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«Non c’erano candidati migliori. Avrei votato Lagalla anche se fosse stato a sinistra». Lo dice Marcello Dell’Utri a FQ MillenniuM, il mensile diretto da Peter Gomez in edicola da sabato 9 luglio, che dedica un ampio articolo al dopo voto per il sindaco di Palermo. Quanto a Totò Cuffaro, altro grande sostenitore del neoeletto Roberto Lagalla, si dice sicuro che «con lui rinascerà la Dc».
Ma il sostegno di due politici che hanno scontato pene definitive per i loro rapporti con Cosa nostra ha lasciato il segno. Se per Cuffaro è stata una campagna elettorale «bruttissima, fatta di veleni e di insulti» e «becere strumentalizzazioni moralistiche», la vede in tutt’altro modo il sindaco uscente Leoluca Orlando: «Non è stata solo bruttissima, è stata inquietante», rilancia Orlando, «Cuffaro e Dell’Utri hanno deciso per Lagalla, e tutti gli altri candidati del centrodestra si sono dovuti ritirare. Posso essere inquieto? Nella vita democratica questi sono messaggi precisi».
Orlando non fa sconti: «Sono stati lanciati messaggi che, a prescindere dall’intenzionalità, sono rassicuranti per la criminalità organizzata. A partire dalla procedura con cui si è arrivati alla scelta di Lagalla: anche questa può essere stata confortante per gli ambienti mafiosi».
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