«Noi siamo corsi per nascita e sentimenti, ma prima di tutto ci sentiamo italiani per lingua, costumi e tradizioni… E tutti gli italiani sono fratelli e solidali davanti alla Storia e davanti a Dio… Come Còrsi non vogliamo essere né servi e né “ribelli” e come italiani abbiamo il diritto di essere trattati uguale agli altri italiani… O non saremo nulla… O vinceremo con l’onore o moriremo con le armi in mano… La nostra guerra di liberazione è santa e giusta, come santo e giusto è il nome di Dio, e qui, nei nostri monti, spunterà per l’Italia il sole della libertà.»
(discorso di Pasquale Paoli pronunciato a Napoli nel 1750)
E dopo cinque anni, nel 1755 Pasquale Paoli, dichiara la Corsica indipendente dalla Repubblica di Genova. E così divenne per tutti i còrsi U BABBU DI A PATRIA.
Fu varata una costituzione molto avanzata per quei tempi, con chiara influenza illuminista, ma senza discostarsi dalle storiche tradizioni locali.
Nel 1765 Paoli fondò a Corte, l’Università di lingua italiana, visto che ne era la lingua ufficiale.
La Repubblica Còrsa, tra alterne vicende, resistette fino al 1768. Quando Genova, non potendo più sostenere i costi del sostegno francese nel sedare le rivolte, fu costretta a firmare il Trattato di Versailles.
Gli articoli del trattato di Versailles del 1768:
La Repubblica Serenissima di Genova concede in pegno alla Francia, infatti si tratta di possesso, pegno, cauzione, e non di proprietà.
Articolo 1.
Il Re farà occupare dalle sue Truppe le Piazze di Bastia, San Fiorenzo, Algaiola, Aiaccio, Calvi, Bonifazio, e le altre Piazze, Forti, Torri, o Porti situati nell’Isola di Corsica, e che sono necessari alla sicurezza delle Truppe di S. M. ed allo scopo, che si hanno proposto il Re, e la Repubblica di Genova di togliere alli Corsi ogni mezzo di nuocere ai Sudditi, ed alle Possessioni della Repubblica.
Articolo 2.
Le Piazze, e Porti occupati dalle Truppe del Re, saranno posseduti da S. M. che vi eserciterà tutti li diritti della Sovranità, e le dette Piazze, e Porti, come i detti diritti gli serviranno, come di Pegno, o Cauzione colla Repubblica per le spese, che il Re sarà obbligato di fare, tanto per occupare, che per conservare le dette Piazze, e Porti.
Articolo 3.
Il Re, e la Seren. Repubblica sono convenuti che l’esercizio della Sovranità ceduto al Re per l’Articolo precedente, sarà intero ed assoluto, ma che frattanto, non dovendosi considerare che come un Pegno per le spese che S. M. farà per l’interesse della Repubblica, la detta Sovranità nelle mani del Re, non autorizzerà S. M. a disporre delle Piazze o Porti di Corsica in favore di un Terzo, senza il consentimento della Repubblica.
……
Articolo 15.
Sua Maestà stabilirà in Corsica in tutto il tempo che le Piazze, Porti, e Terre dell’Isola si troveranno sotto il suo Dominio li Diritti di Gabelle, di Aiuti, ed in generale tutti li diritti delle sue Ferme Generali, come altresì quelle imposizioni che giudicherà convenevoli, ed il prodotto dei detti Diritti, ed Imposizioni, di cui si terrà esatto registro, sarà defalcato dalla somma che la Repubblica sarà obbligata di rimborsare al Re, quando Essa vorrà rientrare al Possesso della Corsica.
Articolo 16.
Le Ratificazioni del presente Trattato, spedite in buona forma, saranno Cambiate nello spazio di un mese, o al più presto che si può, contando dal giorno della sottoscrizione del presente Trattato.
In fede di che Noi Ministri Plenipotenziari ec. abbiamo firmato ec.
Fatto a Versailles li 15 giugno 1768.
Il Duca di Choiseuil. ― Augustino Paolo Domenico Sorba.
In verità non si arrivò mai ad una definizione completa del passaggio alla Francia. Neanche dopo l’unità d’Italia. La vicenda è tutt’ora aperta. La Francia è forte e determinata. L’Italia, ahimè, no. Zitta e con la testa sotto la sabbia. La vicenda è ancora aperta, ripeto.
Forse i francesi avevano già idea di appropriarsene, vista la centralità della Còrsica nel mar Tirreno. Ed è invece sicuro che l’obiettivo in tempi moderni della sua colonizzazione, sia proprio questo.
Oggi la popolazione è di circa 340mila abitanti. Vale a dire 40 abitanti per km quadro.
Ajaccio 70mila ab., Bastia 45mila, Portovecchio 12mila, Corte quasi 8mila. Da questi numeri si può capire che se 20mila cittadini scendono in piazza a Bastia, significa davvero popolo in rivolta. Così in questi giorni in tutte le città, cittadine, paesi e borghi di tutta l’isola, per condannare prima l’aggressione, poi la morte di Yvan Colonna, l’indipendentista assassinato in carcere. E Parigi anche oggi reagisce con estrema violenza.
Ma il silenzio del Governo Italiano? Eppure la Còrsica è Italia, anche geograficamente. Più vicina della Sardegna alla costa tirrenica. Eppure silenzio. Silenzio da sempre. Silenzio sui mancati diritti dei còrsi nella propria terra. Silenzio sull’imposizione violenta della lingua francese. Un po’ come succede in Irlanda del nord con il gaelico.
Silenzio sulla ridefinizione delle acque territoriali. Vedi governo Gentiloni. Silenzio sulla impossibilità di vedere e sentire canali tv e radio italiane. Silenzio sugli attentati che tanti anni fa all’Elba ne distrussero i ripetitori. Silenzio sulle continue cancellazioni di trasporti navali fino a Bastia e a Portovecchio. Silenzio sulla assenza di voli diretti, ad esempio da Roma. Silenzio sulla brutalità francese nel voler tagliare in tutti i modi i rapporti con la Madre Patria Italia.
Silenzio su ogni altra cosa, comprese le tradizioni culinarie. Eppure tutto parla di italiano-còrso. Dal prizuttu, alla zuppa còrsa, ai maiali còrsi allevati solo allo stato brado. Fino alla “Pietra, biera còrsa accumudata cu a castagna”.
Sì perché la Còrsica è soprattutto montagne.
La frequento dal 1987, quasi ogni anno sono lì. Quando mi chiedono cos’è questa passione per te, rispondo così in modo grossolano per far capire subito: La Còrsica? Le Dolomiti nel mar della Sardegna.
La vivo sopra e sotto. Intendo sopra dal Monte Cinto, con i suoi 2.700 metri, neve anche ad agosto, a tutte le infinite vette alte più di 2.000 metri. Mattina in mare, pomeriggio a 1.500 metri. Ed è possibile ovunque ci si trovi in uno dei suoi 1.800 km di coste incontaminate. Sotto, per le immersioni in un mare integro da nord a sud, da Centuri a Bonifaziu, passanto per la Girolata.
E su questo tema dell’integrità di Kallistè, così la chiamavano i greci Isola della Bellezza, gli indipendentisti l’hanno quasi interamente salvata.
Le costruzioni isolate, come i borghi dove è indelebile lo stile toscano e genovese.
Ecco perchè il silenzio italiano, da sempre, ha nel tempo irritato i còrsi. Eccetto il periodo fascista, in verità vissuto come imposto. E qui vi rimando allo scritto di Gioacchino Volpe “Storia della Corsica Italiana”, prima uscita negli anni trenta, riedito ora da Eclettica.
Un legame ultra millenario, come dimostra Centuri, che deve il nome alla centuria romana inviata lì a controllarne la costa verso nord. E dove, poco sopra il porticciolo scavato nella roccia dai centurioni, fu inviato in esilio Seneca.
Ma oggi all’aeroporto di Figari e a quello di Solenzara, sempre nel sud della Còrsica, ci sono i jet francesi. Ricordate l’abbattimento del Dc9 di Ustica?
Come nella bellissima cittadina fortificata di Calvi, zona centroccidentale, c’è la più importante base della famosa Legione Straniera fuori dalla Francia.
Oggi Macron fa promesse di autonomia, a cui nessuno crede, visto che in due secoli c’è stata solo repressione. E’ in campagna elettorale.
In conclusione, come si fa non interessarsene? A non pretendere rispetto oggi, visto quanto succede in questo momento dove ognuno dice all’altro cosa deve fare, ma nessuno pensa a cosa fare intanto per se e il suo popolo.
La Còrsica non sarà mai francese, mai. Come non tornerà italiana, per colpa dell’insipienza e della vigliaccheria dei nostri governi.
“So còrso, ne so fieru”.
N.B.: Ricerca di Gian Luigi Pepa per il Trattato di Versailles.
Non conosco se non superficialmente l’attuale situazione socio-politica della Corsica, anche se sono consapevole delle similitudini con quelle della vicina Sardegna.
Prendersela però coi governi italiani fin dal XIX secolo per la loro inazione, mi pare un po’ ingeneroso: alla Francia i Savoia dovevano la riuscita della II Guerra d’Indipendenza, Mussolini non avrebbe potuto attaccar briga con l’ex-alleato durante il Ventennio (e anche per la Campagna delle Alpi Occidentali del 1940 si attirò il giusto malanimo di gran parte dei suoi).
Dopodiché, da sconfitti della II Guerra Mondiale che avremmo potuto fare sinceramente? Già è tanto aver conservato in territorio nazionale la Sicilia e la Sardegna.
Se i genovesi l’han di fatto ceduta alla Francia è perchè la Corsica costava più di quanto rendesse! Erano saggi… La Corsica è un’altra Albania/ pussa via!!!
Moh, che hanno combinato i côrsi al di là della loro massiccia presenza delle carceri francesi? Per delinquenza comune, non per orgogliosa, e disinteressata, fierezza pseudo-nazionalistica…
Il fascismo sostenne anche culturalmente l’irredentismo corso. Il grande storico nazionalista Gioacchino Volpe diresse l’Archivio Storico di Corsica, una pubblicazione trimestrale cui collaborarono insigni studiosi anche non fascisti. Durante la seconda guerra mondiale occupammo per un breve periodo l’isola, ma, a quanto mi raccontava un amico di famiglia, ufficiale di cavalleria, che era stato fra le truppe d’occupazione, la popolazione non era molto entusiasta: rispetto ai francesi ci considerava dei parenti poveri. Dopo la guerra, è assai se la Francia non ci abbia preso la Valle d’Aosta e persino l’Isola d’Elba, in cui fece sbarcare truppe coloniali senegalesi che instaurarono un regime di terrore violentando le donne.
Oggi, in tutta onestà, preferisco che la patata bollente dell’irredentismo corso rimanga in mano dei cugini d’Oltralpe.
Stiamo commentando un articolo riguardante un tale che di cognome fa Colonna. Vogliamo aggiungere altro ? E’ un cognome pseudo-italico ? Le vicende storiche e politiche sono un’altra, anche se correlata, faccenda. Detto questo, siamo la nazione del Natale di Sangue, come potremmo interessarci alla vicende corse.
Enrico. Hai ragione. Quando mai la Corsica è stata italiana? Nizza vorrebbe essere italiana? (non mi sembra). Figuriamoci la Savoia, alla quale pur mirava quel ‘tagliato fuori dal mondo’ di Re Vittorio Emanuele III… Proporrei, anzi, di mettere all’asta le nostre isole per ripianare il debito pubblico… Se Sleepy Joe le volesse…
Ma quale Madre Patria? Mai la Corsica fu italiana. Fu ceduta dalla Repubblica di Genova alla Francia nel 1768, come noto. Ed a noi che cosa ci può importare dell’irredentismo corso o bretone?
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Onore ai Corsi in rivolta !
Abbiamo già abbastanza rompicoglioni in Italia per prenderne altri…
Vorrebbero essere italiani perchè l’Italia è più ‘tollerante’ della Francia verso mafie e criminalità di ogni tipo.
Non conosco se non superficialmente l’attuale situazione socio-politica della Corsica, anche se sono consapevole delle similitudini con quelle della vicina Sardegna.
Prendersela però coi governi italiani fin dal XIX secolo per la loro inazione, mi pare un po’ ingeneroso: alla Francia i Savoia dovevano la riuscita della II Guerra d’Indipendenza, Mussolini non avrebbe potuto attaccar briga con l’ex-alleato durante il Ventennio (e anche per la Campagna delle Alpi Occidentali del 1940 si attirò il giusto malanimo di gran parte dei suoi).
Dopodiché, da sconfitti della II Guerra Mondiale che avremmo potuto fare sinceramente? Già è tanto aver conservato in territorio nazionale la Sicilia e la Sardegna.
Se i genovesi l’han di fatto ceduta alla Francia è perchè la Corsica costava più di quanto rendesse! Erano saggi… La Corsica è un’altra Albania/ pussa via!!!
Rivolta dei corsi per avere più aiuti, diritti, privilegi… mica per la lingua di Dante…
ONORE AI CORSI, POPOLO FIERO ed ORGOGLIOSO, non PECORE come gli itaglyani..!!!???
Moh, che hanno combinato i côrsi al di là della loro massiccia presenza delle carceri francesi? Per delinquenza comune, non per orgogliosa, e disinteressata, fierezza pseudo-nazionalistica…
Il fascismo sostenne anche culturalmente l’irredentismo corso. Il grande storico nazionalista Gioacchino Volpe diresse l’Archivio Storico di Corsica, una pubblicazione trimestrale cui collaborarono insigni studiosi anche non fascisti. Durante la seconda guerra mondiale occupammo per un breve periodo l’isola, ma, a quanto mi raccontava un amico di famiglia, ufficiale di cavalleria, che era stato fra le truppe d’occupazione, la popolazione non era molto entusiasta: rispetto ai francesi ci considerava dei parenti poveri. Dopo la guerra, è assai se la Francia non ci abbia preso la Valle d’Aosta e persino l’Isola d’Elba, in cui fece sbarcare truppe coloniali senegalesi che instaurarono un regime di terrore violentando le donne.
Oggi, in tutta onestà, preferisco che la patata bollente dell’irredentismo corso rimanga in mano dei cugini d’Oltralpe.
Stiamo commentando un articolo riguardante un tale che di cognome fa Colonna. Vogliamo aggiungere altro ? E’ un cognome pseudo-italico ? Le vicende storiche e politiche sono un’altra, anche se correlata, faccenda. Detto questo, siamo la nazione del Natale di Sangue, come potremmo interessarci alla vicende corse.
Enrico. Hai ragione. Quando mai la Corsica è stata italiana? Nizza vorrebbe essere italiana? (non mi sembra). Figuriamoci la Savoia, alla quale pur mirava quel ‘tagliato fuori dal mondo’ di Re Vittorio Emanuele III… Proporrei, anzi, di mettere all’asta le nostre isole per ripianare il debito pubblico… Se Sleepy Joe le volesse…
Natale di Sangue? Quella tragica buffonata dannunziana?
Ma quale Madre Patria? Mai la Corsica fu italiana. Fu ceduta dalla Repubblica di Genova alla Francia nel 1768, come noto. Ed a noi che cosa ci può importare dell’irredentismo corso o bretone?
No, tragico fu il trattato di Rapallo e la schifezza liberale che lo ha firmato. Ad averli oggi 1.000 buffoni come D’Annunzio.
L’Italia aveva firmato un Trattato. D’Annunzio doveva accettarlo e non sacrificare inutilmente vite.
I poeti facciano i poeti, i politici i politici, i militari i militari.