Max Verstappen, nettamente il migliore, ha dominato con modalità “da Red Bull Ring”, senza grandi patemi d’animo, controllando nei momenti più delicati e facendo la voce grossa già dal sabato con la pole position, in questo caso realmente fondamentale visto un circuito dalla carreggiata particolarmente stretta.
L’olandese ha mandato in visibilio i suoi numerosissimi tifosi, legittimando il nuovo primato nella classifica iridata e marcando un’interessante doppietta Belgio-Olanda, che ribalta un’estate che si era aperta con il successo in Francia, i domini in terra austriaca ma che era stata magra tra Gran Bretagna e Ungheria.
Una vittoria importante, ottenuta anche grazie al perfetto tempismo del muretto nella scelte tattiche.
Gli errori del box Mercedes
La Mercedes ha ormai da tempo perduto il primato delle ultime due stagioni, in Olanda era inferiore agli avversari anglo-austriaci ma a Stoccarda possono lo stesso mangiarsi le mani, in quanto non sono riusciti a sopperire a queste manchevolezze con la tattica di gara, vanificando anzi la possibilità di giocare con due “punte” contro una, viste le disavventure di Perez, come pure la possibilità di sfruttare quel set in più di medie, a fronte della scelta obbligata di Verstappen, a cui erano rimaste soltanto le dure (nuove) per affrontare il secondo stint.
Le scelte su Hamilton, con riferimento alla finestra del secondo pit stop, sono apparse sconclusionate, incomprensibili, senza tempismo, e rispetto a queste la Red Bull ha saputo difendersi senza fatiche: Hamilton, apparso comprensibilmente nervoso, non è stato per nulla aiutato a recuperare sul miglior binomio pilota-vettura del lotto (Verstappen-RB16B), venendo paradossalmente danneggiato.
Tutt’al più, il tentativo di undercut avrebbe avuto molto più senso verso il giro 35 o 36, quando il distacco di Hamilton dalla vetta era di 1”8, rispetto alla fermata effettiva, al giro 39, con un distacco risalito a 3”5 e che avrebbe rimesso in pista l’inglese nel traffico, impossibilitato a sfruttare in suo favore le differenze di mescola.
Non è la prima volta che il muretto o i meccanici tedeschi (si veda Bottas a Monaco) commettono delle scelte poco oculate che tarpano le ali ai loro alfieri, i quali poi, nota a margine, nel finale sono stati protagonisti della diatriba per il giro più veloce, diatriba imbarazzante giacché dopo che era stato deciso di montare delle gomme nuove a Bottas, quando i rischi di perdere il terzo gradino del podio erano prossimi allo zero, comunicargli dal muretto di non spingere per non cancellare il giro più veloce del compagno Hamilton non ha certamente aiutato l’ambiente, né l’immagine della gestione sportiva: è vero che il finlandese partiva già praticamente con due piedi fuori dal team ma, anche in vista di un finale che si preannuncia caldissimo, una gestione maggiormente oculata delle situazioni che emergono con l’evoluzione della gara, è la base minima che la Mercedes deve avere per concorrere contro questa Red Bull, che continua a dimostrarsi la più veloce del lotto, dubbi su Perez a parte.
Il messicano raggiunge la sufficienza soltanto grazie alla buona risalita in gara, dopo esser partito dalla corsia dei box, in seguito alla sostituzione di tutti gli elementi della Power Unit, per quanto sinceramente avesse grandemente deluso al sabato con la 16° piazza: nonostante la “zavorra” iniziale, gravato poi da una prima sosta molto anticipata a causa di uno spiattellamento nelle fasi iniziali, Checo ha comunque animato il Gran Premio, rimontando a suon di sorpassi (bellissimo il corpo a corpo con Norris) e racimolando alla fine i 4 punti dell’ottavo posto.
Aspettando la Ferrari
Le Ferrari hanno navigato a vista, al di là di un venerdì abbastanza positivo, tornando dall’Olanda con un quinto e un settimo posto (addirittura voci di corridoio dicevano che in Ferrari si fosse puntato più sull’assetto da qualifica), ottenuti mediante la scelta di una tattica piuttosto conservativa che puntava sulla sosta unica, correlata dal secondo stint da percorrersi con le gomme dure, “per evitare un altro Paul Ricard” (così almeno secondo il Team Principal Mattia Binotto): e invece, se da una parte Sainz (7°) ha dovuto lottare con la scivolosità della vettura, venendo sopravanzato nel finale da Alonso, Leclerc non ha minimamente impensierito Gasly che, scattato quarto con la sua AlphaTauri, ha mantenuto autorevolmente tale posizione, regalando alla squadra di Faenza un grandissimo risultato.
L’unica nota positiva per Maranello, o per meglio dire negativa per gli avversari diretti, è che a Woking la McLaren torna dai Paesi Bassi con un solo punto, frutto della parziale e sofferta risalita di Norris dalla 13° alla 10° piazza, arrivando invece Ricciardo 11°, sebbene l’australiano avesse raggiunto la Q3 al sabato.
Ora però arriva Monza, “il Tempio della Velocità”, dove tra l’altro ci sarà una celebrazione per dedicare la mitica curva Parabolica all’indimenticabile Michele Alboreto (alfiere Ferrari tra il 1984 e il 1988, vicecampione del Mondo nell’85), a vent’anni dalla sua dipartita, avvenuta sul circuito del Lausitzring durante un test con l’Audi R8 Sport in preparazione della 24 Ore Le Mans 2001; un reale motivo in più per cercare un risultato di prestigio che ridia brio e ulteriori motivazioni nell’affrontare le ultime tappe di questo 2021.
Qui Radio mercato
Non si è fermato, come prevedibile, neanche il mercato; d’altronde il ritiro di Kimi Raikkonen non poteva che tradursi nel più classico degli effetti domino, fungendo da preambolo alle conferme di rumori da tempo nell’aria: Valtteri Bottas passerà in Sauber Alfa Romeo nel 2022, avendo firmato un accordo pluriennale.
Non vivrà dunque più quella precarietà che caratterizzava le annate in Mercedes, visti i contratti annuali rinnovati volta per volta: in Williams tra il 2013 e il 2016 (tante buone prestazioni e diversi podi), Bottas era arrivato a Brackley nel 2017, voluto fortemente per evitare il ripetersi delle frizioni che avevano caratterizzato il rapporto tra Rosberg e Hamilton; il finlandese, al di là di qualche affermazione personal (fin qui nove vittorie e ventuno partenze al palo), ha dovuto convivere con una compagno di scuderia particolarmente ingombrante e dunque, dalla stagione ventura, sgravato di questo peso, per quanto in una scuderia di seconda fascia, chissà che non torni ad avere un ruolo di primo piano, ritagliandosi uno spazio tutto suo e aiutando gli elvetici a risalire viste le ultime annate non proprio esaltanti.
Intanto, l’AlphaTauri ha confermato per il 2022 la coppia Gasly/Tsunoda (similmente avevano fatto l’Alpine con Alonso e la Red Bull con Perez) ma soprattutto, non appena ufficializzato Bottas, è arrivata l’ufficializzazione più attesa, quella del passaggio l’anno prossimo (sempre con un accordo pluriennale) di George Russell in Mercedes, a fianco di Hamilton.
Il classe 1998 aveva già sostituito Hamilton lo scorso anno, nel Gran Premio di Sakhir, giocandosi il successo e venendone estromesso solamente per una foratura, mettendo in mostra le grandi qualità di cui dispone, a partire dal giro secco, mentre nel recente e contestato Gran Premio del Belgio ha ottenuto il primo podio per sé, podio sul quale la Williams non saliva da oltre quattro anni.
Sarà una grande sfida anche per Hamilton, ritrovandosi con un compagno di squadra di ben tredici anni più giovane; uno stimolo in più, nella cornice del cambio di regolamento che dal 2022 porterà in pista delle vetture nate da una “nuova filosofia” e che potrebbe vedere i valori in campo rimescolati.
Il sedile di Russell in Williams sarà di Alexander Albon, che tornerà in Formula 1 nel 2022 dopo una stagione di stop, chiamato a rilanciarsi dopo la tribolata annata e mezza di fianco a Max Verstappen, non certo il più generoso dei compagni di garage.