Bisogna ripartire dal “pensiero della vita nella sua tensione con la politica e la storia”, per superare la sconfitta nelle recenti comunali per le destre, ignare del valore contemporaneo del governo municipale. Non a caso da Parigi a Budapest, passando per Roma e Berlino non c’è un solo caso di sindaco espressione di una sensibilità conservatrice o non conformista o non allineata al pensiero unico.
Il filosofo Edoardo Dallari ha dato alle stampe per Mimesis un saggio profondo sulla centralità dell’idea di conflitto (e di decisione connessa alla contesa) nel volume “Il conflitto costituente. Da Platone a Machiavelli”. Nessun provocazione e nessun invito a Michetti o Bernardo a leggere autori chiave per ritrovare le ragioni della politica.
Nella sconfitta del fronte conservatore nelle città c’è una crisi del politico rilevante, una sottovalutazione del ruolo dei campanili nella statualità, mentre i fondi Ue saranno gestiti soprattutto dalle burocrazie dei campanili. La ricerca di Dallari ci porta volutamente lontano dalla realtà, ma per coglierne le sfumature più profonde: la speculazione filosofica che mette insieme Platone e Machiavelli, l’idea di Roma, il pensiero di Cicerone, gli scritti di Agostino.
“Il conflitto- scrive Dallari – deve essere intenzionato all’ordine”. La presenza solitarie delle destre nei luoghi del conflitto sociale – fabbriche, periferie, centri storici desertificati – non può non portare ad una sintesi politica, che deve avere una declinazione governista. Si può raccogliere il lamento dei cittadini che riscontrano, per esempio, l’assenza di collegamenti pubblici tra borgate e centro città, ma se non si possiedono gli strumenti per intervenire il presidio nazionalpopolare diventa solo un esercizio di ascolto, ma non di vero cambiamento. Idem per la protesta crescente nei centri cittadini dove servizi e utenze sono falcidiate dalla crisi, determinando una evoluzione verso una rarefazione dell’umanità metropolitana. Superficiale, inoltre, è stato finora il dialogo con le élite cittadine, con le università e con la borghesia non progressista e attenta alle radici, che reclama una interlocuzione con le forze che possano arrestare il declino delle comunità cittadine marginalizzate dagli effetti del globalismo.
“Gli umori – aggiunge lo studioso allievo di Massimo Cacciari – come sono radici di conflitti costituenti così lo sono di quelli distruttivi, creazione e distruzione sono l’apriori di possibilità necessarie, di possibilità ugualmente immanenti alla conflittualità”. Da qui la riscoperta del valore costituente della decisione politica, che ri-ordina l’esistente. E ha una specifica declinazione delle città.
Dalla filosofia classica alla ricostruzione di una piattaforma realista di governo delle città, al tempo della digitalizzazione delle esistenze, anche per sfumare i conflitti. Una lezione che emerge nitida dal saggio di Dallari. Un invito alla lettura per chi non vuole perdere l’occasione di gareggiare con chance di vittoria per il governo delle comunità locali.
*”Il conflitto costituente. Da Platone a Machiavelli” di Edoardo Dallari, Mimesis