Il protocollo è rispettato, certo. Duca e duchessa di Cambridge camminano sul tappeto rosso, due passi indietro rispetto al principe di Galles e alla duchessa di Cornovaglia. Ma lo scorso martedì 28 settembre, alla Royal Albert di Londra, gli obiettivi erano tutti puntati su William e Kate, più che sublime nell’abito dorato, griffato Jenny Packham. Tanto da eclissare la pleiade di attrici riunite per l’anteprima dell’ultimo film su James Bond, No Time to Die. Tanto che Daniel Craig, che si congedava da 007, si è lasciato sfuggire: “Lei è proprio affascinante”.
Il principe di Galles e la duchessa di Cornovaglia sono perfetti, eleganti, allegri, lieti di scambiare qualche parola con gli attori, baciando con affetto il duca e la duchessa di Cambridge. Le due coppia si completano idealmente. Ma gioventù e scintillio della giovane generazione eclissano il fascino un po’ annoso della vecchia. L’indomani, d’altronde, la stampa britannica mette in prima pagina “la donna dal vestito d’oro”, alludendo a un James Bond d’epoca, L’uomo dalla pistola d’oro. Del resto William e Kate sono ovunque, già partiti per un viaggio nell’Irlanda del Nord, quanto mai necessario per ridurre le tensioni dovute alle frontiere marittime imposte dalla Brexit. Dai campi da rugby di Derry allo zoo dell’Università dell’Ulster, l’operazione – seduzione gira a pieno regime.
Ancora una volta è crudele il confronto con la pubblicità cui il principe di Galles avrebbe volentieri rinunciato. Cartelloni di 3 m x 2 m sono sbocciati sulle strade per Cardiff, Swansea e Aberdare, nel Galles. Mostrano una foto del principe Carlo, con legenda in gallese: “Nad Oes angen tywysog ad Gymru” . Traduzione inglese. “Wales don’t need a prince” (“Al Galles non serve un principe”). Questa campagna contro la monarchia è di Republic, gruppo politico che ha raccolto più di 29.000 euro coi social per “rilanciare il dibattito sulla monarchia tra la popolazione”. Il suo argomentare è semplice: “La monarchia ha torto nel principio, torto nella pratica ed è nociva per la politica britannica”. Per quanto minoritario, un attacco tanto mirato non può essere aneddotico. Per alcuni Carlo è nel mirino, specie dopo lo scandalo “decorazioni a pagamento”.
La Prince’s Foundation è decapitata. Si sono dimessi in meno di tre settimane il presidente Douglas Connell, il direttore generale Michael Fawcett, al servizio del principe Carlo da oltre vent’anni. Causa: l’articolo del Sunday Times sul sistema che distribuiva onorificenze a stranieri facoltosia. Tra loro, l’affarista saudita Marei Mubarak bin Mahfuz, divenuto commander dell’Ordine dell’Impero britannico nel 2016, versando 1,7 milioni di euro alla Fondazione. Appaiono anche altri personaggi discutibili: un affarista cinese, accusato di riciclaggio; e un banchiere russo, che avrebbe dato più di 500.000 euro a un intermediario per essere invitato a eventi privati organizzati dal principe Carlo. Ricevimenti poi annullati per il Covid 19. Certo, il figlio maggiore della regina Elisabetta ha superato altre tempeste, ma ha 72 anni e i danni mediatici contano doppio quando sta per succedere alla madre.
Nel privato non va molto meglio. Il figlio di Elisabetta II avrebbe irritato la carissima madre suggerendo di rendere accessibili tutto l’anno spazi di Buckingham Palace. Un’invasione impensabile per la sovrana, che vuole conservare il carattere privato della dimora. Questa polemica si aggiunge a quella, falsa, concernente il principe di Galles e il duca di Wessex sul titolo del duca di Edimburgo. Un malinteso mal gestito, perché da tempo è previsto che Carlo, una volta salito a trono, passi il titolo al fratello Edoardo, presidente del Duke’s of Edinburgh Award. E’ tanto più deprecabile che la coppia Wessex colmi brillantemente i vuoti nell’agenda regale lasciati dalla partenza di Harry. Per Carlo le intemperanze del figlio minore Edoardo s’aggiungono alla già lunga lista di incendi mediatici da circoscrivere.
Oltre a denunciare un padre che naviga tra assenza e goffaggine, Harry ravviva la memoria degli anni di Diana. Anche in questo caso Carlo patisce un pregiudizio. Nulla cambia la presenza di Camilla, sua moglie da sedici anni, anche se la duchessa di Cornovaglia tenta di conquistare il cuore degli inglesi. Ma ciò che ieri poteva passare per riconciliazione con l’opinione pubblica oggi pare una preparazione allo status futuro.
Uomo esigente, perfezionista, dalle collere esplosive, Carlo vuole controllare tutto. Spedisce perfino missive ai ministeri, indifferente alle regole implicite della monarchia. Al microfono di una radio, il deputato laburista Stephen Pound sintetizza: “Il patto con Carlo era: paghiamo qualcuno per mettere il dentifricio sul suo spazzolino e perché lui non faccia politica. Lui non l’ha rispettato”. E così per Stephen Pound, come per altri, gli sguardi si volgono… a William e signora. “Onestamente credo che qualcuno come Kate possa salvare la famiglia reale”, conclude Stephen Pound nell’intervista.
Paradosso della nostra epoca: il rappresentante di un partito di sinistra designa la campionessa che lucidi il blasone della Casa di Windsor… Gli dà ragione l’ultimo sondaggio di You Gov. Dopo la regina, il principe William è il secondo membro della famiglia reale, col 72% di giudizi favorevoli. La moglie Catherine lo segue col 64%. Il principe Carlo è settimo col 45%. Camilla decima, col 36%. Ma non è solo nelle cifre la differenza tra le due coppie.
Mentre Camilla e Carlo celebrano l’LXXXI anniversario della battaglia d’Inghilterra nell’abbazia di Westminster, William diffonde una prima lista di personalità selezionate per l’Earth Prize Shot, il suo premio ambientalista, dotato di un milione di sterline ogni anno per dieci anni. I laureati saranno premiati il 17 ottobre in una cerimonia trasmessa dalle Bbc. E se Harry e Meghan sono ai vertici degli influencer per The Times, William e Kate avrebbero posto tra le coppie di potere.
La visita ufficiale del duca e della duchessa di Cambridge in Scozia nello scorso maggio ne è un simbolo. La presenza dei membri della famiglia reale, poco dopo la vittoria di Nicola Sturgeon, assume tutto il suo senso, mentre il primo ministro e capo dello Scottish National Party riafferma di voler un referendum sull’indipendenza. La crescente potenza del duca e della duchessa di Cambridge non è una novità e si è manifestata attraverso durante la pandemia. Da allora la coppia è continuamente d’attualità. Lo attestano l’intervento di William sui rifugiati afgani e l’incontro di Kate – in una base della Royal Air Force – con truppe impegnate nell’operazione.
Questa strategia della visibilità a 360° è incoraggiata dalla regina, la cui fiducia nel nipote è nata negli incontri del sabato, organizzati a Windsor quando lui era adolescente. Ogni settimana l’allievo di Eton andava al castello per il tè: due ore con la nonna. Queste lunghe ore di apprendistato, con la migliore professoressa del mondo, hanno forgiato un nuovo erede al trono.
Di fronte al padre, seppellito da polemiche e col futuro adombrato dalle conseguenze giudiziarie del caso del figlio Andrew, William e Kate paiono a molti la sola opzione. Ma il dopo-Elisabetta passerà comunque per il principe Carlo. Che egli sia re dieci minuti, dieci giorni, dieci mesi o dieci anni, si rispetterà l’ordine di successione, fondamento di una monarchia. Il resto dipende da lui. Il regno di Elisabetta II è inaggirabile. Come Juan Carlos, di cui in Spagna era imprevedibile l’abdicazione, Carlo cederà il posto al figlio? O, avendo pazientato tanti anni, tenterà d’indirizzare la monarchia verso l’auspicato formato più stretto? Anche la sua salute può porre questioni, senza dimenticare l’opinione pubblica, parte importante dell’equazione.
Tra queste incognite, William è perfetto per garantire un futuro a Casa Windsor Ma attenti: il duca e la duchessa di Cambridge forse hanno un punto debole: non averne. Tra l’erede al trono dal percorso tormentato e un successore, per alcuni perfettino, a decidere sarà la Storia.
(Point de Vue n. 3816, 6 – 12 ottobre 2021)
Vogliono bene a Kate, Harry, se non a Meghan, con l’unico scopo di minare la solidità della Monarchia britannica. Padronissimi, certo, ma l’informazione dovrebbe essere corretta. BBC e quotidiani repubblicani, in maggioranza, hanno per 30 anni elevato un monumento alla povera sciocchina Diana pur di scardinare il sentimento monarchico. Trucchetto vecchio per i gonzi che ci cascano…
Una monarchia non si regge sui décolettés di Diana o di Kate…