Londra 18 ottobre
Mentre Il Guardian del 15 ottobre titola in prima pagina a caratteri cubitali: “Un giorno di caos” l’Observer del 16 ottobre gli fa eco: “I Tories discutono su come estromettere Liz Truss.”
“Non è una sorpresa, ma un fatto che avevo previsto. Non sono stato l’unico a pensare che fosse un errore. Io non sono affatto d’accordo con l’idea di tagliare le tasse ai super ricchi, ma è stata del governo inglese la scelta, non certo mia” è questa l’ultima uscita di un rilassato Joe Biden, ripreso in una mini intervista mentre degusta il sorbetto in una gelateria dell’Oregon, notizia riportata dal quotidiano Metro del 17 ottobre. Il presidente americano parlava a proposito del collasso del piano economico di Liz Truss. Mentre il labour inglese David Lammy, Segretario di Stato ombra per gli affari esteri sentenzia: “L’umiliante dietro front di Lizz Truss ha contribuito a rendere l’economia britannica una barzelletta”.
Liz Truss non gode del privilegio di essere fotogenica o simpatica, ma questo non c’entra; quando era ministro degli esteri non ha goduto di sufficiente credibilità nemmeno mentre spuntava, abbigliata da improbabile carrista, dalla torretta di un carro armato estone nel dicembre 2021. Nell’occasione la TV di stato russa la prese in giro per aver messo in guardia Putin sull’Ucraina, commentando anche la sua natura bipolare e mandando in onda il video che la ritraeva accompagnato da una musichetta da circo; mentre l’assai più credibile Margaret Thatcher era stata fotografata su un carro armato in Germania nel 1986. Altri tempi, altre tempre. Prima di Liz Truss ecco le icone dello spettinato Boris Johnson (dicono lo facesse apposta a spettinarsi per apparire inconfondibile), e prima ancora le lacrime accorate di Theresa May, nel giorno del commiato. E l’icona di Liz Truss come sarà? Il toto premier infatti, già parla della sua defenestrazione.
Figlia di un professore di matematica e di un’infermiera, Elizabeth Mary Truss, Liz per gli amici, è passata dai Labour ai Liberal-democratici. The Times parafrasando il celebre motto di Margaret Thatcher, “The lady’s for turning” discettava su di lei mentre assumeva il ruolo di ministro degli Esteri nel governo di Boris Johnson. E sempre sul The Times del 17 ottobre Daniel Finkelstein scrive: “Liz Truss ha imparato le lezioni sbagliate dalla Thatcher. Se il Primo Ministro pensa che tasse basse e meno regolamentazione fossero tutto ciò che contava nel 1983, ha bisogno di rispolverare l’intera vicenda”.
Trent’anni prima Liz aveva sfilato per le strade della Scozia in compagnia della madre contro l’allora primo ministro britannico, appoggiando la Campagna per il disarmo nucleare. Oggi il suo governo traballa da far paura. La sua fine e questione di giorni o di ore? Il provvedimento economico – poi ritirato – è al centro delle polemiche che impazzano da giorni nel Regno Unito poiché era stato pensato dal gabinetto di Truss con tagli alle tasse per i più ricchi per rilanciare l’economia finendo per produrre insostenibili tensioni sulla sterlina ed i titoli di Stato inglesi. Anche qui si chiama effetto boomerang.
A Downing Street sono stati portati defibrillatori ed estintori pronti all’uso, per via del clima incandescente venutosi a creare, si teme infatti l’autocombustione. Imputato: il dietrofront di Liz Truss sulla manovra fiscale, seguito alle dimissioni obbligate del ministro dell’economia e delle finanze Kwasi Kwarteng, il quale scrive nella lettera di addio: “Mi ha chiesto di farmi da parte come suo Cancelliere. Io ho accettato”, aggiungendo poi un cavalleresco augurio per la (provvisoria) premier britannica: “Il tuo successo è il successo di questo Paese e ti auguro ogni bene”. Liz Truss sostiene di aver agito: “in modo deciso perché la priorità è l’interesse nazionale. È dura, ma supereremo la tempesta“. C’è da annotare che proprio in base alle regole auto imposte dal partito Tories la ministra avrebbe diritto a non essere messa in discussione per tutti i prossimi dodici mesi, un miracolo può sempre accadere anche se a Londra non sanno chi è San Gennaro. Chi potrebbe essere il nuovo candidato? Il “toto ministro” suggerisce: il ricchissimo Jeremy Hunt, che se la ride sotto i baffi, oggi cooptato dal governo di Liz Truss a rivestire il ruolo di ministro delle finanze e che non fa mistero di desiderare la poltrona al numero 10 di Downing Street o Rischi Sunak, che se ne sta rincantucciato, buono buono, sperando che nessuno tiri fuori la faccenda della moglie indiana stra miliardaria che ignorava di dover pagare le tasse perché non residente in Inghilterra… Ma ecco che da un angolo ancora più nascosto fa capolino l’ancor spettinatissimo Boris Johnson, ma sì, proprio lui! che non a caso nel suo discorso di dimissioni aveva tirato in ballo Cincinnato, il dittatore romano, richiamato in servizio a furor di popolo per sistemare alcune cosette. Come impudenza non c’è male, del resto è nello stile del Boris nazionale. Ma c’è chi fa un altro nome e i bookmakers fibrillano; è lui, l’erede del rosso Korbin! A detta di commentatori e sondaggi, è infatti possibile che il prossimo inquilino sia il laburista Keir Starmer. Ovvero il contrario di quello che è accaduto in Italia. Ma cosa c’entriamo noi in questa storia? Prima di riporci in naftalina ecco che The Telegraph ci fa saltare sulla sedia scrivendo: “La mutazione del Regno Unito nella nuova Italia è imminente.”
A battere la grancassa è Matthew Lynn, che nel suo editoriale del 16 ottobre illustra gli ultimi 30 anni di vicende economico politiche dell’immaginario tandem Uk Italy, in cui sottolinea: “l’ingovernabilità del Regno Unito, con governi che durano poche settimane. La crescita ferma. I dati demografici da incubo. Ci stiamo sgretolando, è impensabile costruire qualsiasi cosa. Il Nord e il Sud ora si danno battaglia, alla stessa stregua dei giovani contro gli anziani” afferma l’allarmatissimo giornalista, concludendo: “Scopriamo che la Gran Bretagna è ora in procinto di diventare la nuova Italia, orbata però di sole e di spaghetti”.