L’esempio di Sparta. Un nome che ha radici antichissime e che, ancora oggi, evoca gesta e valori estremamente rilevanti. Per comprendere meglio il mito senza tempo di Lacedemone, Passaggio al Bosco ha dato alle stampe un volume molto interessante intitolato L’esempio di Sparta (collana Agoghé, Passaggio al Bosco 2022): si tratta di una raccolta di contributi di autori vari curata da Marco Scatarzi che appunto, come precisa il sottotitolo, mira a tracciare la “storia, eredità e mito di una Civiltà immortale”.
Una civiltà che, come è giustamente sottolineato nella quarta di copertina, è stata capace di
“illuminare i secoli e fornire perenni linee di vetta. Fonte di ispirazione per guerrieri, filosofi e rivoluzionari, Lacedemone ha tracciato un solco unico e irripetibile: dalla totalità organica del suo ordinamento alla ferrea educazione dell’Agoghé; dall’essenziale austerità del suo stile di vita alla centralità comunitaria delle sue istituzioni; dalla celebre potenza della sua falange alla formidabile tempra dei suoi soldati”.
Grazie anche ad una grafica particolare, in cui il testo è arricchito da immagini e da pagine da leggere in negativo (bianco su nero) che ne spezzano la linearità anche visiva, le circa duecento pagine del volume propongono ai lettori un percorso che si configura – questo lo scopo dichiarato della raccolta – come “uno strumento di analisi storica ed un contributo alla formazione di sé, nel solco di una Weltanshauung eroica, marziale e solare”.
Ecco allora che, pagina dopo pagina, la concezione del mondo dei lacedemoni attraversa il tempo e lo spazio e grazie ai contributi degli autori (Marco Scatarzi, Maurizio Rossi, Pino Rauti, Roberto Giacomelli, Alessandro Manzo, Francesco Dal Pino, Comunità Militante Raido, Rutilio Sermonti, Nello Gatta, Adriano Scianca) arriva, con la sua immutata ed evocativa potenza, fino ai giorni nostri.
Giorni in cui si assiste ad una omologazione imposta dal pensiero unico globalista e dalle sue derivazioni (in primis “cancel culture” iconoclasta, che vorrebbe annullare qualunque radice tradizionale in nome di una presunta uguaglianza livellatrice verso il basso). Giorni in cui, proprio per questo, riproporre il riferimento a radici storiche come quelle di Sparta diventa assai significativo. E necessario. Perché per reagire a tale declinante andamento, occorre attingere alla “cultura delle origini” e alla memoria ancestrale della nostra Civiltà: quella che si alimenta – è giustamente sottolineato nella scheda editoriale del libro di Passaggio al Bosco – con “il sangue versato alle Termopili, che rappresenta un esempio imperituro di coraggio, di sacrificio e di attaccamento alla Patria”.
Tutto vero. Ma quanto è durata la potenza di Sparta?
Assieme alla ‘Weltanshauung eroica, marziale e solare’, all’eugenetica, all’educazione statale dai 7 anni, alle gesta delle Termopili ecc. Sparta era famosa nell’antichità anche per la ‘flagellazione degli efebi’, la diamastigosis, sotto lo stretto controllo delle sacerdotesse del Santuario di Artemide Ortia – dove si svolgeva tale rituale, più o meno sacro – che controllavano, probabilmente con grande scrupolo e soddisfazione, la forza ed intensità dei colpi inferti, affinchè gli stessi fossero sempre ben sodi… Rituale sorto forse allo scopo di esaltare il principio vitale negli efebi, presto ridottosi in prassi e luogo di culto pederastico, vizio del resto presente in ogni società ‘militare’. Le vice allemand, ad esempio. Consuetudine spartana, descritta da Senofonte, Platone, Plutarco. Il numero degli ‘aficionados’ crebbe al tempo della dominazione romana, ed addirittura venne lì costruito un anfiteatro per accogliere i ‘turisti’, narra Cicerone.