
Rishi Sunak è primo ministro. Qui spieghiamo cosa è successo nelle opre precedenti alla scelta dei tory.
Sensazionale! Il sempre più spettinato Boris ha spiazzato i bookmakers che lo davano come privilegiato contender. Ha gettato la spugna ritirando la candidatura adducendo un ottimo pretesto (per chi ci crede): “Sono giunto alla conclusione che questa non sarebbe stata la cosa giusta da fare, poiché non puoi governare in modo efficace a meno che tu non abbia un partito unito in Parlamento”. Considerazione lodevole, se non si tenesse conto che i dissidi in seno ai Tories sono cominciati proprio con l’avvento dell’era Johnson, l’indimenticabile gaffeur che sul premier turco Recep Erdogan disse durante un talk show televisivo: “quello farebbe sesso con le capre”. Dissensi nei Tories poi aggravati col governo di Liz Truss. Spiega Finanza.com news: “In realtà, Johnson ha preferito uscire dignitosamente dalla sfida, senza dover affrontare una schiacciante sconfitta contro un suo acerrimo rivale, dato che, in pochi giorni, Sunak ha già raccolto il sostegno di 150 parlamentari, più del doppio di Johnson. Penny Mordaunt, l’unico altro sfidante in gara, ha abbandonato la corsa…evitando la conta dei voti.”
Rischi Sunak ora si trova la strada spianata per diventare il prossimo Primo Ministro. Questione di ore?
Chi è Sunak? Ce lo spiega Antonello Guerrera su La Repubblica del 24 ottobre: “Sunak, che durante la pandemia Covid adottò esplicitamente il motto di Mario Draghi “whatever it takes” per salvare l’economia britannica con aiuti mostruosi da 400 miliardi, ha vinto questa breve volata per la corsa alla leadership…giovane rampante di origini indiane, bollato dai suoi avversari come “l’uomo di Davos”, “incoronato” primo ministro britannico dai conservatori. I genitori sono immigrati indiani del Punjab, la famiglia è parte della diaspora nell’Africa sudorientale del XIX secolo. Sunak è nato a Southampton, da papà Yashvir medico e mamma Usha titolare di una farmacia nella stessa località costiera inglese …una famiglia benestante, o più che benestante, come diceva lui stesso, da bambino, in un documentario BBC: “Ho amici aristocratici, altri delle classi alte, e anche di famiglie operaie… anzi, no, quelle no”.
Rowena Mason, Whitehall editor su: The Guardian del 23 ottobre scrive: “Il leader laburista Keir Starmer, che sta spingendo per le elezioni generali, ha affermato che il partito Tory ha deluso la Gran Bretagna mentre il paese sta lottando per far fronte alla situazione finanziaria…Starmer ha detto alla BBC One’s Sunday al Laura Kuenssberg show che le persone sono “stufe fino ai molari” dei tumulti della leadership. “Il mio focus” aggiunge Starmer “è sui milioni di persone che stanno lottando per pagare le bollette, e che ora hanno ulteriori ansie per il loro mutuo. So cosa si prova a non essere in grado di pagare le bollette, è successo a me e alla mia famiglia quando ero piccolo.”
I Brits temono il caos come la peste e hanno necessità vitale di punti di riferimento, solo così riescono a capire il loro odierno “camminare sul filo del baratro” sbeffeggiati da mezzo mondo per il non saper che fare economico. Ma ancora una volta, e non ti stupisca il dettaglio non casuale, il loro unico riferimento siamo noi, gli Italiani. Non Francesi, non Tedeschi o Spagnoli, ma ancora noi, da sempre. Tu dirai che esagero, ma non lo affermerei se non avessi prove provate che illustrerò nel prossimo articolo. Tu penserai “sarà un caso, una coincidenza”. Né l’uno né l’altra, c’è ben altro, di più profondo, di più sottile e anche macroscopico che ci lega e ci divide. La copertina dell’ultimo The Economist è significativa del modo in cui i Brits vedono se stessi (momentaneamente) e noi. La copertina sotto accusa ha infastidito anche il nostro ambasciatore a Londra Inigo Lambertini. Niccolò Di Francesco riporta su TPI the Post internazionale del 20 ottobre: L’ambasciatore italiano contro l’Economist: “Solo vecchi stereotipi”.
La copertina dell’Economist in cui l’ormai ex premier britannica Liz Truss era raffigurata con alcuni stereotipi italiani, tra cui pizza e spaghetti, ha provocato la reazione di numerose persone, tra cui quella dell’ambasciatore italiano a Londra Inigo Lambertini, che ha scritto una lettera allo storico settimanale britannico di proprietà della famiglia Elkann-Agnelli. (davvero piccolo il mondo).
“Sebbene spaghetti e pizza siano i cibi più ricercati nel mondo, in qualità di secondo maggiore produttore in Europa, per la prossima copertina suggerirei di scegliere tra i settori dell’aerospazio, della biotecnologia, dell’automotive e della farmaceutica. Qualsiasi sia la scelta fornirebbe un più accurato quadro dell’Italia, tenuto conto anche della vostra, non così segreta, ammirazione per il nostro modello economico” ha scritto l’ambasciatore.

Il titolo di The Economist è senza equivoco: Welcome to Britaly. Ovvero: Ma guarda in che pasticcio ci siamo cacciati, sembriamo l’Italia, che pasticciona e precaria lo è da sempre. Così, prendendoci a pietra di paragone per la loro situazione politico economica in bilico offendono noi (abbiamo le spalle larghe) e in modo masochistico, loro. L’ambasciatore, proprio perché tale, nel suo way to be è tenuto a rispettare un certo tono esprimendosi con garbata critica e felpata ironia. Noi che siamo un poco più liberi ci permettiamo di esprimere le idee in modo diretto e senza remore, a proposito dei pregressi rapporti Gran Bretagna Italia. E poi c’entra anche il foot ball. Scrive True news giornale on line: “L’Italia non ha mai perso contro l’Inghilterra in una fase finale tra Mondiali ed Europei.” Notizia confermata tre giorni fa dalla Bbc. “Tra questi risultati in favore degli Azzurri spiccano la vittoria nella finale del terzo posto della Coppa del Mondo FIFA del 1990 e quella nella fase a gironi degli Europei 2014 con gol degli azzurri di Marchisio e Balotelli.” Ma non divaghiamo. Nel prossimo articolo esporrò evidenze inconfutabili che annebbiano l’inconscio collettivo inglese, che comunque vede l’Italia come una strana e incomprensibile entità metamorfica, dalla quale non si può comunque prescindere e alla quale occorre, volenti o nolenti riferirsi.
ps. Rishi Sunak è primo ministro. Ha incontrato il re stamattina. Gli verrà chiesto di formare il nuovo governo. The new prime minister will then give a speech outside Number 10 at about 11.35am.