Tra un po’ ritornerà Sanremo e Sabrina Salerno, insieme a Jo Squillo, qualche anno fa cantava al Festival l’orgoglio femminile: “Siamo donne, oltre alle gambe c’è di più”. Tanto tempo è passato ma, fortunatamente, il mondo se n’è accorto. Specialmente l’Europa. Una donna, Ursula von der Leyen, presiede la Commissione Europea. Un’altra donna, la maltese Roberta Metsola, presiede il Parlamento Europeo. E ancora un’altra ha appena salutato tutti, dopo aver impresso il suo marchio su un’epoca recentissima dell’Unione e della Germania, Angela Merkel.
Tutte queste donne hanno qualcosa in comune. Sono tutte esponenti del centrodestra. Così come, in Italia, è solo il partito di Fratelli d’Italia a essere governato da una signora, Giorgia Meloni. La sinistra non c’è. Praticamente assente, ingiustificata se si considerano le tonnellate di carta e di byte sprecati (evidentemente) a parlare di quote rosa, percentuali in giunta, assorbenti e altre amenità.
Quirinarie
Ora che incombono le elezioni per il Quirinale, meno che mai in Italia si parla di donne. Se non per riempire le colonne di “colore” dei resoconti quotidiani. Men che mai a sinistra. E la questione è sostanziale e notevole. Perché se pure il centrodestra, o quanto ne resta, non ha proposto un nome di donna eppure presenta la signora Meloni tra i “kingmaker”, tra i decisori dell’intricata matassa quirinalizia.
La realtà, contro cui non c’è teoria né ideologia che tenga, è questa. Delle donne si sono accorti tutti, in Europa e persino nella retriva e patriarcale destra italiana. A sinistra, oltre gli asterischi, le bordate delle scrittrici e il riarmo dei combattenti e reduci della stagione (anti)berlusconiana, non c’è niente. Forse la galassia liberal farebbe bene a ripassare un po’ di pop: “Siamo donne, oltre le quote rosa c’è di più”. Alzate il volume!
In Italia non ci sono al momento donne con i requisiti per essere un autorevole Presidente della Repubblica.
Dovendo scegliere una donna, propenderei per Letizia Moratti. Dove è andata, ha fatto bene, anche come ministro dell’Istruzione lavorò seriamente e per questo fu ferocemente contestata dalle sinistre, cosa che non avvenne invece alla Gelmini. Il suo impegno per San Patrignano, inoltre, merita rispetto.