L’esimio professor Ludomici sollevò perplesso gli occhi dal libro e guardò oltre la finestra dello studio. Un passerotto guardingo si era posato sul ramo del limone. Seguì per un po’ il suo prillare e tornò a concentrarsi sulle sue carte.
“Possibile? Possibile che un oscuro sacerdote del tempio di Marduk avesse scoperto la macchina a vapore secoli e secoli prima della rivoluzione industriale? Che avesse trovato il modo di imbrigliare l’energia per pompare acqua, macinare grano, muovere le pale… e tutto questo solo bruciando l’olio di pietra che trasudava in superficie in tanti luoghi della Mesopotamia? E poi. Perché non aveva divulgato questa scoperta e l’aveva consegnata ad un testo enigmatico, criptico, oscuro che lui solo, linguista di fama internazionale, grazie alla sua proverbiale pazienza certosina, aveva decifrato?”
Il professor Ludomici guardò ancora una volta fuori. Il passerotto non c’era più. Nel frattempo il cielo si era rannuvolato e minacciava di piovere…