La leggenda di Diabolik compie sessant’anni e per celebrarlo è uscito, per i tipi di Graphe edizioni, un libro agile e preciso di Aldo Della Vecchia (Diabolik, dietro la maschera. Indagine sul Re del Terrore, 102 pag. 9 euro). Che, in esergo, spiega il successo (non solo) del Re del Terrore con una frase che Dino Buzzati rivolgeva alla moglie ogni qual volta era alle prese con un libro troppo pedante e noioso: “Dài, passami Diabolik”.
Il libro di Della Vecchia è un prezioso bignami che consente al profano di farsi un’idea sull’immortalità di Diabolik e sulla personalità delle sue creatrici, le sorelle Angela e Luciana Giussani: due donne modernissime, coraggiose e capaci di rivoluzionare, per sempre, il fumetto italiano. Il Re del Terrore è al di là del bene e del male, fissa lui una gerarchia di valori che condivide con Eva Kant, più che un companion (come Robin per Batman, per capirsi) un’eroina che unendosi a Diabolik si completa e lo completa, giungendo entrambi a perfezionarsi proprio in quanto coppia. Ma nel gioco delle coppie, c’è pure Ginko e la sua Altea. Il nemico e la di lui compagna. Ma, a voler essere davvero precisi, se un’altra coppia cerchiamo, ebbene va rintracciata anche in quella che Ginko forma con Diabolik: il contrario che definisce entrambi, una lotta inesauribile all’interno della quale l’uno trova nell’altro il senso stesso della sua esistenza. Un po’ come accade, nel fumetto giapponese, tra Lupin III e l’ispettore Zenigata.
Il merito di Della Vecchia sta anche nel tratteggio di una storia socio-culturale del pop italiano. Che si interseca, inevitabilmente, con l’epopea fumettistica di Diabolik. Dalle “copie” al cinema, dalla letteratura al trash, dalla cronaca al bigottismo ciclico che nutre la bassa propaganda politica. Siamo sempre gli stessi, in fondo: circondati da un mondo che ci piace poco perché, come i libri odiati da Buzzati, ci annoia in quanto si prende estremamente sul serio. E allora, in fondo, tutti tifiamo per Diabolik, spiazzante, cattivissimo, geniale. Ma umano, troppo umano.
Da ricordare: Maurizio Ternavasio, Il delitto di via Fontanesi: un caso di cronaca nera nella Torino degli anni ’50, 2004.
‘Nella fredda serata di martedì 25 febbraio 1958, Torino è scossa da un torbido caso di cronaca nera. In via Fontanesi 20, in un misero laboratorio di calzolaio che gli fa da precario alloggio, viene rinvenuto il corpo senza vita del ventisettenne Mario Giliberti, mutilato da diciotto ferite provocate da un’arma da taglio. Il giorno dopo “La Stampa” riceve una lettera inquietante, firmata Diabolich, nome che ispirò, quattro anni dopo, il fumetto creato dalle sorelle Giussani. Quello di via Fontanesi è uno dei delitti più misteriosi che Torino ricordi. La sua ombra sinistra si allargò all’intera città, che si “senti sospettata tutta. Con le tende aperte e lo sguardo della polizia sotto il divano”, come scrive Gianni Armand-Pilon nella prefazione al volume’ (https://www.amazon.com.br/delitto-Fontanesi-cronaca-nella-Torino/dp/8888857052). Nel novembre del 1962, cioè quattro anni dopo il terribile delitto, le sorelle milanesi Giussani creano il fortunato fumetto Diabolik. E per il nome Angela e Luciana affermeranno poi pubblicamente di essersi rifatte a quel fatto di cronaca nera. Così il killer di via Fontanesi sarebbe rimasto per sempre nella storia’.