
Sette anni trascorsi ad ammirare città e amenità italiche, ma soprattutto per concludere affari come intermediatore in una società di brokeraggio. Milano, Trieste, Genova; qui, passeggiando per i carrugi Nigel Paul deve aver incontrato e solidarizzato con Beppe Grillo, noto comico nostrano, a proposito del quale disse: “Io e Grillo faremo saltare il banco dell’Unione europea, l’Europa dominata dai Tedeschi svanirà, sarà una formidabile sconfitta per la classe dominante, le grandi banche e le multinazionali subiranno pesanti sconfitte. Grillo è straordinario: totale disinteresse personale, amore autentico per la sua gente, un patriota che dalla politica non ha preso un penny, ha solo dato tutto, anche se stesso. Insieme stiamo combattendo la guerra d’indipendenza dei nostri Paesi. (dall’intervista di Aldo Cazzullo apparsa sul Corriere della Sera del 10 giugno 2016).
Tutto doveva ancora succedere. “Mi dicevo: l’Italia è un grande Paese, non può farsi trattare come una colonia tedesca. La Gran Bretagna uscirà dall’Unione e cambierà le regole del gioco in Europa. Ci sarà un effetto domino. Dopo di noi usciranno Danimarca, Olanda, Svezia, Austria. L’Ue sta per disintegrarsi”.
Quattro figli e due mogli, la seconda, tedesca, Kirsten Mehr, in un’intervista al Daily Telegraph lo difende dalle accuse di xenofobia e razzismo. “Mio marito è una brava persona e non ha neanche un po’ di malizia in corpo. Il suo problema è che non ha tempo per la famiglia, è sempre molto occupato, si dimentica di mangiare e si alimenta di adrenalina. Nigel è duro e ostinato, ma non cattivo”.
Bevitore e fumatore incallito, il leader dai calzini rossi sconfigge un tumore ed esce malconcio da due incidenti, uno d’auto, l’altro aereo; lo striscione pro Ukip, del suo partito, si impiglia al decollo nella deriva del velivolo, facendolo precipitare. Farage diceva di non aver niente contro camerieri e giovani italiani della City, giudicandoli meravigliosi. “Gli Italiani in gamba potranno ancora venire, ma con le nostre regole, non secondo quelle di Bruxelles” Nigel Paul Farage forse esigeva immigrati col pedigree, non digerendo lo sbarco di disperati sulle coste bretoni.
I suoi interventi erano impressionanti sceneggiate che travolgevano per la virulenza oratoria. Sollecitava istinti sottopelle dei Brits, situati nella loro memoria storica e nel quotidiano, fomentando il desiderio di sbattere la porta in faccia agli altri Paesi e di andarsene da “casa Europa”. Essere antieuropei si nasce per istinto o si diventa per constatazione della pochezza dell’Unione.
A Farage è riuscita la cosa senza sforzo, essendo erede di un impero che piantava la sua bandiera ovunque decidesse, come poteva uniformarsi alle regole? Un attore, Nigel, che tuonava: “Il popolo britannico non sarà mai schiavo di nessuno”. L’attitudine nel servirsi di schiavi è dura a morire, i Brits ce l’hanno nel Dna: e poi tentare di dominare genti accampando pretesti moraleggianti o di presunta superiorità (Churchill insegna). Per questo e per altro non potevano rimanere nel “branco” dell’Unione. Farage, populista di destra, anti politico e anti sistema, il dinamitardo che voleva far saltare la diga europea che, per ora, regge. “L’euro è fatto a misura dei Paesi nordici, e poi la Merkel non è mica il Verbo incarnato,” diceva. “Perché dovrei sottomettermi al suo volere? Io non sono tedesco!” Pare che i suoi avi fossero tedeschi e che i figli, dopo la Brexit, posseggano il passaporto teutonico: facezie. La storia pettegola dice anche che i Brits, isolani itineranti alla ricerca compulsiva di business, intendessero eliminare il potere temporale del Papa finanziando l’impresa dei Mille di Garibaldi in funzione antifrancese e antiaustriaca. Un filo conduttore lega quelle vicende e altre più antiche e recenti all’Europa. Per i Brits si tratta sempre e solo di convenienza secondo regole e interessi nazionali, ecco perché pastoie burocratiche e insofferenza verso obiettivi allargati li hanno indotti a lasciare. Rimanere nell’UE non valeva la candela. Farage ha raccolto e interpretato quei sentimenti. Il resto è noto. “Noi dobbiamo restare una piattaforma globale, senza pastoie burocratiche saremo più liberi di attirare capitali e investimenti…Io sono un guerriero dell’indipendenza del Regno Unito.” proclamava. “Non ci facciamo intimidire da nessuno e nessuno ci dirà cosa fare e non fare.”
Farage ha realizzato il detto profetico del suo compatriota Winston Churchill (nel quale scorreva sangue toscano) il quale nel 1930 diceva: “Noi siamo con l’Europa ma non parte di essa. Siamo collegati, ma non legati ad essa, vi siamo interessati e associati, ma non assorbiti.” Più chiaro di così! “A casa mia voglio fare il bello e il cattivo tempo” spiegava Farage, (e possibilmente anche a casa d’altri). Si tratta di vedere quanto dura per i Brits il cattivo tempo. Certo che la porta in faccia di Joe Biden per un privilegiato e negato accordo USA UK è dura da digerire, e nemmeno giova la critica moraleggiante verso l’ultimo erede di Mao zeDong, quest’ultimo il peggior criminale della storia.
Nigel Paul Farage dopo aver passato il testimone al suo iper attivo esecutore Boris Johnson che fa ora? “Lunghe passeggiate e porta fuori la spazzatura, gioca a golf e va a pesca con gli amici” dice ancora la moglie. Nel marzo 2021, 57enne annuncia al Daily Telegraph: “Chiudo bottega, non parteciperò più a elezioni o a battaglie politiche, mi sono dimesso da tutte le cariche, anche quella di leader di Reform UK,” il suo nuovo partito nato sulle ceneri di Brexit Party.
“Chiudo con la politica, nel bene o nel male ho raggiunto l’obiettivo.” A meno che non si voglia dar corpo a certe favole che raccolgono lamentele e dolori dei Brits conseguenti all’uscita dall’Europa. L’uomo avrebbe una nuova battaglia da combattere se il progetto di rientro nell’Unione europea prendesse vigore (cosa fantascientifica), tanto più che dell’anti Farage non c’è nemmeno l’ombra.
Londra, 22 ottobre 2022