Il motociclismo azzurro torna da Austin, Texas, con la consapevolezza dell’ennesima domenica da ricordare, in primis grazie al successo in Moto2 di Tony Arbolino (Kalex) e al doppio podio conquistato in Moto3 da Foggia e Migno, alle spalle dell’iberico Masià.
Soprattutto però, i principali sorrisi sono arrivati dalla MotoGP, grazie ancora ad Enea Bastiani e alle Ducati: il riminese, splendida sorpresa in Qatar, ha ormai una grande consapevolezza di sé e dei suoi mezzi, messi al servizio di una tattica di gara, improntata sull’intelligenza e sull’attendismo, che ha fruttato splendidamente.
La cronaca
Che la domenica di Austin dovesse riservare qualcosa di meraviglioso, erano già state le qualifiche della Classe MotoGP a decretarlo, con cinque Ducati nelle prime cinque posizioni: alle spalle del poleman Jorge Martin sulla Desmosedici della Pramac (pole position in 2’02”039), si erano infatti piazzati Miller, Bagnaia, Zarco e Bastianini.
Proprio l’australiano, allo spegnimento del semaforo, era riuscito a prendersi la testa alla prima curva, riguadagnandola dopo un confronto con Martin durato per tutto il giro iniziale.
A quel punto il ducatista “ufficiale” avrebbe condotto il Gran Premio (previsto sulla distanza di 20 giri) fino alla quint’ultima tornata, quando un irresistibile Enea Bastianini, rinvenuto grazie alla classica gestione soprattutto delle gomme che gli consentiva di avere una marcia in più nella seconda metà di gara, lo avrebbe infilato, per poi andarsene e vincere in solitaria.
Per Enea, anche la soddisfazione del giro più veloce, alla tornata quattordici, siglato in 2’03”251.
Una menzione speciale la meritano i due alfieri della Suzuki, Alex Rins e Joan Mir: la GSX-RR, caratterizzata dal montaggio in linea (e non a V) del suo 4 cilindri, consuma le gomme meno rispetto alla diretta concorrenza, col risultato di poter uscire alla distanza.
In piena rimonta Bastianini, l’unico che ad un certo punto sembrava potesse impensierire le Ducati era proprio Rins, per altro in lotta a lungo con Zarco e che avrebbe passato Martin al giro 12, poco dopo il futuro vincitore: alla fine, lo spagnolo ha conquistato la seconda posizione (per la Suzuki, il podio numero 500 in Top Class) su Miller alla penultima curva dell’ultimo giro, dopo che il ducatista, subito un primo affondo, gli aveva risposto di motore sul secondo rettilineo.
Un buon risultato, che insieme al quarto posto di Mir, da morale ai giapponesi, anche perché la Suzuki sembra disporre di migliori margini di miglioramento, ad esempio in termini di ciclistica, rispetto alla Yamaha, quest’ultima sorretta solamente dalla grinta e dal talento del Campione del Mondo in carica Fabio Quartararo (7°) davanti ad entrambe le Pramac di Martin e Zarco.
Scorrendo la classifica, in effetti, risalta la 16° posizione di Morbidelli, con l’altra Yamaha ufficiale, dietro a Dovizioso (WithU Yamaha; che si aggiudica l’ultimi punto) e la 22° di Darryn Binder, compagno del Dovi.
Dei piazzamenti importanti
Alla voce “punti pesanti”, non possiamo esimerci dall’indicare il 5° e il 6° in classifica: Bagnaia, alla seconda quinta piazza consecutiva, continua la risalita, alla ricerca della migliore prestazione, potendo da parte sua contare sulla forza della sua Desmosedici ufficiale, come sulla consapevolezza per quella che era stata la seconda metà del 2021.
Marc Marquez invece, saltate le due precedenti tappe per problemi fisici, ha invece vissuto una movimentata domenica; 9° in griglia, uno stallo in partenza lo aveva fatto sprofondare praticamente in coda al gruppo ma a quel punto, senza perdersi d’animo, lo spagnolo della Honda ha cominciato la sua rimonta personale, come al solito sempre al limite, recuperando fino alla sesta posizione e limitando così i danni.
Il Motomondiale torna in pista tra due settimane, per il Gran Premio del Portogallo.