Con la Formula 1 in pausa, l’attenzione degli appassionati e degli addetti ai lavori è tutta proiettata sulla seconda parte della stagione, inaugurata dalla tripletta mozzafiato Spa, Zandvoort (il Gran Premio d’Olanda torna in calendario dopo trentasei anni di assenza; ultima edizione, quella del 1985) e Monza; ufficializzata intanto la cancellazione del Gran Premio del Giappone a Suzuka, il silenzio dei motori è dunque la giusta occasione per tirare le somme rispetto ai primi undici GP dell’anno.
Qui Mercedes
La Mercedes, lo si è ripetuto allo sfinimento, non è più la corrazzata degli ultimi due anni, non gode più di quel dominio tecnico e sta affrontando quella che per lei potrebbe essere la stagione più complessa dal biennio 2017-2018, stagioni nelle quali Vettel e la Ferrari avevano messo seriamente in difficoltà la scuderia di Stoccarda; ebbene, la commistione tra una Mercedes in parte ridimensionata e la RB16B (per lunghi tratti la migliore vettura del lotto), che può contare su motori Honda finalmente performanti, valorizzata dalla maturità ormai pienamente raggiunta dal suo alfiere Max Verstappen, ha reso il 2021 incredibilmente frizzante, legittimandolo fino a confronti “ruota a ruota” non scevri di colpi al limite del proibito (Silverstone docet).
Casa Red Bull
La Red Bull, anche grazie ai propri strateghi, tra Monaco e la duplice gara in terra austriaca, ha alzato grandemente l’asticella, sembrando in alcune situazioni quasi poter dare una spallata tanto decisiva, quanto prematura al mondiale: e così, di fronte ai monologhi di Verstappen tenuti nel Principato di Monaco e in Stiria/Austria (e anche a Baku, dove il 33, presa la testa mediante la tattica, senza l’esplosione dello pneumatico posteriore sinistro avrebbe vinto in solitaria, approfittandone comunque il compagno di box Sergio Perez), come pure alla sapiente condotta mantenuta in Francia, la scuderia Anglo-Austriaca aveva dato l’impressione di essere prossima al più importante degli strappi ma nelle ultime gare, controverse e spettacolari, Hamilton ha recuperato lo svantaggio, aggrappandosi all’esperienza e alla malizia, assestando un gran colpo a Silverstone, per poi guadagnarsi la seconda posizione in Ungheria, nonostante gli errori del muretto.
Che aria tira a Maranello
La Ferrari dal canto suo continua la risalita, in piena lotta con la McLaren per la terza piazza tra i costruttori (al momento entrambe le scuderie hanno messo in cascina 163 punti).
La Scuderia di Maranello chiude la prima parte del 2021 con due seconde piazze, un terzo posto e due partenze al palo (col rammarico di Monaco), mentre si guarda con ottimismo al futuro; in effetti, un nuovo motore aggiornato, più potente, dovrebbe esordire proprio a Monza: una notizia molto importante questa, anche in previsione 2022, giacché al cospetto delle nuove regole aereodinamiche, di fatto la componente motoristica sarò l’unica a caratterizzarsi per una sostanziale continuità con gli attuali progetti.
Alphatauri ci crede
Delle altre scuderie, ovviamente degne di nota le prestazioni dell’AlphaTauri, habitué della zona punti con la ciliegina sulla torta del podio di Gasly a Baku, come quelle dell’Alpine-Renault: la squadra transalpina, con il fine settimana ungherese, quello del successo di Ocon anche grazie alla prestazione incredibile di Alonso, ha valorizzato un’annata che era partita sì con alcuni cambiamenti cardine nell’organigramma (in primis con la nomina a racing director di Davide Brivio, che già aveva riportato all’iride in MotoGP la Suzuki; giova inoltre ricordare che il presidente e amministratore delegato della Renault è un altro italiano, Luca de Meo) ma senza alcuna velleità di vittoria; e invece, il gioiello magiaro di Ocon ha ridato lustro al gruppo Renault, offrendo nuove sicurezze, altresì certamente dal punto di vista finanziario.
L’incostanza di Aston Martin
Rimandata invece l’Aston Martin, ancora troppo incostante, evidentemente svantaggiata dalla diminuzione di carico aereodinamico rispetto al recente passato, conseguenza diretta dei nuovi regolamenti: al di là della piazza d’onore in Azerbaijan, oltreché di quella arrivata nell’ultimo Gran Premio poi cancellata dalla squalifica (entrambe con Vettel), la sensazione è quella che per poter offrire un giudizio maggiormente completo, si debbano aspettare le piste veloci, quelle in cui storicamente la scuderia (almeno nelle precedenti gestioni, ad esempio ai tempi della Force India) ha sempre offerto prestazioni di altissima qualità.
Williams e Alfa non restano a guardare
Chiamata a dare una certa continuità fin verso le ultime tappe, in particolare sulla base degli incredibili progressi sul giro secco, è la Williams: tornata a punti (addirittura con entrambe le vetture) a Budapest, dopo un’assenza di due anni dalla Top 10, c’è da capire se si sia trattato di un exploit, o magari di un primo gradino verso una rinascita che in quel di Grove attendono da fin troppo tempo, così come una decisa sterzata si attende dall’Alfa-Sauber e dalla Haas, fanalini di coda (per quanto su basi e presupposti diametralmente opposti; l’Alfa-Sauber ha comunque in cascina tre punti, figli di altrettante decime posizioni conquistate, rispettivamente, a Monaco, Baku e Budapest) ma che dispongono di tutte le possibilità per rialzare la testa.