Il prestigioso e ambito Premio Italia Medievale 2021, istituito nel 2004 per «assegnare annualmente un riconoscimento a personalità, istituzioni e privati che si sono particolarmente distinti nella promozione e valorizzazione del patrimonio medievale del nostro paese», è stato vinto, per la sezione editoria, dal giornalista e studioso bitontino Marino Pagano con la sua opera “Chiara da Montefalco. Una monaca medievale con il cuore aperto al mondo”, edita da Fede e Cultura nel 2020. Segnaliamo tra l’altro che i vincitori del Premio vengono designati dalla vasta platea dei lettori e in questa edizione, la XVIII, sono pervenuti più di 120.000 voti.
Chiara da Montefalco è in primo luogo una biografia di Santa Chiara di Montefalco (1268- 1308), monaca agostiniana e mistica assai popolare in Umbria e nel Centro Italia, ma poco conosciuta nel resto d’Italia e da non confondersi con l’omonima seguace di San Francesco d’Assisi, fondatrice delle Clarisse.
Nella sua opera, che è divulgativa senza per questo venir meno al necessario rigore storiografico e filologico, Pagano ripercorre la vita di Chiara mettendone in risalto insieme la dimensione sociale e quella spirituale. La vita di Chiara si inserisce infatti nel solco del ramo femminile del monachesimo medievale, con la sua esperienza di ascetismo, di umiltà e solidarietà, di lotta all’eresia e di misticismo, che la proietta oltre la cultura del tempo, avvicinandola a figure di filosofe e mistiche del ‘900 come Simone Weil.
Scrive l’autore nella sua introduzione: «Conoscere le vite dei santi può essere un modo persino determinante per conoscere la grande “avventura” dei cristiani nella storia. Una storia che va al di là del pur incrollabile portato dottrinale o istituzionale di appartenenza per abbracciare l’umano, l’umano assetato di fede.»
Ma chi è Chiara da Montefalco?
Lasciamo ancora una volta la parola all’autore: «Una donna medievale, una mistica claustrale, che però riesce a produrre fede ma anche cultura, una particolare cultura. Una cultura anche sociale che la proietta decisamente oltre la grata. Ma non solo in un “santino”, piuttosto in un esempio vivo.»
Chiara di Montefalco, al pari di altre straordinarie figure femminili della cristianità medievale come Chiara d’Assisi, Christine de Pizan e Caterina da Siena, ebbe un ruolo di primo piano nella cultura del suo tempo. Già uno scrittore politico come Pierre Drieu La Rochelle, in quello straordinario saggio scritto nei primi mesi del 1940 che è Appunti per comprendere il secolo, aveva rivendicato al Medioevo, con particolare riferimento all’Europa carolingia dell’XI secolo, un equilibrio dell’anima e del corpo che sarebbe stato poi messo in crisi dalla modernità e travolto dall’industrialismo.
Non a torto è stato osservato che «quando si parla di Medioevo, la nostra mente è portata a collegare questo termine con un’epoca storica obiettivamente difficile e piena di eventi non particolarmente edificanti. Ma da anni la storiografia ufficiale ha rivalutato e non poco questo periodo, gettando nuova luce su centinaia di momenti nei quali il mondo occidentale ha indubbiamente espresso vette tra le più elevate della sua storia nel campo del pensiero e della spiritualità.» (Giuseppe Pica, Chiara da Montefalco, quando la santità è nel cuore, in l’Occidentale, 15 maggio 2020).
Con questo profilo storico-biografico Marino Pagano si inserisce a pieno titolo in quel filone della ricerca storiografica che ha fatto e fa giustizia di quel luogo comune che dipinge il Medioevo come i «secoli bui» della storia e che tuttora viene acriticamente propalato nei manuali scolastici.