Se ci chiediamo: “quando nasce l’ambientalismo inteso come movimento d’opinione?”, possiamo indicare una data precisa: nel 1962, quando una biologa americana, Rachel Carson, (1907-1964), nata a Woods Hole, un piccolo villaggio del Massachusetts, pubblicò “Primavera silenziosa”, un saggio che è diventato un classico dell’ambientalismo.
Ma facciamo un passo indietro.
Gli inizi
Ricordando la sua infanzia, così la biologa americana raccontava di sé: «Ero una bambina piuttosto solitaria e trascorrevo gran parte del tempo nei boschi, osservavo gli uccelli, gli insetti, i fiori e imparavo».
Nel 1929, ventiduenne, si laureò in biologia e tre anni dopo conseguì una specializzazione in zoologia. Questo traguardo, che oggi può sembrare una cosa normale, negli anni Trenta del Novecento, per una giovane donna, non era così scontato. Dopo gli studi lavorò come biologa marina presso il Fish and Wildlife Service (il servizio ittico e faunistico degli USA) dove ebbe l’incarico di redigere pubblicazioni naturalistiche, che contribuirono a far conoscere la bellezza della natura e l’importanza di salvaguardarla.
È durante il suo lavoro di biologa marina che la Carson matura la consapevolezza che la politica, spesso sottomessa al potere economico della grande industria, non faceva abbastanza per la tutela della natura.
Una primavera silenziosa
Tra le sue pubblicazioni quella che destò maggior scalpore ed ebbe un inatteso successo fu il saggio “The Silent Spring” (Primavera silenziosa), una puntuale denuncia dell’uso indiscriminato della chimica in agricoltura e dei suoi effetti nocivi per l’ambiente e per l’uomo. «Sembra – affermava la biologa americana – che siamo stati travolti da una follia monomaniaca di distruggere, di uccidere, di sradicare dal nostro ambiente qualsiasi cosa che non ci piace». “Primavera silenziosa” rappresenta una critica fondamentale del progresso tecnico, dal momento che la tecnica, nella società capitalistica, è a servizio esclusivo del profitto e non dell’utilità sociale.
Il saggio raccolse numerosi consensi da parte dell’opinione pubblica, ma ebbe soprattutto il merito di attirare l’attenzione della classe politica sul problema dei pesticidi. Ovviamente l’industria chimica, finita sul banco degli accusati, reagì scagliandosi contro la scrittrice-scienziata, imbastendo contro di lei, definita “zitella senza figli”, una campagna mediatica denigratoria, spendendo più di 250 mila dollari.
In ogni caso “Silent Spring” scosse l’opinione pubblica e lei stessa disse che riceveva migliaia di lettere da tutto il Paese. Alla domanda di un lettore (“Che cosa possiamo fare?”) la Carson spiegò che era necessario fare ricerca per sviluppare metodi alternativi ai pesticidi.
Lo stesso Konrad Lorenz riconobbe il suo debito nei confronti della Carson. Per il grande scienziato la lettura del libro della Carson ebbe il merito (alla stregua della lettura di Hume per Kant) di destarlo dal suo sogno dogmatico, ovvero l’intangibilità del progresso scientifico. Nel libro “Il declino dell’uomo” del 1983 Lorenz scrive: «L’esempio della mia stessa evoluzione scientifica dimostra che fino a poco tempo fa neppure uno studioso abituato a pensare in termini biologici aveva chiari in mente i pericoli che ci minacciano. […] È stato, in fondo, soltanto il libro di Rachel Carson, “The Silent Spring”, a destare la mia attenzione, spingendomi a scendere in campo contro la tecnocrazia».
A causa delle accese polemiche che il volume scatenò, nelle settimane successive alla sua pubblicazione il presidente degli Stati Uniti J.F. Kennedy nominò una commissione per verificare la veridicità di quanto scritto dalla Carson. Il rapporto della commissione apparve il 15 maggio del 1963 e confermò in buona sostanza l’allarme lanciato della scienziata sui rischi dei pesticidi.
La vittoria contro il DDT
La conseguenza più importante delle sue denunce fu la messa al bando, nel 1972 negli Usa – e nel 1978 in Italia – dell’insetticida Ddt. Rachel Carson propose anche di istituire un’agenzia indipendente per la tutela dell’ambiente, al di fuori di ogni controllo politico. Ma non riuscì a vedere il suo progetto realizzato perché nel 1964 si spense per un male incurabile. Tre anni dopo venne creato l’Environment Defence Fund, con lo scopo di emanare norme che tutelavano il diritto dei cittadini a vivere in un ambiente non contaminato.
La Carson è davvero una figura luminosa dell’ambientalismo. Non possiamo che terminare questo breve profilo con una citazione dal suo libro “Primavera silenziosa”:
«C’è una bellezza sia simbolica sia reale nella migrazione degli uccelli, nell’alternarsi delle maree, nel bocciolo chiuso che sta per schiudersi. C’è qualcosa di infinitamente confortante nei ricorsi naturali: la sicurezza che l’alba seguirà alla notte e la primavera all’inverno».