L’altra mattina un vecchio genovese, che parlava dialetto, spiegava ad un amico, seduto accanto ad un’edicola, il mito di Prometeo. Una frase mi ha colpito: “Vedi non è tanto per il fuoco in sè, è che Zeus lo sapeva che con questa storia della tecnica gli uomini avrebbero fatto casino”.
Difficilmente Galimberti avrebbe potuto sintetizzare così il pensiero di Martin Heidegger; una battuta detta a due passi da palazzo San Giorgio, uccisore del Drago, sintesi popolana della separazione occidentale da Physis e Logos. Come se un Dio, nella sua più consona ironia, avesse parlato. Il che pone nuovamente il quesito: non è che l’Essere ci parla ancora? A noi tatuati come carcerati perché schiavi della Tecnica e dunque coerentemente tatuati proprio come i carcerati. Gli Dei ci parlano ancora?
È una domanda legittima se persino la politica rivendica il “buon senso”. E cosa sarebbe il buon senso se non la capacità tutta popolare di ricollegare Natura e Ragione al suo Principio?
Così, mentre tutte le sigle elettorali rivendicano la razionalità atlantista (che è razionalità tecnica) a Piombino tutti i piccoli federali di provincia combattono, nel nome del buon senso, contro il rigassificatore costruito nella loro baia. A Piombino la ragione debitoria sparisce, spariscono le sigle elettorali, ed una piccola Heliopolis, per breve tempo, si fonda.
È il senso pagano di Alain de Benoist che ribadisce ciò che non può essere nascosto: capitalismo e natura non stanno assieme.
Per questo vi parlano del caldo. E ve ne danno la colpa. Vorrebbero annegarvi in un moralistico ed afoso senso di colpa. Hanno smesso, invece, di parlarvi di inquinamento, di cosa accumulano i vostri polmoni se abitate in pianura padana, o a Taranto.
Fa caldo. Troppo caldo. E poi farà freddo. Troppo freddo. Ed è per questo che noi altri non amiamo andare in ferie. Il lavoro è una magnifica distrazione dalla decadenza che rappresenta proprio questa società del lavoro; mai ferma, sempre pronta a risolvere il caos da se stessa causato.
Le ferie sono pericolose, in tempi di siccità permettono di osservare i ruderi di antichi acquedotti costruiti quando non si lavorava; o più semplicemente quando si lavorava per finire un lavoro. E oziare. Fra quegli archi abbandonati si possono persino sentire parole di grande buon senso.