Ma davvero la Destra non ama il vaccino? Me lo ha chiesto un amico che mi considera un esperto in materia, in materia di destra, non di vaccini, va da sé, e per non togliergli un’illusione vorrei qui cercare di dargli una risposta meno superficiale della domanda. Come già mise in evidenza Giuseppe Prezzolini più di settant’anni fa, non esiste infatti, in Italia e non solo, una destra, ma ne esistono tante, spesso e volentieri in competizione se non in contrasto fra loro: reazionaria, conservatrice, monarchica, repubblicana, tradizionalista, liberale, liberista, populista, tecnocratica, statalista, aristocratica, anarchica, fascista persino, per chi si ostina a confondere i termini
A seconda di come si declinino si avranno perciò posizioni diverse riguardo al rapporto con le istituzioni, alla difesa delle proprie libertà, al sistema sociale, a quello economico. Se volessimo comunque trovare al loro interno un filo conduttore, il realismo sarebbe quello che più le accomuna, la realtà com’è e non come dovrebbe o potrebbe essere, la storia e non l’utopia. In quest’ottica, mi sembra difficile che un uomo di destra, per quanto genericamente inteso, sia, per tornare a noi e ai nostri giorni, contro il vaccino: funziona, il resto sono tamponi nel migliore dei casi, retorica e demagogia nei peggiori.
Il passaggio successivo è più complicato perché non riguarda l’utilizzo del vaccino in sé, ma ciò che gli gira intorno e che ha a che fare con la vita di una comunità. Qui la Destra genericamente intesa si confonde, visto che al suo interno convivono, per fare solo due esempi, quelli che dello Stato farebbero volentieri a meno e quelli che ritengono che solo uno Stato degno di questo nome possa far funzionare una nazione.
Anche qui il fil rouge non è semplice, ma lo si potrebbe cogliere nel concetto di privato, ovvero la difesa di una sfera intima e individuale che è anche un diritto, il fastidio verso chi da fuori vorrebbe importi delle regole di comportamento. Proprio perché non confonde il pubblico con il privato, il nostro generico uomo di destra, vuole, in parole povere, essere signore in casa propria. Questo spiega perché a destra si possa essere a favore dei vaccini e allo stesso tempo contrari a ogni misura che suoni come una imposizione e/o una vessazione.
Torniamo per un momento al realismo. In quanto di destra, il realista sa che la scienza non è una fede, ma un’empiria. Fatica, e giustamente, a usare per il medico il termine ambiguamente onnipotente di scienziato, non partecipa al progressismo gioioso e a volte ebete con cui si esalta qualsiasi novità in campo medico-farmacologico. Proprio perché è realista è altresì sconcertato dalla scarsa chiarezza con cui la politica nonché la scienza affrontano il problema, ovvero la pandemia. Appena ieri il suo presidente del Consiglio gli ha fatto sapere che si andrà verso la vaccinazione obbligatoria quando gli enti preposti avranno definitivamente certificato la, come dire, «sanità del vaccino». In sostanza, per mesi si è dibattuto su un qualcosa che di fatto non stava in piedi né costituzionalmente né scientificamente.
È tutto questo a rendere il nostro generico uomo di destra diffidente. Il realismo si porta dietro una certa dose di cinismo, ovvero di sano scetticismo. Non c’è spazio per le «anime belle», non ci si illude sui «domani che cantano», si sorride quando si sente dire che «la povertà è stata abolita» Applicato alla politica, e nel nostro caso alla politica corrente come alla politica politicante, questo realismo ha il rigetto per le battaglie di principio, di solito specchietti per le allodole ideologici nel loro evitare di illuminare la «realtà effettuale delle cose» per dirla con Machiavelli. Per dirla in altro modo, non è un’eventuale dittatura sanitaria in sé a preoccuparlo, ma il suo più che possibile fallimento rispetto al problema che dovrebbe risolvere.
Ricapitolando. Sì ai vaccini, evitando però le troppe chiacchiere e gli ancor più troppi distintivi. Sì a sistemi di controllo (green pass e simili) purché riguardino la comunità nel suo insieme e purché si accompagnino a una capacità dello Stato di renderli veramente efficaci (sanificazione dei mezzi pubblici e loro aumento, rafforzamento delle strutture sanitarie, eccetera) e purché il tutto venga considerato un mezzo e non un fine. Il nostro uomo di destra è un realista, ma non è uno stupido. (da Il Giornale)
Condivido la prima parte del ragionamento di Stenio Solinas riguardo ai vaccini, ma non la seconda parte riguardo al green pass, non riesco a capire come il senso della realtà (tipico dell’uomo di destra) giustifichi una misura che non ha nulla che vedere con l’efficacia sanitaria come il green pass, che è discriminatoria, complica inutilmente la vita della gente e punta a rendere l’uomo simile alla pecora…
Sospeso il giudizio sul vaccino (la scienza non è unanime, come mostra il caso del Premio Nobel per la medicina Luc Montagnier, contrarissimo, e il fatto che almeno cinquantamila operatori sanitari in Italia hanno rifiutato il vaccino), il provvedimento che impone lo sciagurato green pass è liberticida, criminale, subdolo. La sua estensione anche alle mamme che vogliono accompagnare i figli a scuola o parlare con i docenti è semplicemente miserabile. C’è una incompatibilità “ontologica” tra il green pass e l’essere di Destra.
Silente
D’accordo pienamente con Solinas.
Ma quale pecora, Sandro! Qui si tratta di uscire dalla pandemia senza strerili polemiche. L’uscita non è di destra, né di sinistra, la strumentalizzazione del Green-Pass sì…
Peccato che la Costituzione italiana sia stata strappata sin dall’inizio di questa pandemia, tra l’altro mai ufficialmente dichiarata da OMS (se avete il documento in cui ciò avviene chiedo scusa, ma dovete mostrarlo) a colpi di DPCM, basati su una norma che regolava la protezione civile in ambito climatico (dichiarati illegittimi da varie autorità giudiziarie con sentenza), ora con D.L. che non sono fonti normative primarie e, comunque, eventualmente approvati con colpi di fiducia dando origine ad abomini costituzionali.
Il passaporto in un’Europa che ha abolito i passaporti.
Mah!
Abbiamo avuto almeno 131.000 morti. Non facciamo i legulei, gli azzeccagarbugli, i difensori della libertà. Bum! Quando ne usciremo, tra esiti ed errori, si vedrà, come in tutti gli altri Paesi del mondo, ma adesso basta sterili polemiche… Non facciamo i polli di Renzo Tramaglino…Che siano stati DPCM o DL o altro diventa ben secondario…Qualcuno doveva pur decidere, o rimediare a precedenti e maggiori errori, non filosofeggiare come nella Magna Grecia… Io, dove vivo, sto aspettando la terza Pfizer e qui nessuno fa il casino che leggo dell’Italia e delle sue litigiose genti…
La scienza non è mai unanime e mai lo è stata. Ma tra un ‘vaccino’ ed un’orazione a Padre Pio io, vecchio uomo di destra, scelgo il primo, pur con i suoi limiti…