Emmanuel Carrère fa l’endorsement per la “destra” macroniana, ovvero per il movimento centrista che raccoglierà i voti sia dei socialisti che di quello che resta dei gollisti: “Macron – ha detto al Corriere della Sera – rappresenta la destra presentabile”.
Su Zemmour e Le Pen
Per Carrère i due candidati di estrema destra – Zemmour e Le Pen, seconda nei sondaggi – non hanno chance di vittoria: “Marine Le Pen di oggi potrebbe candidarsi alla presidenza di Sos Racisme, l’associazione antirazzista (Carrère sorride). È gentile con tutti, non vuole male a nessuno… E anche il pericolo Zemmour si è un po’ ridimensionato. Putin gli ha nuociuto, tanto quanto ha giovato a Macron” … “Non soltanto perché Zemmour non ha più potuto usare la Z, simbolo della sua campagna, divenuta l’emblema dell’invasione russa. Ma perché la guerra, con la pandemia, ha suonato un po’ l’ora della raccolta. Un richiamo all’ordine“…. “La guerra di Putin è una tragedia; però se non altro ha contribuito ad affossare la candidatura Zemmour e ad aiutare Macron” perché il presidente francese si pone come mediatore internazionale e “queste cose ai francesi piacciono“.
Su Putin
Carrère era a Mosca quando è scoppiata la guerra, ha provato a rimanere per un po’ per cercare di capire la situazione. Non pensa che Putin sia impazzito: “Non è follia; è un incredibile errore di valutazione. Putin si era convinto che una parte degli ucraini avrebbe accolto i russi come liberatori. Come l’assassinio del duca di Enghien, l’invasione dell’Ucraina c’est plus qu’un crime; c’est une faute (non è più un crimine è un errore). Putin è sempre più isolato dal mondo. Non ha Internet, non ha contatti con la stampa straniera. Legge solo quello che gli scrivono, e gli scrivono solo quello che vuol leggere. Frequenta preferibilmente preti nazionalisti e invasati. Non sa nulla di quel che accade davvero fuori dal Cremlino“… “Quando vedrà che il suo potere d’acquisto sta crollando, il popolo reagirà. Purtroppo ci vorrà molto tempo, e molto dolore. Putin non sta soltanto massacrando un altro Paese; sta distruggendo il suo“.
Su Limonov al “Venerdì”
Eduard Limonov, lo scrittore e avventuriero russo a cui lei ha dedicato una celebre biografia, è morto due anni fa. Se fosse vivo, come si sarebbe schierato? «Era già stato a combattere nel Donbass, a Sebastopoli, in Transnistria. Se c’era da difendere russi maltrattati, o che lui pensava tali, o territori sottratti alla Grande Russia, era sempre il primo a partire. Quindi non c’è alcun dubbio: Limonov oggi sarebbe al fronte, da qualche parte nel sud dell’Ucraina».
Fa parte della sua ambiguità? «Complicato farne una sintesi politica. È stato un oppositore di Putin, anche coraggioso. E al tempo stesso, quando scavavi, era evidente che ne condivideva le idee. Rimproverava a Putin di essere troppo molle. Oggi non lo direbbe più».