Un attacco anglo-americano contro obiettivi strategici in Siria? Apparirebbe «soltanto una punizione per far vedere che l’Occidente reagisce», e costiurebbe un «favore alle brigate qaediste» che avversano Assad, «senza però portare ad un rovesciamento del regime»: è questa la posizione contro l’intervento militare ai danni del governo di Damasco del generale Mario Arpino, ex capo di Stato Maggiore della Difesa.
Arpino avanza anche dei dubbi sulla possibilità di provare le violazioni di Damasco legate all’uso di armi proibite contro i ribelli: «Un film già visto. Ricordiamoci dell’Iraq. Probabilmente queste prove non si troveranno mai e c’è un rimpallo di responsabilità su questo tra regime e ribelli. Che fine hanno fatto i depositi di armi chimiche di Gheddafi spariti durante la guerra in Libia? Probabilmente sono state fatte sparire da quelle stesse brigate islamiste internazionali che adesso stanno intervenendo con tutta la loro forza e capacità propagandistica in Siria. Un intervento armato occidentale sarebbe dunque soltanto un regalo a queste forze qaediste che si sono affiancate e sono subentrate fin dall’inizio alle pacifiche proteste dei cittadini siriani». In conclusione Arpino non vede davvero nessuna positiva evoluzione da una escalation militare con un intervento occidentale in Siria.