempo“, le cui radici risalgono ai primi anni novanta. I due studiosi Hanno esaminato e consultato libri, saggi e dichiarazioni di leader ideologici e responsabili delle strategie statunitensi; tra questi Zbigniew Brzeziński, George Friedman, Robert Kagan, Charles Krauthamme, Paul Wolfowitz.
Quest’ultimo è stato vicesegretario alla Difesa sotto George W. Bush e con esplicita determinazione voleva “impedire a qualsiasi potenza ostile di dominare una regione le cui risorse, sotto un controllo consolidato, sarebbero sufficienti a generare una potenza globale”.
È pertanto considerato nemico chiunque tenti di creare una potenza paragonabile a quella degli Stati Uniti. E così, mentre gli Stati Uniti hanno immediatamente riconosciuto l’Europa come un potenziale concorrente dopo il 1989, gli europei hanno continuato a coltivare una “mentalità unitaria” sulla cosiddetta comunità di valori occidentale. La strategia di Washington di separare l’Europa dalle risorse russe attraverso un cordone sanitario è rimasta invece ferma senza alcun ripensamento
L’Ucraina vuole essere completamente dipendente dagli Usa
La strategia statunitense aveva previsto “rivoluzioni colorate” e “cambi di regime” nelle ex repubbliche sovietiche. Nel frattempo, nei Paesi dell’Europa centro-orientale, “giovani élite americanizzate legate ad Harvard e Washington” hanno occupato posizioni di vertice nello Stato e nei media, “come ad esempio Radek Sikorski, l’ultimo ministro degli Esteri polacco“, che ha salutato su Twitter l’esplosione dei gasdotti Nord Stream con un “Grazie, USA”
Barack Obama ha elogiato la capacità degli Stati Uniti per essere riuscita a “plasmare l’opinione pubblica mondiale, riuscendo così a isolare completamente la Russia” È stato così ad esempio completamente dimenticato e rimosso l’incendio doloso del palazzo dei sindacati di Odessa nel 2014 da parte dei nazionalisti ucraini, in cui quarantotto russi persero la vita. L’accordo di Minsk, che prevedeva una struttura federale per il Paese con una maggiore autonomia per l’Ucraina orientale, è stato sin da subito sabotato da Washington, perché uno stretto potere centrale di Kiev era ed è necessario per rendere l’Ucraina un’area di dispiegamento militare della NATO. Così, la “guerra di aggressione di Putin” appare soprattutto come un attacco difensivo per sfuggire all’abbraccio della NATO. Il risultato è un’Ucraina pesantemente danneggiata dalla guerra, enormemente indebitata e politicamente completamente dipendente dagli Stati Uniti. I due autori alla luce di ciò si pongono la domanda: “Può l’Europa volere al suo interno uno Stato in condizioni di tale vassallaggio?
Gli Stati Uniti oggi culturalmente al capolinea
Devi essere tu a volerlo! Se nelle relazioni tra gli Stati Uniti e la Germania nascono delle vere difficoltà, gli americani mettono sul tavolo la loro strategia di intelligence, in una parola “o ti adegui a quello vogliamo noi o sei finito”: furono queste le parole con cui nel 2013 Günter Heiß, allora coordinatore delle relazioni tedesco-americane, raccontò e riassunse le sue esperienze con la principale potenza occidentale nel programma televisivo della rete ARD “Beckmann”.
Per Guérot, gli Stati Uniti non possono più essere considerati i custodi dei “valori occidentali”, sono oggi “trasandati nell’attenzione al sociale e sterili culturalmente “. In generale, la realtà dell’Occidente è caratterizzata da ideologia woke, divieti di parola, cancel culture, metodi di censura, cancellazioni di account, sorveglianza digitale e biometrica, giornalismo di Stato e guerra psicologica contro la propria popolazione.
Senza ombra di dubbio, i due autori hanno mostrato di aver coraggio! Il loro libro è stimolante, ma anche vulnerabile; a volte infatti incorrono in piccoli lapsus, come quando, ad esempio, viene detto che il Presidente francese François Mitterrand, da oppositore della riunificazione, andò a trovare Egon Krenz nella DDR nel marzo 1990. In realtà, Mitterrand era già a Berlino Est nel dicembre 1989. A quel tempo, Krenz non era più in carica e l’interlocutore era il Primo Ministro Hans Modrow.
Vaneggiamenti contro lo Stato nazionale
Ma Guerot subisce i gravi effetti di quella famosa e famigerata euforia di chi vuole superare la forma dello Stato nazionale, e che per principio non conosce alcun limite. Dal momento che la Germania ha criminalmente trascurato fin dall’inizio di acconsentire a un’unione fiscale nella Comunità europea, la guerra che si sta combattendo “per un’integrità territoriale dell’Ucraina, storicamente quasi assurda ” dovrebbe ora portare all’attesa “catarsi europea“, ossia alla dissoluzione delle strutture degli Stati nazionali. Un inizio è già stato fatto, perché la decisione di accogliere i rifugiati ucraini nel sistema tedesco Hartz IV è “di fatto già un presagio di non differenziare più i diritti civili in base alla nazionalità”.
E’ arduo riuscire ad analizzare in modo significativo riflessioni così grossolane. Storicamente, quasi tutti i confini europei sono assurdi. Ma cosa ne consegue? Invece di mettere ancor meglio a fuoco origini e conseguenze del conflitto, Guérot conclude con una logica da bulldozer schiacciando e annullando così buona parte del convincente intervento suo e di Ritz contro la lettura ufficiale della guerra in Ucraina. Così si rendono le cose facili per chi sul tema è suo avversario, e difficili per chi è invece d’accordo.
(dal settimanale tedesco Junge Freiheit del 2 gennaio 2023)
Ulrike Guérot e Hauke Ritz sembrano due stupidoni autolesionisti, che nulla han capito dell’Europa, della guerra in corso e, probabilmente, neppure della Germania e della storia tedesca…