Manzoni, Dürer e Corbin a spasso per Leonforte. “Sono cose che passano” è il nuovo romanzo di Pietrangelo Buttafuoco, edito da La Nave di Teseo. Un caleidoscopio di piani dell’esistenza e dell’esistente. Una storia che, se la Sicilia è il centro del Mondo, dal centro della Sicilia si irradia sull’Europa.
Un canovaccio teatrale, vivido e carnale, ambientato al tempo della ricostruzione post-bellica. L’amore, lui e lei, adombrato dalla cattiveria dell’antagonista – la sempiterna arpia della suocera -, tutto intorno gira un mondo che è già finito eppure finir davvero non può. Appare prima il diavolo, Famelico: grottesco, vile eppure a suo modo potente. È una presenza reale, sebbene sia su un altro piano – più sottile – dell’esistenza. Sussurra tentazioni inquietanti all’orecchio di lei, la nobilissima Ottavia. E lei, come la sventurata Gertrude, gli risponde.
Amore, passione e senso di inadeguatezza. Uno scontro di mondi, orizzontale e verticale: noia, la cifra aristocratica, contro l’ingenua tensione per la “roba” di quel ceto agrario che tenta di nobilitarsi. Ma poi appare la Morte, e nulla sarà più come prima. Semmai più ingarbugliato. Sorella Morte, presenza vivissima, è ineluttabile. Non ha pietà. Anzi sì. A modo suo: deliziosa l’immagine della Signora con la Falce seduta in anticamera che scosta i piedi ossuti per non intralciare la commovente devozione maritale della principessa, di corsa, in fretta e furia, diretta dal farmacista.
Il groviglio si scioglie grazie al Cavaliere. Carlo Delcroix, cieco e senza più le braccia, è l’uomo attraverso cui avviene il disvelamento dell’intrigo. C’è qualcosa di antico, sublime: Omero era cieco, Odino si immola a se stesso rendendosi orbo. Non si diventa saggi, dunque non si entra in contatto diretto con le sfere luminose, senza sacrificio.
Oltre non è lecito dire per non sciupare al lettore la meraviglia dell’intreccio del romanzo. Che si legge d’un fiato, tanto avvincente – teatrale, appunto – è il dipanarsi della vicenda. Che porta Manzoni, Dürer e Corbin a Leonforte, al centro della Sicilia. Dunque, al centro di un mondo antico che, oltre ogni sirena d’oblio che suona da Oltreoceano e a dispetto del titolo stesso, è cosa che non passa.