A venti giorni dal voto, un nuovo sondaggio Forsa assesta un altro colpo al cattivo umore dei conservatori tedeschi, con l’Unione di Armin Laschet che scivola sotto la soglia del 20, al 19% dei consensi. I socialdemocratici di Olaf Scholz sono dati invece al 25%, con sei punti di vantaggio. I Verdi di Annalena Baerbock sono al 17%. Fra gli altri partiti, i liberali registrano un 13%, l’ultradestra di Afd l’11 e la sinistra della Linke il 6%.
Il soccorso Merkel
Angela Merkel è intervenuta nel Bundestag per sostenere la corsa del suo partito: “Queste elezioni sono importanti perché cadono in un periodo di grandi crisi e perché decideranno la direzione che prenderà il Paese. O la Germania sarà governata da una coalizione guidata dall’Spd in cui sarà compresa anche la Linke, oppure vi sarà un esecutivo guidato da Armin Laschet e dalla Cdu/Csu”.
Poi ha ribadito di fronte alle contestazioni da parte dei gruppi rivali: “Sto da 30 anni al Bundestag, che e’ il cuore della democrazia: dove, se non qui, devono essere discussi questi temi?”.
Il peggio sta per arrivare…
La Germania post-bellica ha avuto due giganti: Adenauer e Kohl, entrambi cattolici e conservatori. Ma anche Strauss nella Csu bavarese è stato un grande politico: memorabile la sua affermazione che gli ambientalisti sono come i pomodori: nascono verdi ma poi diventano rossi. Devo ammettere che la Germania ha avuto anche socialdemocratici onesti, come Schmidt, che avevano ancora il senso della Patria, a differenza di un Brandt, e ci aiutò nei difficili anni Settanta. La Merkel tradì l’uomo cui doveva tutto, lei ragazza venuta dall’Est, facendolo fuori per una banale questione di fondi neri, e ha contribuito alla crisi di un grande partito, accogliendo un numero troppo alto di migranti e contribuendo così alla nascita di un’ultradestra i cui voti sono destinati, come quelli del Msi nella prima Repubblica, a rimanere “in frigorifero”.
Il suo successore sarà anche inadeguato, ma raccoglie quello che lei ha seminato. Pomodori compresi.
Fu però il socialdemocratico Schroeder a rendere possibile lo ius soli. La Merkel non ha, però, fatto nulla per l’identità nazionale nazionale tedesca, profondamente diversa rispetto alle altre nazioni. La Germania non aveva veri e propri miti fondativi, al di là di Sedan e della fondazione dell’Impero di Bismarck. Nessuna presa della Bastiglia e Rivoluzione come in Francia, o in Russia, nessuna guerra d’indipendenza come negli Stati Uniti, o Italia, nessuna tradizione parlamentare, coloniale, imperiale come in Inghilterra. In Germania è stato ossessivo il ricordo delle sconfitte nelle guerre mondiali e dei crimini del Nazismo. Nessun paese si è sottoposto ad una elaborazione della propria storia rendendola moralmente vergognosa come la Germania. L’identità nazionale tedesca, nel dopoguerra, si è definita come una ‘teologia negativa’, è stato scritto, come presa di distanza dal nazismo che, ingigantito ben oltre i 12 anni al governo, ha rappresentato un cesura storica fondamentale della storia tedesca. La Signora Merkel non solo l’ha accettata, ma l’ha approfondita, più da brava orfana comunista che da erede di Adenauer e Kohl.