Un breviario di riflessione, di introspezione, quello di Emile M. Cioran, Finestra sul nulla, appena edito da Adelphi. Un blocco di 314 fogli numerati e scritti a mano in romeno fra il 1943 e il 1945 casualmente ritrovato tre anni fa in un faldone custodito nella Biblioteca Jacques Doucet di Parigi. Molto probabilmente l’ultimo testo scritto dall’autore nella lingua madre. Il volume successivo, Sommario di decomposizione (1949) fu il primo scritto direttamente in lingua francese.
Finestra sul nulla, mutilato di alcune pagine, forse smarrite o tolte dal blocco per essere usate in un’altra opera da Cioran, è una bussola che aiuta a orientarsi nella ricerca interiore, nel comprendere l’oggi e sé stessi dissezionando la propria interiorità. Aforismi e brani che hanno lo scopo di stimolare, svegliare, come diceva lo scrittore romeno della propria opera e anche questo testo non manca di essere vivificato dal ricorrente pessimismo, dalla carenza di speranza talvolta espressa con uno stile tutto cioraniano, caustico, vivo, umoristico, esibito. Il testo non aveva titolo né indicazioni, ed è stato intitolato Finestra sul nulla, spiega il curatore Nicolas Cavaillès, riprendendo l’espressione dal primo aforisma. Anche perché, come spiega Cioran, “ogni pagina bianca è una finestra sul nulla”. Colpisce in questo testo l’assenza di riferimenti alla seconda guerra mondiale che lo scrittore viveva stando a Parigi e sulla quale aveva preso posizione a favore dei fascismi essendo simpatizzante e militante della Guardia di ferro romena. Cioran piuttosto rivolge tutta l’attenzione ad aspetti che sono alla base dell’esistenza: la morte, l’amicizia, la sofferenza, l’infanzia, la sincerità, l’amore. Quindi, questi appunti racchiudono alcuni temi che l’autore svilupperà e approfondirà in seguito, nelle opere che scriverà direttamente in francese divenendo un maestro nell’uso della lingua d’oltralpe, usata con maggiore maestria rispetto a vari autori francesi di nascita e di appartenenza.
Ma al di là della lingua, della patria, della guerra e delle opzioni politiche, da questo scritto giovanile emerge che Cioran era ciò che era già prima di scrivere le maggiori opere. Soffriva l’esistenza in quanto tale, per specifiche ragioni filosofiche. Soffriva per il suo dolore esistenziale e il suo disagio di vivere derivava dal fatto di esserci, di esistere. “Dal lato negativo – diceva – la vita è una perpetua messa funebre, celebrata in ricordo dell’illusione; dal lato positivo è l’atto di non morire”. Niente sconti a nessuno: il pessimismo gli derivava da una sorta di nietzscheanesimo interiore e “dall’inconveniente di esser nati” ma non ha mai pensato di tradurre in pratica la “fine della propria vita” sebbene abbia scritto varie volte sul suicidio. La disperazione, insomma, gli derivava dal fatto di essere al mondo. Ma forse era il suo destino.
E. M. Cioran, Finestra sul nulla, Adelphi ed., pagg. 227, euro 14,00. Traduzione dal romeno di Cristina Fantechi; a cura di Nicolas Cavaillès.