La legge sul femminicidio apre, anzi, spalanca la porta ad un concetto innovativo di giurisprudenza: la legislazione eterodiretta. Mi spiego meglio. Il meccanismo è, a un dipresso, il seguente: la stampa e le televisioni decidono di cavalcare un fenomeno, cui viene dato particolare risalto. Una volta è lo stupro di gruppo, un’altra volta la ludopatia, un’altra ancora il femminicidio: è sempre stato così, per la verità, con i giornalisti a spremere un filone fino ad esaurimento, per poi passare ad altro. Va da sè che, mettendo sotto i riflettori una piaga sociale, non è che le altre, come per incanto, evaporino: però, nell’opinione comune, invece, è proprio questo che accade.
La novità è che, oggi, il Parlamento ha deciso di andare dietro a questa pittoresca peculiarità dell’informazione, e legifera d’urgenza, per rispondere ad un allarme sociale creato ad hoc. Perché i femminicidi c’erano anche prima, ma, magari, non si dava loro tutto questo risalto: e, anche adesso, di piaghe sociali ne possediamo una collezione, ma nessuno si sogna di fare delle leggi per contrastarle.
Facciamo un esempio: i pirati della strada. Se un’associazione, una fondazione, un centro di ricerca, si prendesse la briga di controllare, anche solo in riferimento ad un anno, la percentuale di incidenti stradali con esiti gravi o letali, causati da extracomunitari ubriachi, rispetto a quelli causati da Italiani, salterebbe fuori un dato dolorosamente allarmante: non è difficile, basta prendersi la briga di scorrere l’archivio di un qualunque quotidiano per contare il numero degli uni e degli altri. Gli extracomunitari vincono cento a uno. E i morti sono dieci, venti volte più che quelli dovuti a femminicidi. Però, nessuno ne parla: nessuno pone la questione. E il Parlamento tira di lungo, senza nemmeno accennare alle famiglie distrutte, alle vite spezzate. Perché non conviene, perché si passerebbe per i cattivi di turno, perché si pesterebbero i calli a qualche politicante che conta, per convenzione, per conformismo, per paura. E, poi, cosa dovrebbero fare le Camere? Proibire la vendita di alcolici agli stranieri? Non permettere loro la circolazione?
Vedete bene che il problema è di quelli spinosi. Si potrebbe, perlomeno, comportarsi come nel caso del femminicidio: inasprire le pene. Il che, nella fattispecie, significherebbe semplicemente applicarle, visto che, oggi come oggi, chi stermina una famiglia viaggiando contromano ubriaco, dopo due giorni dorme a casa sua: sarebbe già qualcosa. Invece, non vola una carta: le stragi causate da stranieri ciucchi come mine o drogati non fanno notizia, ergo non fanno nemmeno legge. D’altronde, siamo in un Paese in cui vige l’obbligo non scritto di chiamare “rumeni” gli zingari, per evitare che qualcuno possa prendersela con loro, dopo qualche fattaccio: non vi dico come i veri Romeni gradiscano questa mascherata. Quindi, teniamoci il femminicidio ed accontentiamoci. Nel dubbio, comunque, è meglio viaggiare in treno o in aereo…
@barbadilloit