La tre giorni del Gran Premio di Singapore, al ritorno in calendario dopo tre anni, si tinge subito di sospetti.
Le indiscrezioni, secondo le quali la Red Bull e l’Aston Martin avrebbero sforato i limiti di spesa, infiammano gli appassionati e gli addetti ai lavori: alla FIA, il compito di studiare le carte ed emettere le sentenze, con eventuali sanzioni.
Tornando alla pista, il tortuoso cittadino asiatico, ventitré curve, porta la Pirelli a scegliere le mescole più morbide della gamma, le C5 (Soft), le C4 (Medium) e le C3 (Hard)
Le prove libere
Le FP1 del venerdì sono appannaggio di Hamilton, in 1’43”033 (Soft); al pomeriggio, Sainz conquista le FP2, in 1’42”587 (Soft), mentre a Leclerc vanno le umide FP3 di sabato mattina: per il monegasco, il tempo del primato è di 1’57”782 (Intermedie)
Le qualifiche
Si comincia con l’umido e con tutti i piloti sulle Intermedie.
A Verstappen la Q1, in 1’53”057 (Intermedie); a Leclerc la Q2, in 1’52”343 (Intermedie).
Il monegasco si conferma splendido interpretate del cittadino asiatico, guadagnandosi nella Q3 la pole position dopo aver fermato il cronometro sull’1’49”112, davanti a Perez (+ 22 millesimi) e Hamilton (+ 54 millesimi dal capofila).
Clamoroso quello che accade a Verstappen, che nonostante gli intermedi molto veloci, viene fatto rientrare ai box: per un errore di calcolo infatti, il rischio era quello di rimanere senza la quantità minima di carburante per effettuare i controlli, col rischio di essere squalificato.
Per lui, c’è solamente l’ottava posizione.
La gara
C’è la pioggia ad accogliere il Gran Premio, una pioggia copiosa che costringe la partenza a essere rinviata.
Russell, dopo essere stato rallentato in qualifica da un problema elettronico all’acceleratore, approfitta delle condizioni particolari per cambiare assetto, schierandosi nella corsia dei box: Intermedie per il britannico, come per tutti gli altri.
Allo spegnimento delle luci, Leclerc si lascia sorprendere da Perez, mentre Sainz si prende con forza la posizione su Hamilton; non bene Verstappen, risucchiato dal gruppo dopo aver fatto pattinare eccessivamente gli pneumatici e dodicesimo alla fine del primo giro.
Il pilota Red Bull entra presto in zona punti, giovandosi di una successiva neutralizzazione per riavvicinarsi.
Al giro 8, entra infatti la Safety Car, a causa di una toccata tra Latifi e Zhou che costringe entrambi al ritiro.
Si ricomincia all’undicesima tornata, con Verstappen che guadagna l’ottava piazza su Vettel, replicando poi su Gasly, all’interno della curva 13 ma l’olandese è poi costretto dietro ad Alonso.
Più in generale, il primo stint è piuttosto discontinuo, tra lo studio dell’evoluzione dell’asfalto e le innumerevoli neutralizzazioni.
Alonso si ferma per un guasto al giro 21 e allo scoccare della tornata successiva scatta il regime di sicurezza verticale: ne approfitta Russell, che nelle retrovie è il primo a montare gomme da asciutto (medie), cercando di anticipare i tempi; la Virtual Safety Car dura circa un giro, salvo poi venir ristabilita tra il giro 26 e il 27, per i detriti lasciati dal musetto di Albon, divelto contro un muretto.
L’ennesima neutralizzazione virtuale arriva al giro 29, dopo che nella tornata successiva era stato Ocon a parcheggiare la sua Alpine, fermato anche lui da un problema tecnico; intanto l’azzardo di Russell non pagava e l’inglese sprofondava definitivamente.
Le bandiere verdi vengono nuovamente sventolate al giro 30 ma non mancano altri colpi di scena: trascorrono appena passaggi e Hamilton commette un brutto errore, danneggiando l’ala anteriore contro le barriere della curva 7; poi, nel rientrare, in pista si issa quinto, tra Norris e Verstappen, generando scompiglio.
Con la pista in sostanza asciutta, arriva il tempo delle gomme slick: Leclerc passa alle medie alla fine del 34, imitato da Hamilton (con annesso cambio del musetto); Perez compie la stessa mossa alla tornata successiva, come Sainz, Verstappen.
La prima vittima delle nuove condizioni è Tsunoda, che finisce contro il muro in curva 10, al giro 36, dopo aver mancato completamente il punto di frenata: è di nuovo Safety Car che resta per pochi passaggi lasciando, alle spalle dei primi tre, Verstappem ancora alle prese con Norris.
L’olandese forza la staccata ma arriva lunghissimo, bloccando e distruggendo gli pneumatici, oltre a scendere ottavo: tuttavia il cambio di pneumatici forzato dallo spiattellamento, per le Soft, lo spedisce direttamente ultimo.
Davanti, Leclerc prova a forzare la mano, cercando di approfittare dei problemi alla guidabilità del motore di Perez: tra i due nasce un bellissimo confronto, con una guida al limite portata in ogni curva.
A tingere di giallo la serata asiatica, ci pensa però un’investigazione di gara nei confronti dell’11, a causa di una presunta doppia infrazione commessa durante la Safety Car, in particolare per la distanza eccessiva lasciata nei confronti della vettura di sicurezza (che da regolamento non dovrebbe superare “le dieci vetture”).
Il monegasco bracca l’avversario ma Perez riesce tutto sommato a difendersi e anzi a incrementare il vantaggio in testa; a monopolizzare l’ultima porzione di gara ci pensa allora Verstappen, in rimonta furiosa.
Negli ultimi venti minuti di gara, da dodicesimo, Verstappen costruisce una rimonta furiosa, scartando Magnussen, Bottas, Gasly, Hamilton (complice l’errore dell’inglese alla curva 8 per cercare di scavalcare Vettel , fino al sorpasso compiuto all’ultimo giro sullo stesso Vettel, per la settima piazza.
La scadenza delle due ore pone la parola “fine” sul Gran Premio: completati 59 giri, in loco dei 61 iniziali, la bandiera a scacchi saluta la vittoria di Sergio Perez, davanti a Leclerc e Sainz.
Punti iridati vanno anche a Norris, Ricciardo, Stroll, Verstappen, Vettel, Hamilton e Gasly.
Di Russell il giro più veloce, in 1’46”458, alla tornata 54; per l’inglese della Mercedes non c’è però il punto addizionale, avendo terminato la corsa quattordicesimo (fuori dai primi dieci).
Trascorse oltre tre ore dalla fine del Gran Premio, arriva l’ufficializzazione della vittoria per Perez: il messicano se la cava con 5” di penalità (aveva vinto con 7”595 millesimi su Leclerc), un’ammenda e due punti di penalità sulla patente.
Non mancheranno le polemiche, dacché l’infrazione di Perez era stata nel passato punita con un drive trough o con 10”.
Diatribe a parte, la Formula 1 tornerà in pista già domenica prossima, a Suzuka, per il rientrante Gran Premio del Giappone.